Confine

Mafia cinese e riciclaggio di denaro, coinvolto anche il Ticino

È quanto emerge da una vasta indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Arresto e perquisizioni anche in Svizzera

Confermata la saldatura tra la criminalità economica e la criminalità organizzata
(Ti-Press)
17 ottobre 2023
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Un arresto e numerose perquisizioni anche in Svizzera, in special modo in Ticino, oltre che in Spagna e in diverse province italiane nell'ambito di una vasta indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano, diretta da Alessandra Dolci, aggiunto della Procura del capoluogo lombardo. Una indagine che ha confermato una sempre più diffusa saldatura tra la criminalità economica e la criminalità organizzata e, soprattutto, il ruolo della mafia cinese radicata a Milano, con tentacoli anche in Ticino, nel riciclaggio di ingentissimi capitali provenienti dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti. “Sono i cinesi ad avere a disposizione le risorse finanziarie per garantire le attività dei narcotrafficanti: lo abbiamo accertato anche noi nel corso di nostre indagini, dalle quali erano emersi collegamenti con il Canton Ticino” commenta il colonnello Samuel Bolis, sino a poche settimane fa comandante del Nucleo di polizia finanziaria-economica della Guardia di Finanza di Como.

Indagini che sono confluite in inchieste coordinate dagli inquirenti milanesi. Dall'indagine delle ultime ore della Dda di Milano si è appreso che l'organizzazione sgominata dalle fiamme gialle della Gdf milanese in un anno ha trafficato dalla Spagna all'Italia oltre 30 tonnellate di hashish e marijuana. Droga pagata con i capitali messi a disposizione di una banca occulta gestita nel capoluogo lombardo da cinesi che effettuava anche un servizio di fatture false a favore di imprenditori lombardi operanti nei settori della plastica e dei metalli. Fatture false per oltre 42 milioni di euro.

Complessivamente 46 le ordinanze di custodia cautelare (33 in carcere e 13 agli arresti domiciliari) e 13 fermi per indiziati di delitti eseguite dall'alba di oggi, su mandato del Gip del Tribunale di Milano. I reati contestati sono associazione per delinquere per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, esercizio abusivo del credito e frode fiscale. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Monza, Varese, Mantova, Torino, Alessandria, Asti, Prato, Roma, Teramo, Catania, Salerno oltre che in Spagna e in Svizzera. Con l’ausilio di unità cinofile ‘cash dog’ e antidroga, sono state effettuate anche 96 perquisizioni su tutto il territorio italiano – e in Spagna e Svizzera – in abitazioni e aziende risultate nella disponibilità degli arrestati soggetti coinvolti.

Sono stati sequestrati 10 compendi aziendali, 52 immobili in Lombardia e altre regioni del Nord Italia, beni mobili e disponibilità finanziarie per 9 milioni di euro. Grande attenzione da parte degli investigatori alla banca occulta gestita a Milano da commercianti cinesi. La Dda lombarda ha fatto sapere che l'indagine si è focalizzata sulla ricostruzione delle modalità di pagamento utilizzate dai narcotrafficanti, i quali, per saldare gli acquisti delle partite di droga, si avvalevano di “servizi bancari” abusivi gestiti da cinesi, che fungevano da veri e propri “centri di raccolta” del denaro da trasferire in Spagna. Stando all'accusa i soldi dei narcotrafficanti, grazie alla banca occulta, diventavano fondi neri per le aziende che avevano bisogno di fatture false, utilizzate da imprenditori per lo più lombardi operanti nel settore dell’acciaio e della plastica, dediti a sistematiche frodi Iva con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (con bonifici all’estero verso Cina, Svizzera e Hong Kong). Nello schema fraudolento il pagamento di fatture per operazioni inesistenti è correlato alla successiva retrocessione dei relativi importi in denaro contante, senza essere tracciati dagli organismi antiriciclaggio. A conferma della saldatura tra la criminalità economica e la criminalità organizzata.

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