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Dopo le parole di Trump 20 nazioni verso il 2% del Pil

Al vertice di Bruxelles tra i Paesi dell’Alleanza, focus su Kiev e sul summit di Washington. Ma si conta anche di replicare all’ex presidente Usa

Una bandiera americana sventola a Bruxelles in un vertice Nato
(Keystone)
13 febbraio 2024
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Le bordate di Donald Trump continuano a terremotare la Nato, complice l'imminente ministeriale Difesa, che riunirà a Bruxelles i 31 alleati (più la Svezia) per una due-giorni d'incontri. I temi non mancano. Dal sostegno all'Ucraina, con una nuova riunione del formato di Ramstein, alla pianificazione del summit di Washington, che celebrerà i 75 anni dell'alleanza.

Rispondere al tycoon

La parola d'ordine al momento pare una sola: rispondere al tycoon. Il segretario generale allora darà un aggiornamento sulle spese militari dei vari Paesi, che certificherà l'impegno degli europei a fare di più per la loro stessa sicurezza. Circa due terzi dei 31 Paesi membri della Nato – assicurano fonti qualificate – sarebbero infatti "sulla buona strada" per raggiungere nel 2024 l'obiettivo del 2% del Pil in spese militari.

Un buon risultato se si considera che nel rapporto annuale del 2023 (sui dati del 2022) solo sei alleati potevano fregiarsi del titolo di contributori pieni, numero poi salito a undici nelle proiezioni parziali dello scorso luglio.


Keystone
Trump a un vertice Nato del 2018

Il ciclone Trump non fa ad ogni modo che rafforzare un trend già in essere: la consapevolezza dell'Europa di non poter più affidarsi agli Usa, in toto, per la propria sicurezza. Olanda, Germania e Polonia hanno ad esempio appena firmato un accordo per la messa a punto di un corridoio di trasporto rapido di uomini e mezzi dalle sponde del Mare del Nord al cuore del fianco orientale. Berlino, poi, alla ministeriale annuncerà che altri due Paesi – Grecia e Turchia – si uniranno alla coalizione Sky Shield, a guida tedesca, per la difesa aerea. "È un buon esempio di cooperazione europea nell'ottica dell'autonomia strategica", nota un diplomatico alleato.

Nuovo approccio

Nato e Ue, in quest'ottica, diventano sempre più complementari dato che il rafforzamento della difesa europea passa anche e soprattutto da un cambiamento qualitativo dell'industria bellica, sia che siano munizioni (da dare ad esempio all'Ucraina) sia che si parli di piattaforme più sofisticate, come jet di nuova generazione, carri armati, missili offensivi o difensivi. Il commissario Thierry Breton sta mettendo a punto una strategia industriale per la difesa che riassuma tutte le iniziative abbozzate sinora e non a caso ha incontrato Jens Stoltenberg alla vigilia della ministeriale. "È importante che gli europei investano per sé stessi e non per gli americani", spiega una fonte diplomatica della Nato. Anche in un'ottica di future contrattazioni con Trump nel caso in cui dovesse rientrare alla Casa Bianca. La valutazione politica che si fa in questi giorni è che, al contrario di quanto accaduto nel suo primo mandato, questa volta non ci sarà un ‘deep state’ in grado di controbilanciare il presidente né un partito repubblicano vagamente indipendente. L'Europa potrebbe dunque avere a che fare con un Trump al cubo e resta da capire se saprà decidere con rapidità, dotandosi degli strumenti necessari per creare il pilastro europeo della Nato. Che non nascerà dall'oggi al domani, naturalmente.

A corollario, giovedì si terrà un'altra riunione del Consiglio Nato-Ucraina in cui gli alleati saranno aggiornati sugli ultimi sviluppi sul campo. La guerra, sebbene l'attenzione delle opinioni pubbliche sia scemata, continua. E il 2024 potrebbe diventare l'anno chiave per vincerla.

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