Spettacoli

Grandi eventi, le speranze di Estival e di Festival

Raphaël Brunschwig (Locarno Film Festival) e Jacky Marti (Efg Lugano Estival Jazz) si dicono pronti a tornare in piazza questa estate

Ci si vede in piazza (Ti-Press)
28 febbraio 2021
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Uno spiraglio per le grandi manifestazioni estive: è quanto si è aperto oggi sulle pagine della SonntagsZeitung, con il responsabile della comunicazione del Dipartimento dell'interno Peter Lauener che non solo conferma l’intenzione di riaprire, già nelle prossime settimane, cinema e teatri per al massimo 300 persone, ma anche che il Consiglio federale deciderà entro il 17 marzo se in estate si potranno tenere grandi eventi.

E grandi eventi, in Ticino, significa soprattutto Moon&Stars – che continua a tenere aperta la prevendita –, Estival Jazz a Lugano e il Festival del film a Locarno.

«Il limite temporale per noi è fine aprile-inizio maggio. Dopo, i costi di un annullamento creerebbero un deficit impossibile da gestire» ci aveva spiegato, nelle scorse settimane, il direttore operativo del Locarno film festival Raphaël Brunschwig, scadenza che ci viene riconfermata adesso che le anticipazioni della SonntagsZeitung sembrano rallegrare. A Locarno tutto ruota ovviamente intorno a Piazza Grande: è dalla possibilità di tenere le proiezioni in piazza che dipendono poi Fevi, Rotonda eccetera. Al momento, ci spiega Brunschwig, si sta lavorando a uno scenario con 3500 persone in Piazza. «Come, con quali misure, è tutto da vedere» e dipenderà anche dalla disponibilità dei test rapidi salivari e dalla campagna vaccinale che, in teoria, per l’estate dovrebbe essere conclusa. 3500 persone, «il che non significa che non si possa tenere aperta la piazza anche con 2500 persone» precisa Brunschwig. Un limite preciso non è stato stabilito, ma è certo che se si resterà sotto le mille persone sarà impensabile tenere aperta Piazza Grande, sia per questioni di sostenibilità finanziaria sia di logistica.

Jacky Marti: ‘Come se fosse suonata una sveglia’

«È ancora tutto pieno d'incognite, bisogna ancora capire l'entità delle restrizioni. Ciò non toglie che, un minuto dopo avere letto la notizia, io e Andreas (Wyden, ndr) ci siamo sentiti. È stato un po' come se fosse suonata una sveglia, come se il giocattolo che aveva la molla scarica, questa mattina, sia stato ricaricato, dicendoci senza troppe speranze che è il caso di non farci trovare impreparati». Pur con tutti «i se e i ma», Jacky Marti, patron dell'Efg Lugano Estival Jazz, vuole che il festival si faccia trovare pronto: «Quest'oggi ci siamo rimessi in contatto con agenti, manager. L'intenzione sarebbe quella di ripetere, in linea di massima, il programma preparato per l'anno scorso, mai annunciato in tutti suoi particolari vista l'inutilità di annunciare un evento che non ci sarebbe potuto essere».
Nell'aprile di un anno fa, alla ‘Regione’, Mister Estival aveva svelato qualche nome – la pianista Hiromi con l'Osi, Dee Dee Bridgewater, Djavan, Snarky Puppy, Carlinhos Brown, Al Di Meola, Edoardo Bennato – che oggi conferma, almeno nelle intenzioni: «Sono anni che vogliamo dare il premio di Estival a Dee Dee Bridgewater, che ha un progetto fantastico, ‘Memphis Soul’, con un gruppo eccezionale, già stamattina abbiamo avuto conferma della disponibilità. Discorso più complesso la presenza dell'Osi, per ovvi motivi. Ma non può esserci ancora nulla di certo con nessuno». Nelle intenzioni di Estival c'è anche il progetto ‘Curumins’, un'iniziativa tra il sociale e il musicale che porterebbe a Lugano la grande musica brasiliana: «È un progetto che nasce da una coppia di ticinesi, che si dividono tra la Svizzera e il Brasile. Sabato prossimo sarò a cena con loro e ne parleremo. Con tutte le incertezze sul fatto che si possa prendere un volo dal Brasile in questo momento».
C'è poi la questione logistica: «Dovremo parlare con la Città: cosa vorrà dire “restrizioni”? Se ci fosse da recintare la piazza non possiamo certo farlo noi, ma la città di Lugano». Nessun piano di accessi limitati, o altro, per il momento, perché nulla si può programmare: «Durante quest'anno mi sono sentito dire “Ma perché non fate un Festival soltanto con gli svizzeri?”, o altre soluzioni più snelle», chiude Jacky: «Ho risposto che no, dopo 43 anni, non sapendo se sarà l'ultimo, visto l'andazzo, quello che è sicuro è che, se si farà, sarà un Festival di serie A e non di serie B. Piuttosto non lo facciamo».

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