medio oriente

Israele, i parenti degli ostaggi irrompono alla Knesset

Assedio a Khan Yunis. In serata Tel Aviv propone due mesi di pausa in cambio dei rapiti

Un manifestante che chiede la liberazione degli ostaggi
(Keystone)
22 gennaio 2024
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Dalle strade di Israele la protesta delle famiglie degli ostaggi è arrivata fin dentro il Parlamento con la richiesta al governo di Benyamin Netanyahu di fare di più "per riportare a casa i rapiti prima che sia troppo tardi". Un gruppo di parenti, senza che i commessi riuscissero a trattenerli, ha fatto irruzione durante la seduta della commissione Finanze della Knesset interrompendone i lavori. Urla, invettive, minacce, braccia tese in alto con i cartelli con le foto dei loro cari. Un clima di forte tensione emotiva che ha paralizzato i deputati della commissione e portato alla sospensione della seduta: immagini che hanno fatto il giro del mondo.

La sorte degli oltre 130 ostaggi ancora in mano ad Hamas a Gaza continua a spaccare il Paese. Netanyahu - che parallelamente all'irruzione alla Knesset ha incontrato una rappresentanza delle famiglie - ha annunciato che Israele ha "una proposta sugli ostaggi" ma di non "poter dire altro". "Contrariamente a quanto si sostiene - ha spiegato - non c'è una proposta sincera da parte di Hamas. Voglio dirlo nella maniera più esplicita. Anche perché ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore".


Keystone
Parenti degli ostaggi fuori dalla Knesset

La protesta

Fatto sta che i familiari degli ostaggi hanno montato le loro tende anche sotto la residenza del premier a Gerusalemme dopo le forti manifestazioni dei giorni scorsi a Cesarea, davanti alla casa privata di Netanyahu, e in piazza a Tel Aviv. Una protesta che si mischia sempre di più con le richieste di dimissioni del governo di destra e di nuove elezioni, senza contare l'isolamento che Israele sta subendo a livello internazionale con il rifiuto di Netanyahu della soluzione dei due Stati. La voce delle famiglie dei rapiti si alza sempre di più. E non è univoca: alcuni invocano una trattativa a ogni costo con Hamas pur di riavere indietro i propri cari mentre il tempo gioca inevitabilmente a sfavore; altri chiedono al governo posizioni ancora più dure. "È ragionevole - ha chiesto la parente di un rapito che è stata tra coloro che hanno fatto irruzione - che 260 camion di farina stanno entrando ora a Gaza e mio fratello non abbia nulla da mangiare?". "Non può andare avanti così - ha detto un'altra - e siamo venuti alla Knesset per chiedere che si alzino e facciano qualcosa. Nessuno ci metterà a tacere".

Nel rovente clima politico sugli ostaggi, i laburisti israeliani - detentori di 4 seggi su 120 in Parlamento - hanno provato, anche simbolicamente, a smuovere le acque presentando alla Knesset per la prima volta dall'avvio del conflitto una mozione di sfiducia nei confronti del governo di Netanyahu. Senza alcuna sorpresa, la mozione, approvata con 18 voti a favore e nessuno contrario, non ha tuttavia raggiunto il quorum di 61 voti su 120 che avrebbe portato alla caduta dell'esecutivo. Alla coalizione di maggioranza di destra è bastato uscire dall'aula al momento del voto per vanificare ogni possibilità di sfiducia concreta.


Keystone
Sangue sul volto di Netanyahu

La battaglia continua

A Gaza intanto l'esercito ha accerchiato il centro urbano di Khan Yunis, la roccaforte di Hamas nel sud della Striscia, compreso l'ospedale Nasser e il palazzo della Mezzaluna Rossa. L'operazione - che durerà diversi giorni - ha come obiettivo i centri di potere di Hamas nella zona e la brigata locale, una delle maggiori della fazione islamica, ha spiegato l'esercito. L'Idf ha ricordato che la città - la cui area allargata è densamente popolata - è quella del leader di Hamas Yahya Sinwar ma anche del capo delle brigate Qassam, l'ala militare del movimento, Mohammed Deif. "Da questa mattina nell'operazione - ha sostenuto ancora l'esercito - sono stati eliminati almeno 50 terroristi, tra cui un deputato di Hamas". Secondo la tv Kan e fonti dell'intelligence, l'ospedale Nasser della città - da cui di recente secondo l'Idf sono stati lanciati razzi verso Israele - è stato usato da Hamas a scopi militari e vi sarebbero stati custoditi decine di ostaggi. Khan Yunis è a un passo da Rafah, città a ridosso dell'Egitto da dove - secondo alcune fonti - i dirigenti di Hamas potrebbero fuggire nel Sinai egiziano, portando con sé anche gli ostaggi.

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