sudamerica

Giustizia per Jara, il Neruda della musica cilena

A pochi giorni dal cinquantenario del golpe e dall’omicidio del cantante condannati sette ex membri dell'esercito in pensione. Uno di loro si è suicidato

Il cantante cileno Victor Jara
(Keystone)
30 agosto 2023
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Victor Jara, il cantante trucidato dagli sgherri di Pinochet che, pur avendo avuto due funerali, per i cileni non è morto mai, ha avuto finalmente giustizia mentre a Santiago e dintorni si contano i giorni che mancano al cinquantesimo anniversario del golpe dell'11 settembre 1973 ai danni di Salvador Allende.

La Corte Suprema ha infatti condannato in via definitiva sette ex membri dell'esercito in pensione – ora tra i 73 e gli 85 anni – a pene tra gli 8 e i 25 anni di carcere per l’omicidio e il sequestro di uno degli artisti più amati dal popolo, voce capace di superare i confini nazionali per diventare un simbolo globale del cantautorato di protesta.

Un verdetto di fronte al quale l'ex brigadiere dell'esercito Hernan Chacon Soto, trovatosi a fare i conti con i fantasmi del passato, ha preferito togliersi la vita. Alla sbarra anche Raul Jofré Gonzalez, Edwin Dimter Bianchi, Nelson Haase Mazzei, Ernesto Bethke Wulf e Juan Jara Quintana.


Keystone
Il secondo funerale di Jara, nel 2009

Jara, nato in una famiglia contadina, aveva imparato ad amare la chitarra grazie alla madre, donna con sangue Mapuche che cantava e suonava ad ogni occasione, dai falò improvvisati alle feste rurali, dai matrimoni ai battesimi. Così il piccolo Victor si appassionò non solo alla chitarra, ma anche alle storie dei vinti e degli ultimi, di cui la sua famiglia faceva parte. Una volta nella capitale studia regia e recitazione: parallelamente entra nel gruppo folklorico Cuncumén, rimanendo folgorato da un altro totem della musica sudamericana, Violeta Parra.

Sicuramente un talento, sebbene tutt’altro che precoce, Jara scrive la sua prima canzone (“Paloma quiero contarte”) quando ha ormai quasi 30 anni. Da lì in poi non si ferma più, con titoli inequivocabili che sono un manifesto (e proprio “Manifiesto”, composta poco prima di morire, rimarrà una delle sue canzoni più celebri): “La canción del minero” (La canzone del minatore), “Plegaria a un labrador” (Preghiera a un contadino), “El derecho de vivir en paz” (Il diritto di vivere in pace”), “Vientos del pueblo” (Venti del popolo).

Militante del Partito comunista cileno, Jara diventa un sostenitore di Salvador Allende, che lo nomina ambasciatore culturale. In quegli anni Jara stringe amicizia con Neruda, di cui canta anche il “Poema 15”, dirigendo poi, nel 1971, la serata-omaggio per la vittoria del Nobel per la Letteratura. Meno di due anni dopo Jara, Neruda e Allende saranno tutti morti: Allende si suicidò quando capì che non c’era via di scampo dopo l’ingresso dei militari nel palazzo presidenziale; Neruda morì in circostanze misteriose e mai chiarite, sebbene fosse già malato da tempo.


Keystone
Un dipinto dedicato a Jara

A Jara toccò la fine più tragica, preso nei rastrellamenti insieme ad altre centinaia di studenti e accademici all'Università tecnica di Santiago, dove insegnava, all'indomani dell'attacco al palazzo della Moneda, fu portato nello stadio Nazionale. Portato nei famigerati spogliatoi fu privato di cibo e acqua e torturato: i golpisti gli maciullarono le mani e poi, per scherno, gli chiesero di suonare la chitarra. Lui, ormai agonizzante, compose un’ultima canzone “Somos cinco mil” – poi famosa anche con il titolo “Estadio Chile”, luogo in cui Jara trovò la morte – il cui manoscritto fu portato in salvo da un avvocato, Boris Navia.

Il 16 settembre (ma secondo alcuni il 23, lo stesso giorno in cui morì Neruda) il corpo di Jara fu trovato in mezzo ad altre centinaia di cadaveri e mostrato alla moglie Joan. Fu solo grazie alla rete clandestina di simpatizzanti socialisti che la donna riuscì a seppellire Jara in gran segreto in un cimitero. Per tutti gli anni del regime di Pinochet i suoi brani furono banditi e addirittura si cercò di distruggerne le matrici.

Le ultime parole della sua ultima canzone sono: “Quel che ho sentito e sento farà sbocciare il momento”. Quel momento è arrivato.

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