Culture

Le briciole di felicità dei primi medici Usi

Tra musica e parole (nel senso di discorsi), e con ospite d'onore Daniele Finzi Pasca, la festa per i 47 che hanno completato il Master in Medicina

Daniele Finzi Pasca, ospite d’onore
(Ti-Press)
15 dicembre 2023
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L’Università della Svizzera italiana, in 27 anni di attività, ha ormai avuto qualche migliaio di laureate e laureati. Ma i 47 che hanno da poco completato il Master in medicina, e superato gli esami federali, sono un caso a parte: parliamo infatti dei primi medici che si sono formati in Ticino, e in un momento in cui la penuria di dottori è tema di dibattiti e preoccupazioni in Svizzera e non solo. Questa particolarità spiega la “doppia celebrazione”: in aggiunta alla cerimonia ufficiale dei diplomi che si è tenuta nelle scorse settimane, questo pomeriggio l’Usi ha ospitato la festa per i primi dottori e le prime dottoresse con una celebrazione speciale alla quale, in tarda serata, si è appalesato anche il Consigliere federale Ignazio Cassis.

Nonostante il nutrito parterre di celebrità e autorità assortite – elencarle tutte prenderebbe troppo tempo – la festa era, e per fortuna, incentrata sugli studenti e le studentesse. Ad aprire l’evento è stata la violinista, e neodottoressa, Gayané von Schön-Angerer con un brano di Johan Sebastian Bach, a condurre la serata con il giusto brio c’erano altri due alumni, Sarah Staehelin e Andi Gashi, e uno dei discorsi è stato tenuto da Rahel Schmidt che ha raccontato la sua esperienza (costellata di impegno e riconoscimenti) di studentessa basilese in Ticino. Visto che i diplomi erano già nelle mani di laureate e laureati, durante la celebrazione sono stati consegnati tre regali un po’ atipici ma, a giudicare dagli applausi, graditi: una penna “per lasciare il segno”, una rosa bianca simbolo di purezza e un sasso della Valle Maggia raccolto personalmente dal decano Giovanni Pedrazzini, a ricordare le radici ticinesi della laurea appena ultimata.

Quanto alla parte ufficiale. La rettrice Luisa Lambertini e la presidente del Consiglio dell’USI Monica Duca Widmer hanno sottolineato l’importanza dell’ambizioso progetto, al quale è dedicato il biglietto di auguri natalizio di quest’anno (con 47 pallini raccolti in una specie di fuoco d’artificio o fiocco di neve), mentre il decano Giovanni Pedrazzini ha ripercorso la storia della Facoltà di scienze biomediche all’insegna dello slogan “sognare l’eccellenza” (con l’implicazione che adesso non è più un sogno ma una responsabilità).


Ti-Press
Ignazio Cassis

L’arte della fiducia

La parola è poi passata all’ospite d’onore, Daniele Finzi Pasca. Perché un uomo di teatro alla celebrazione dei primi laureati di medicina? Chi ha visto gli spettacoli di Daniele Finzi Pasca in realtà non sarà rimasto troppo sorpreso: la leggerezza del suo teatro non è superficialità e, se ci si muove in superficie, lo si fa per una carezza. Ma il suo non è stato un intervento sul teatro come cura, perché alla fine quello che lega questi due mestieri così diversi e lontani – quello di chi sale su un palco e quello di chi entra in uno studio medico – non è tanto il fatto di prendersi cura con storie e miti oppure con medicine e terapie. Al cuore di entrambe le professioni, ha spiegato Daniele Finzi Pasca, c’è la fiducia. Quella magica capacità che ci avvolge appena nati, quando non possiamo che essere abbracciati, e poi abbracciare, chi ci ha messo al mondo. Con il tempo impariamo che si può cadere, che ci si può scottare, che le cose possono ferirci; che le persone possono ferirci. Impariamo l’arte della diffidenza. Impariamo che quella fiducia in cui siamo nati spesso è meglio chiamarla “ingenuità”.

Però se ne perdiamo troppa, di quella fiducia, perdiamo anche la possibilità di assaporare la felicità che – come diceva la nonna di Finzi Pasca – è una torta di cui bisogna mangiare ogni briciola perché non è possibile farne indigestione. Medici e teatranti hanno bisogno della fiducia, anche quando si confrontano con un pubblico ostile e che però ha bisogno di affidarsi a qualcuno. E quella fiducia non la si conquista con la tecnica, o con il potere, ma con il carisma, l’autorevolezza, imparando a riconoscere non solo gli errori ma anche la bellezza. E, ha concluso Finzi Pasca, imparando a non prendersi mai troppo sul serio.


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I quarantasette (con Consigliere federale)

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