Estero

Nuova scoppola elettorale Tory, allarme per Sunak

Si elinea una pesante sconfitta alle amministrative per il partito del premier. Il Labour punta su Downing Street, ma non riesce a sfondare.

I Tory del premier Sunak pagano scandali e divisioni interne
(Keystone)

Londra – I conservatori alla guida del governo britannico hanno subito una pesante sconfitta alle amministrative in Inghilterra, la nazione di gran lunga più popolata del Regno Unito, nel primo importante test elettorale da quando Rishi Sunak è diventato premier lo scorso ottobre.

Anche se non ci sono ancora i dati definitivi si delinea chiaramente lo smacco per la compagine Tory: ha perso oltre 780 seggi di consiglieri rispetto al voto precedente del 2019 dopo che sono stati scrutinati i tre quarti dei 230 municipi contesi, mentre i laburisti se ne sono aggiudicati in più 430. Per quanto riguarda i consigli locali, i conservatori ne devono cedere 38 e il partito di Keir Starmer ne aggiunge 17 a quelli già controllati. Il conteggio dei voti per gli oltre 8.000 seggi sarà completato solo in serata mentre la Gran Bretagna si prepara per l'incoronazione di re Carlo III in programma domani.

Nuovo risultato negativo per i Tory

Emerge in particolare la sconfitta dei Tory nelle roccheforti ‘brexiter’, come Plymouth nel sud-ovest dell'Inghilterra e Stoke-on-Trent nelle Midlands, e la riconquista laburista di alcuni municipi del cosiddetto ‘Red Wall’, che era stato espugnato da Boris Johson quando era primo ministro conservatore. Sunak, che ha ereditato un partito di maggioranza in drastico calo di consensi dopo la caduta rovinosa di BoJo e l'effimera quanto disastrosa parentesi di Liz Truss, ha ammesso che i risultati sono "deludenti" e affermato la necessità di ascoltare gli elettori.

Nonostante i suoi sforzi, la compagine Tory resta in crisi e paga scandali e divisioni interne, aggiungendo un nuovo risultato negativo alle sconfitte alle urne in diverse elezioni suppletive. Restano poi nel Paese i problemi di un'economia debole, il caro vita che si fa sentire su milioni di famiglie, il malcontento sociale espresso anche attraverso una stagione di scioperi per la vasta vertenza salariale non ancora conclusa.

Labour avanti, ma forse non abbastanza

Esulta invece il leader dell'opposizione: per Starmer il suo Labour è "sulla buona strada" per vincere le prossime elezioni politiche, in programma alla fine dell'anno prossimo, e così tornare a Downing Street dopo l'assenza da oltre un decennio. In base ai risultati odierni i laburisti hanno un vantaggio di nove punti percentuali sui conservatori a livello nazionale. Ma potrebbe non bastare per avere a Westminster una maggioranza assoluta, come ha affermato il guru britannico dei sondaggi, il professor John Curtice. Secondo una proiezione di Sky News, infatti, il Labour otterrebbe 298 seggi in Parlamento, e ne mancherebbero 28 per conquistare la maggioranza assoluta, contro i 238 dei Tory. Il partito d'opposizione quindi non riesce ad approfittare del tutto delle difficoltà dei Tory.

Intanto i libdem hanno battuto i conservatori nel consiglio di Windsor e Maidenhead, dove fra l'altro si trova il collegio della ex premier Tory, Theresa May, e hanno guadagnato più di 270 seggi locali e conquistato altri 7 consigli. "Risultati straordinari" per il leader Ed Davey, segnale di come il suo partito possa ambire nelle politiche ai seggi tradizionalmente controllati dai conservatori nel ‘Blue Wall’.

Ma chi ottiene di più in proporzione sono i Verdi, che conquistano altri 178 consiglieri e un municipio, raccogliendo i consensi dell'elettorato di sinistra deluso dalla svolta centrista e quasi blairiana di Starmer. Come ha spiegato Carla Denyer, leader del partito ambientalista, la natura "poco entusiasmante" dei laburisti, così come l'antipatia per i conservatori, hanno contribuito al successo dei Greens.

Di sicuro il premier Sunak dopo la festa nazionale per l'incoronazione di Carlo III deve cercare un nuovo rilancio dell'azione di governo se vuole sperare di giocarsela nella sfida elettorale delle politiche, determinante per il suo destino politico.

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