Estero

Long March alla fine si è... tuffato nel Pacifico

Il vettore del razzo cinese, la cui caduta era stata ventilata nell’Atlantico, ha terminato la sua corsa nell’area centro-meridionale dell’oceano

Sospiro di sollievo
(Keystone)
4 novembre 2022
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La caduta incontrollata dello stadio centrale del razzo cinese Long March, che il 31 ottobre aveva portato nello spazio il terzo modulo della stazione spaziale cinese, si è conclusa con un ‘tuffo’ nell’area centro-meridionale dell’Oceano Pacifico, alle 11,01 ora svizzera. Lo conferma con un tweet il Comando delle Forze armate degli Stati Uniti responsabile per lo Spazio.

Il rientro in atmosfera è avvenuto quindi in ritardo rispetto alla previsione del Centro operativo europeo per la sorveglianza e il monitoraggio dello spazio (Eu Sst), che aveva ristretto la finestra temporale tra le 9,19 e le 10,21 svizzere, ma anche molto lontano dall’area di atterraggio individuata inizialmente nell’Oceano Atlantico.

Era stata inoltre comunicata una ‘remota possibilità’ che la traiettoria del detrito spaziale potesse coinvolgere l’Italia: nella notte tra il 3 e il 4 novembre, la Protezione civile aveva infatti allertato Sardegna, Lazio, Molise, Puglia, Calabria. Lo stesso è accaduto in Spagna, dove questa mattina è stato addirittura chiuso lo spazio aereo, per il rischio associato al possibile passaggio del razzo cinese, con evidenti disagi per i passeggeri.

Come per i precedenti lanci degli altri moduli della stazione spaziale cinese, il razzo Long March 5B utilizzato non è in grado di riavviare i suoi motori per effettuare un rientro controllato nell’atmosfera terrestre e, con i suoi 30 metri di lunghezza e circa 20 tonnellate di peso, rappresenta uno dei detriti spaziali più grandi che sono caduti in modo incontrollato sulla Terra nel recente passato: i rientri dello Skylab statunitense nel 1979 e del Salyut 7 dell’Unione Sovietica nel 1991, rispettivamente di circa 77 e 40 tonnellate, sono gli unici detriti con massa più elevata.

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