Estero

Vietato studiare per le afghane, anche all’estero

I talebani fermano all’aeroporto decine di ragazze invitate a Dubai che avevano ottenuto una borsa da uno sponsor miliardario degli Emirati

Situazione vieppiù insostenibile per le donne nel Paese governato dai fondamentalisti talebani
(Keystone)
28 agosto 2023
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Roma – Ormai non si tratta più neanche dell'ennesimo giro di vite ma piuttosto di una chiara forma di persecuzione: l'ultima prodezza dei talebani è stata impedire di lasciare il Paese a decine di ragazze afghane che volevano andare negli Emirati Arabi per studiare. Si tratta di ragazze che per poter frequentare l'Università di Dubai avevano ottenuto una borsa di studio da uno sponsor miliardario emiratino, Khalaf Ahmad al Habtoor, esponente dell'elite politica e finanziaria degli Emirati.

La borsa di studio, riferisce la Bbc, è stata ottenuta da un centinaio di ragazze afghane ma ad almeno 60 di loro è stato vietato di lasciare l'aeroporto di Kabul il mese scorso. "Dopo che i talebani hanno chiuso le università femminili, la mia unica speranza era ottenere una borsa di studio che mi aiutasse a studiare all'estero", ha raccontato Natkai, studentessa afghana di 20 anni il cui nome è stato cambiato per motivi di sicurezza. "Quando i funzionari talebani hanno visto i nostri biglietti e i nostri visti studenteschi, hanno detto che alle ragazze non è permesso lasciare l'Afghanistan con quei documenti".

Divieti su divieti

Da quando sono tornati al potere nel 2021, i talebani hanno imposto alle donne non solo il divieto di accedere all'istruzione superiore, ma anche di lavorare per le Ong e di accedere a molti spazi pubblici, compreso ad esempio, notizia di questi giorni, il Parco Nazionale Band-e-Amir, che era noto per aver impiegato le prime ranger donne del Paese. Ora alle donne non sarà nemmeno permesso di visitarlo.

E oltre al fatto che all'aperto devono indossare il burqa, in modo da rivelare solo gli occhi, i talebani nella provincia nord-occidentale di Herat hanno vietato alle donne anche di accedere ai ristoranti con giardini o spazi verdi, mentre dallo scorso novembre in tutto il Paese non possono più frequentare palestre e piscine. Il 24 dicembre scorso è stato inoltre annunciato che alle oltre 1.200 Ong nel Paese è proibito lavorare con le donne afghane, ad eccezione di quelle del settore sanitario, mentre dallo scorso aprile alle afghane viene proibito anche di lavorare per le agenzie delle Nazioni Unite, che con sempre crescenti difficoltà continuano a cercare di fornire assistenza umanitaria a circa 23 milioni di persone in tutto l'Afghanistan.

Suicidi in forte aumento

In questo quadro, non stupisce che negli ultimi due anni ci sia stato un aumento preoccupante del numero di donne che si sono tolte la vita o hanno tentato di farlo, secondo i dati raccolti privatamente dagli ospedali pubblici e dalle cliniche per la salute mentale in un terzo delle province del Paese. "Stiamo assistendo ad un momento in cui un numero crescente di donne e ragazze vedono la morte come preferibile alla vita, nelle circostanze attuali", ha affermato Alison Davidian, rappresentante nazionale di UN Women, l'entità delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne.

Ancora lo scorso giugno, l'inviata dell'Onu nel Paese, Rosa Otunbayeva, ha affermato che finché in Afghanistan resteranno in vigore le restrizioni contro le donne è "praticamente impossibile" per il governo talebano essere riconosciuto dalla comunità internazionale. Ma questo ormai ai sedicenti ‘studenti del Corano’ non sembra importare granché.

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