Estero

Israele libera 2 ostaggi. Hamas: ‘Tre rapiti uccisi nei raid’

Netanyahu parla di successo dopo un blitz a Rafah. I palestinesi: ‘Cento morti per gli attacchi dei soldati di Tel Aviv’

Uno degli ostaggi dopo la liberazione
(Keystone)
12 febbraio 2024
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‘I diamanti sono in mano nostra’. È il messaggio in codice che ha segnato la fine del blitz con cui l’esercito israeliano ha liberato la notte scorsa due ostaggi di Hamas a Rafah, nel sud della Striscia. Dopo 129 giorni, Fernando Simon Marman – 61 anni, l’ultimo compleanno passato in prigionia – e Louis Har (70), entrambi anche con passaporto argentino, sono tornati in libertà.

La dinamica

Erano stati rapiti lo scorso 7 ottobre nel kibbutz Nir Yitzhak, che dista poco più di tre chilometri e mezzo da Rafah, roccaforte di Hamas a ridosso dell’Egitto dove l’esercito si appresta a lanciare una problematica operazione di terra visto che lì sono sfollati centinaia di migliaia di palestinesi. Hamas – che non ha fatto cenno alla liberazione dei due ostaggi – ha sostenuto che l’operazione israeliana nella città ha provocato “circa 100 morti” con attacchi che hanno colpito “14 case e tre moschee in diverse zone di Rafah”. Mentre il premier Benyamin Netanyahu – che ha assistito nel centro di comando dell’esercito alle varie fasi della liberazione – ha sottolineato che “solo una costante pressione militare porterà al rilascio di tutti i nostri ostaggi”.


Keystone
Le foto degli ostaggi ancora in mano ad Hamas

L’operazione – compiuta dalle unità di élite dell’Idf, della polizia e dello Shin Bet – è scattata alle 01.49 (le 00.49 di lunedì in Svizzera) con un intenso bombardamento della zona a protezione delle truppe già vicine all’edificio in cui erano trattenuti i due ostaggi. Marman e Har, come hanno raccontato loro stessi, erano “in una casa di famiglia” al secondo piano dell’edificio nel centro città. I soldati – secondo la ricostruzione fornita dall’esercito – hanno prima neutralizzato i miliziani armati di guardia al palazzo, e gli altri in quelli attigui, e poi i tre che guardavano a vista i due ostaggi nell’appartamento.

Un video che appare sui social mostra i due ostaggi accanto a Gabriela Leimberg e Clara Marman. La seconda è la sorella di Fernando e compagna di Louis Har: entrambe furono rapite il 7 ottobre scorso e tutte e due sono state rimesse in libertà nello scambio con Hamas dello scorso novembre. Insieme a Gabriela Leimberg fu rilasciata anche la figlia Mia.

Netanyahu, che aveva dato il via libera all'azione nei giorni scorsi, ha definito il blitz “una delle operazioni di salvataggio di maggior successo nella storia di Israele”. Per il ministro della Difesa Yoav Gallant, l’operazione ha rappresentato “un punto di svolta nella campagna contro l’organizzazione terroristica di Hamas che è vulnerabile e penetrabile”.

Opposizione internazionale

Mentre si fa più forte l’opposizione internazionale all’annunciata operazione via terra israeliana a Rafah (l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani Volker Türk ha definito “terrificante” la prospettiva di un’offensiva dove centinaia di migliaia di palestinesi sono rifugiati), il Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere di essere convinto che un accordo tra Israele e Hamas sugli ostaggi resti “possibile” e avrebbe “enormi” vantaggi. Washington, ha precisato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, non sostiene “un cessate il fuoco generale a Gaza. Vogliamo che la guerra finisca ma quello che serve ora è una tregua umanitaria”.


Keystone
Distruzione a Rafah

Al 129esimo giorno di conflitto, l’esercito sta aumentando sempre più sia la pressione su Khan Yunis sia su Rafah, dove si susseguono i raid aerei. Le Brigate Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato su Telegram che tre degli otto ostaggi feriti ieri sono morti a causa dei raid dell’Idf. Ma in Israele al momento non c’è conferma.

Le parole di Biden

La pazienza di Joe Biden sembra intanto essere arrivata al limite. Israele sta uccidendo troppi civili a Gaza e dopo aver definito appena pochi giorni fa “over the top”, eccessiva, la risposta di Benyamin Netanyahu al massacro di Hamas del 7 ottobre, il presidente americano ora appare furioso proprio con il primo ministro israeliano, tanto da riferirsi a lui con epiteti poco lusinghieri, se non addirittura insulti. A oltre quattro mesi dall’inizio del conflitto, nei confronti dello Stato ebraico e della sua operazione militare si alzano i toni anche in Europa, a partire dalla Gran Bretagna e dall’Ue, dove crescono anche gli interrogativi sull’invio di armi a quell’esercito che ha ora nel mirino pure l’ultimo lembo della Striscia rimasto agli sfollati in fuga. Secondo indiscrezioni di Nbc News, quando Biden parla di Netanyahu ai suoi collaboratori si riferisce a lui come a “quel ragazzo”, se non addirittura a “uno stronzo”, come sarebbe avvenuto in tre recenti occasioni.

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