il vertice nato

Finisce l’era post Urss, nasce la Guerra Fredda 2.0

Il summit che certifica come i Paesi del Patto atlantico tornano a difendersi dalla Russia. Con un occhio a Pechino

La birra della Nato, in Finlandia
(Keystone)
12 luglio 2023
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Al vertice di Vilnius della Nato si chiude definitivamente la stagione post Urss che aveva inaugurato una stagione di dialogo con la Russia e d'intenso traffico commerciale a livello globale, tanto da spingere l'Europa - ma non gli Usa, impegnati nel ruolo di poliziotto del mondo - a incassare i dividendi della pace e tagliare le spese militari. Ecco, tutto finito.

L'Alleanza Atlantica nella capitale lituana ha approvato "piani moderni" per tornare al core-business: la difesa e la deterrenza. Principalmente contro la Russia. Ma anche con uno sguardo alla Cina. Se, infatti, dalla caduta del muro di Berlino in poi la Nato si era concentrata sulla "soluzione delle crisi" oltre i propri confini, investendo in "mobilità e agilità", il compito della protezione di "ogni centimetro di suolo alleato" richiede di tornare alle origini, modificando "le strutture di comando e controllo" e irrobustendo i contingenti secondo una logica "multidominio": aria, terra, mare, cyber e spazio.


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Il vertice Nato di Vilnius

Nulla è escluso

"Non possiamo escludere la possibilità di un attacco alla sovranità e all'integrità territoriale degli alleati", afferma il comunicato finale di Vilnius. Cosa cambia allora dal punto di vista pratico? Il Nuovo Modello Forze deciso a Madrid prevede la capacità di dislocare 300mila uomini entro 30 giorni (100mila entro soli 10 giorni): adesso si procederà con la messa a terra e nella capitale lituana sono stati approvati i piani regionali - nord, centro e sud - chiamati ad articolare lo schieramento di uomini e mezzi. Il focus cade ovviamente sul fianco orientale. Gli otto gruppi di battaglia saranno potenziati a livello di brigata (circa 5mila uomini) e alcuni di questi verranno dislocati in modo "permanente" (ad esempio in Lettonia e Lituania). Poi si lavorerà a "migliorare ulteriormente la prontezza, la preparazione e l'interoperabilità della difesa aerea e missilistica integrata della Nato", in primis a est.

I costi

Tutto ciò costa. Si torna così al 2% del Pil in spese militari "come soglia minima" - prima della caduta del muro nessuno sgarrava - con la consapevolezza che ora "è necessario investire di più e con urgenza per far fronte agli impegni assunti in qualità di alleati del Patto Atlantico". E per disporre delle capacità necessarie l'Alleanza "richiede un'industria della difesa forte e capace, con catene di approvvigionamento solide, compresa un'industria della difesa più forte in Europa".


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La bandiera russa sotto la sirenetta di Copenaghen

Non solo Russia

Ma come si diceva, non c'è la sola Russia. "Le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive della Repubblica Popolare Cinese sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori", dichiarano gli alleati. E sebbene la Nato si dica "aperta a un impegno costruttivo" con Pechino "per costruire una trasparenza reciproca", il Patto Atlantico è anche pronto a "difendere i nostri valori condivisi e l'ordine internazionale basato sulle regole, compresa la libertà di navigazione". "Continueremo ad esercitare regolarmente la capacità dell'Alleanza di rafforzare rapidamente qualsiasi alleato sia minacciato", dichiara il comunicato. "Stiamo adattando e razionalizzando i nostri processi decisionali e migliorando l'efficacia del nostro sistema di allerta e risposta". Perché il tempo della pace a tutti i costi è finito.

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