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Covid, gli errori dietro l’emergenza indiana

Assembramenti nel Gange e corse all’ospedale, pire funerarie a perdita d’occhio e politici inerti: intervista a Rita Cenni, corrispondente dell’Ansa da Nuova Delhi

3 maggio 2021
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“In India, in pratica, non esiste un sistema sanitario. E la politica, per interesse e miopia, si è girata dall’altra parte. Questo è il risultato”. Mentre l’India finisce sulle prime pagine di tutto il mondo per la pandemia ormai fuori controllo, Rita Cenni, corrispondente dell’Ansa da Nuova Delhi, riassume così questi giorni folli di assembramenti nel Gange e corse all’ospedale con il fiato corto, di pire funerarie a perdita d’occhio e politici che cercano soluzioni d’emergenza a una situazione che ormai d’emergenza non dovrebbe essere: “Non passa giorno che non senta una persona che mi dica ‘ho il Covid’, ‘ce l’ha mia nonna’, ‘il vicino di casa è morto’. La situazione non è grave allo stesso modo dappertutto. Ricordiamo che l’India è enorme, praticamente un continente, ma a Delhi, sì, regna davvero il panico”, spiega Cenni.

I casi continuano a crescere esponenzialmente, a tal punto che le autorità sanitarie non riescono più a tenere il conto. “La gente sa che se si ammala di qualcos’altro non verrà curata perché i posti letto sono tutti per il Covid. Stanno arrivando le forniture di bombole d’ossigeno, ma gli ospedali sono senza da tempo. E c’è chi muore letteralmente in strada perché non riesce a respirare. Intanto il mercato nero delle bombole d’ossigeno è schizzato alle stelle. Idem per i farmaci che loro usano come il Remdesivir, le cui scorte sono finite”.

E sembra un paradosso nel Paese maggior produttore di farmaci al mondo. “Gli ospedali pubblici sono pochissimi e si trovano solo nelle grandi città. Nelle aree rurali dovrebbero esserci le cliniche per le prestazioni di base, ma i medici spesso non ci vanno, anche perché sono malpagati. Il governo destinava solo l’1,3% del Pil per la sanità (la metà delle spese militari). Hanno detto che l’avrebbero alzato al 13%, ma dati non ne sono più usciti, e quel che si vede è che non hanno fatto niente. Nelle grandi città ci sono diverse cliniche private in cui c’è anche molto turismo sanitario, si fanno check-up completi. Io stessa conosco persone che hanno fatto interventi anche delicati. Lì c’è tutto: competenza e attrezzature. Ma perfino queste supercliniche hanno dovuto alzare le braccia e arrendersi, dicendo ‘non abbiamo ossigeno’. Non ce l’hanno perché c’erano regole astruse, abolite nei giorni scorsi: un sistema di quote per cui l’ossigeno non poteva essere trasferito da uno Stato all’altro. Su questo sono corsi ai ripari e proclamato che installeranno nuovi impianti ma non sono cose che fai dall’oggi al domani”. L’ossigeno sta arrivando da Europa e Stati Uniti. “Aiuti che per un Paese così orgoglioso, soprattutto per l’attuale governo così nazionalista è un grande smacco”, continua Cenni

Altro paradosso: in India c’è il Serum Institute, il più grande produttore al mondo di vaccini. Hanno fatto un accordo con AstraZeneca, lì ribattezzato Covishield, ma l’hanno venduto all’estero e non ci sono scorte per tutti. “Si pensava di aver schivato lo tsunami a fine anno, tutti abbiamo parlato di immunità di gregge, età media bassa, immunizzazione molto più alta degli europei per via delle peggiori condizioni igieniche e della grande campagna di vaccinazione contro la Tbc che poteva aver rafforzato le difese bronchiali. E invece era tutto sbagliato. Già dall’autunno era un liberi tutti, hanno autorizzato grandi eventi religiosi, come il Kumbh Mela. Sono partiti perfino dall’Italia per andarci: andati sani, tornati malati”.

Durante questi riti religiosi si ammassano senza mascherina, in milioni. A questi si aggiungono i comizi elettorali, “Stati chiave governati da partiti dell’opposizione che il premier Modi cerca di scalzare, soprattutto nel Bengala Occidentale”. Manovra non riuscita: le elezioni di ieri non hanno modificato gli equilibri, con Kerala, Bengala Occidentale e Tamil Nadu sono rimasti all’opposizione mentre il partito di Modi è stato confermato alla guida dell’Assam. Ugualmente, si è assistito a “manifestazioni elettorali oceaniche, con 300-500mila persone. Lo stadio di cricket in Gujarat, intitolato a Modi, a marzo ha ospitato partite con oltre 100mila persone. Liberi tutti”. Ma liberi tutti davvero: senza mascherine né distanziamento.

“Ora il governo si è svegliato e ha detto ‘tenete le mascherine in casa’, ma è tardi. I media tradizionali stanno raccontando la verità, ma il potere continua a dire che c’è troppo pessimismo”. Così viene chiesto ai grandi social network di togliere i post sul Covid. Ne avranno cancellati appena una trentina su Twitter, ma il tentativo di censura c’è.

“Questo governo fa paura. Io ero già angosciata prima della gestione sciagurata del coronavirus. Perché loro sono straricchi e nonostante questa débâcle, gli indiani probabilmente lo voteranno di nuovo. È il potere del denaro. Il premier Modi ha come finanziatori questi milionari stratosferici che continuano a fare affari, perché tutti gli appalti del governo vanno poi a loro. Ha uno strapotere sui media, soprattutto sulla carta stampata, perché la pubblicità viene dallo Stato. E i giornali non vivono più di copie vendute o accessi a pagamento, ma di pubblicità”. Inoltre Modi ha accesso a tutta una serie di gruppi whatsapp che fanno disinformazione. Come se non bastasse, “arrestano chi dissente, ti sbattono in carcere e non ti tirano fuori per anni, usano come scusa un ‘act’ che è una specie di stato d’emergenza prolungato”, continua la giornalista.

Intanto Human Rights Watch e altre Ong mettono l’India in fondo alle loro classifiche: è al 144esimo posto per libertà di stampa. “Hanno fatto la guerra ad Amnesty International, che è dovuta andare via da alcune città e praticano violenza verso la minoranza musulmana che però appartiene al Paese. Da quando vivo in India vedo le cose peggiorare sempre”.

Eppure c’è una società civile molto attiva: “Gruppi ecologisti e per i diritti civili capaci di organizzare grandi manifestazioni, ma incapaci di coagularsi in un partito politico che possa fare una vera opposizione. E dall’altra parte un Congresso che ha fallito totalmente. Le elezioni locali di questi giorni avranno un peso, ma non eccessivo”. Intanto le prossime legislative sono lontane, nel 2024.

“Ora vogliono vaccinare tutti. Ma per chi muore oggi c’è poco da fare. Diciassette Stati distribuiranno i vaccini gratis, ma gli altri? Saranno costretti a pagare quei pochi euro per avere la loro dose? È un tutti contro tutti. Gli Stati dicono al governo che deve imporre alle aziende a un prezzo calmierato. Ma le aziende hanno già venduto al governo i vaccini. Alcuni dovranno pagare di tasca loro, altri no, le cliniche private invece devono pagare, insomma è un labirinto”.

Tutto ruota intorno alla figura del premier Narendra Modi, in carica dal 2014. “Lui e il suo delfino, il governatore dell’Uttar Pradesh, che si fa chiamare Yogi, sono figure che fanno paura. Affiliati a questa formazione neonazista - o che comunque appoggiava i nazisti, nata negli anni Trenta - che non è un partito ma è molto radicata nella società. Organizzano corsi di automotivazione, fanno ginnastica insieme. Ma sono gli stessi che vanno ad ammazzare la gente perché corre l’informazione che uno ha rubato un bambino, anche se non è vero. Sono tutti uomini non sposati che hanno fatto una sorta di voto di castità. Lo stesso Modi ha una moglie con cui si è sposato a 15-16 anni, uno di quei matrimoni combinati. Non ha mai divorziato, ma è come se lo fosse. Sono gruppi anti-femministi, che non vivono in famiglia”. Eppure Modi continua ad affascinare l’elettorato. “Per molti indiani che ancora non sono diventati classe media è sempre quello che da bambino vendeva il té alla stazione, il povero che ce l’ha fatta. Ora si tiene anche una lunghissima barba bianca con cui accentua l’aspetto da guru, ma è una finta mostruosa. Resta lo stesso che un anno fa riceveva Trump come se fosse un fratello”.

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