laR+ Settimane musicali Ascona

Piemontesi: ‘È importante che il pubblico torni ai concerti’

Il direttore artistico traccia un parziale bilancio delle dieci edizioni: ‘Ho imparato moltissimo’. E dà uno sguardo alle 77esime e alle sue esibizioni

Il direttore artistico si esibirà questa sera 6 settembre, alle 20, in San Francesco a Locarno
(© Marco Borggreve)
6 settembre 2022
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‘È cominciato lo scorso 27 agosto e durerà fino all’8 ottobre, un appuntamento ormai storico per la musica classica nel Locarnese. Si tratta del festival Settimane Musicali Ascona, giunto alla sua 77esima edizione, la decima con il pianista Francesco Piemontesi come direttore artistico. Il musicista sarà inoltre protagonista di due eventi del festival il 6 settembre, alla Chiesa San Francesco di Locarno (alle 20), e il 16, alla Chiesa Collegio Papio di Ascona (alle 18). Lo abbiamo intervistato.

Questa è la sua decima edizione come direttore artistico. Com’è cambiato il festival dal 2013 a oggi?

Certamente sì. Sia a livello personale che a livello di festival. Abbiamo ampliato l’offerta del repertorio. Abbiamo approfondito molto di più la musica antica, la musica moderna e quella contemporanea. Inoltre, abbiamo introdotto alcune innovazioni e alcuni concetti come, ad esempio, quello del concerto all’aperto. Abbiamo anche seguito la direzione dell’integrazione del territorio, andando alla ricerca dei giovani. C’è stato qualcosa che si è mosso in questa direzione, qualcosa che ha fatto piacere a tutti. Personalmente, sono stati molto belli questi ultimi anni perché ho imparato moltissime cose. Ho cominciato a gestire le Settimane Musicali avendo pochissime conoscenze su come funzionasse il mondo concertistico per tutto quello che non riguardasse l’esibizione sul palco. Conoscevo molto bene quella realtà, ma non conoscevo i meccanismi che vi stavano dietro. Ho potuto dunque imparare a gestire il tutto e la cosa mi ha segnato molto, anche quando torno sul palco in qualità di pianista.

Le sfide da superare?

Ci sono stati momenti difficili negli ultimi anni, legati al Covid e ora legati anche alla guerra. Per noi i musicisti russi erano fondamentali, dunque abbiamo dovuto trovare delle soluzioni, così come avvenuto durante la pandemia con le distanze sul palco e nel pubblico. Con il blocco contro la Russia abbiamo dovuto cercare delle nuove vie, ma mi sembra che le cose funzionino molto bene comunque. Inoltre, la consapevolezza del festival è quella di aiutare i giovani e metterli su una piattaforma su cui esibirsi e continuare poi con la carriera concertistica. In molti casi, una volta ottenuto il diploma, non si ha subito un aggancio al mondo concertistico. Mancano spesso, soprattutto in Svizzera, istituzioni che aiutino chi comincia una carriera a inserirsi su queste piattaforme. Chiaramente un festival come il nostro, di un certo prestigio, con registrazioni radiofoniche che possono essere mandate ad altri organizzatori di concerti, può fare molto piacere. Quello che, secondo me, è stato avvincente è stato creare qualcosa di molto personale attorno alla mia figura di pianista assieme ai miei amici e colleghi musicisti. Ogni anno ho riunito qualche musicista con cui suono volentieri per fare musica da camera assieme. Questo è piaciuto molto al pubblico. Penso che l’idea dell’Ente Turistico, della Città e di tutti quelli che organizzano, sia quella di avere un festival con un programmatore che allo stesso tempo fa anche parte del programma. Io suono e il pubblico mi conosce, dunque mi dà anche una certa fiducia, anche sul resto del programma. Il fatto di invitare alcuni amici e colleghi che stimo molto è stata sicuramente una delle cose più belle che abbiamo potuto organizzare.

Arriviamo quindi alle due date in cui si esibisce.

Il primo (6 settembre; ndr) vede il coinvolgimento della Chamber Orchestra of Europe, un’orchestra sinfonica ma con lo spirito di musica da camera. Da lì, l’idea di suonare il concerto di Robert Schumann, il concerto forse più "cameristico" del repertorio sinfonico, nel senso che l’orchestra e il pianoforte interagiscono in maniera impressionante. C’è un affiatamento completo, una sovrapposizione fra le varie sezioni dell’orchestra e il pianoforte. Ho voluto creare una musica da camera allargata. Il secondo appuntamento (16 settembre; ndr) invece mi vede sul palco assieme a due colleghi di cui sono molto amico, Francesca Dego (al violino) e Daniel Mueller-Schott (al violoncello). L’amicizia musicale e il volersi bene nella vita di tutti giorni è molto importante: il pubblico sente questo affiatamento.

Quali sono le aspettative per la 77esima edizione?

Evidentemente l’aspettativa è quella di ritrovare il pubblico, di ritrovare la sala piena. L’ho notato un po’ dappertutto e anche da noi: l’anno scorso abbiamo avuto un anno più difficile del solito e, secondo me, una parte del pubblico deve ritrovare la fiducia di essere in sala con altre centinaia di persone. Credo che tutti abbiano bisogno della musica. Questa è una considerazione generale che ho visto suonando in un centinaio di concerti lo scorso anno in Svizzera e all’estero. In alcuni Paesi, dove ci sono state chiusure meno severe, non vi sono problemi. Invece, in Germania, ad esempio, dove le chiusure sono state drastiche per due anni, è difficile ritrovare questa consuetudine. Riproporre questi concerti significa anche riabituare il pubblico a ritornare. Inoltre, l’aspettativa è anche quella di creare musica ad alti livelli con colleghi che stimo moltissimo e che hanno un ruolo fondamentale nel mondo della musica. Penso alla pianista di venerdì scorso, Maria-Joâo Pires, che ha aperto le Settimane alla grande. Lei è una delle migliori pianiste viventi ed è sempre stata un idolo per me. Penso inoltre al direttore Ivan Fischer, una figura chiave anche nella mia carriera, uno dei direttori più importanti con cui abbia mai lavorato. Ci sarà altresì Jordi Savall, che già ha avuto un successo strepitoso l’anno scorso e che tornerà quest’anno proponendo due sinfonie di Schubert. Secondo me, questo è un modo per celebrare la grande musica, con i grandi interpreti e cominciare al meglio questa stagione concertistica.

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