La recensione

Osi in Auditorio, la petite promenade du poète

Il Concerto di Bruch è un prodotto perfetto, spettacolare la ‘Carmen Suite’. Particolare il timbro del violino di Krylov

Giovedì primo febbraio scorso allo Stelio Molo
(OSI / D. Balleello)
2 febbraio 2024
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Aria di festa e un po’ di nostalgia per l’ultimo concerto in abbonamento di questa stagione all’Auditorio di Besso e applausi calorosi già quando i cinquanta professori della nostra piccola orchestra sinfonica sono entrati alla spicciolata sul palco dalle porte di fondo.

Il quarto Play&Conduct affidato al violinista Sergej Krylov è stato alquanto breve, settanta minuti di musica che hanno permesso una concessione generosa di bis. Erano in programma il Concerto per violino e orchestra n. 1 di Max Bruch (1838-1920), che è del 1868, seguito dalla ‘Carmen Suite’ su temi di Bizet per orchestra d’archi e percussioni di Rodion K. Sčedrin (*1932), che è del 1967.

Il Concerto di Bruch è un prodotto perfetto del suo secolo e fra il pubblico colto dell’Auditorio c’era sicuramente chi l’ha ascoltato con piacere. A me, veterano un po’impigrito delle sale da concerto, basterebbe forse riascoltare quelli di Mendelssohn e Brahms.

So che Krylov è figlio di un famoso liutaio e ho ascoltato con interesse il timbro particolare del suo violino, forse opera di suo padre. Devo ricordare la grande professionalità dell’orchestra, capace di essere guidata, ma anche di guidare il solista direttore. Non è potuto mancare un primo bis: un Bach per violino solo, che mi è sembrato un po’ fuori contesto.

Più spettacolare la ‘Carmen Suite’, che ha impiegato un’immensa percussione, comunque ben contenuta nel palco della sala, affidata a quattro percussionisti ospiti, sovrastati dal timpanista dell’orchestra e con Krylov costretto in posizione ieratica sul podio del direttore. Di nuovo grandi consensi del pubblico, ricambiati con la ripetizione di una delle tredici parti della Suite, dove la contrapposizione fra la trasparenza degli archi e i rintocchi o i fragori delle percussioni è divertente, ma anche un po’ inquietante, se pensiamo che ciò era forse il massimo di trasgressione concesso ai compositori nell’Unione Sovietica, mentre in Occidente c’erano le avanguardie di Darmstadt, la musica aleatoria di John Cage …

Penso con qualche angoscia e tanta meraviglia al dadaismo, nato a Zurigo negli in cui in Russia scoppiava la rivoluzione sovietica, quando il poeta vagabondo Dino Campana scriveva poesie come ‘La petite promenade du poète’: … e cammina e via cammina, già le case son più rade. Trovo l’erba, mi ci stendo a conciarmi come un cane: da lontano un ubriaco canta amore alle persiane.

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