laR+ Libri

A proposito di ‘Letizia’

Con un piccolo libro edito da Postcart, Franco Zecchin ci offre un ritratto profondo di Letizia Battaglia

Letizia Battaglia (1935-2022)
(Franco Zecchin)
30 ottobre 2023
|

La vitalità sociale di Letizia è strutturata: il vitalismo della sua personalità si ci presenta intrinsecamente radicato nel contesto sociale, inteso anche come intreccio di relazione. Lo vediamo attraverso il suo corpo eretto, giunonico nell’atto di stendere il bucato, politico nell’essere assessora di popolo o cittadina arrabbiata in manifestazione; oppure è accovacciata al di là di un cadavere ammazzato o sdraiata attraverso i gradini di una scala per fotografare due bimbe o seduta per tenere in braccio una giovane o ancora distesa su una panchina a riposare a Sant’Alfio e così in ciascuna delle immagini che ci restituiscono momenti della sua biografia.

Vediamo il suo volto incisivo, capace e circondato dalla tenda nera dei capelli che si fermano a frangia sulla fronte, per proporci Letizia allegra, scanzonata, serena, rabbiosa, stanca, analitica. La vediamo nella soddisfazione, nel dolore, vitale, sociale.

La sua vitalità sociale si esprime nello spazio ricostruito in ogni fotografia del racconto. Letizia agisce, attraverso il suo corpo e il suo volto, nello spazio: nello spazio istituzionale (consiglio comunale, assemblea sindacale, ospedale psichiatrico); in quello politico (la manifestazione, la rappresentanza dei cittadini); in quello privato della festa, degli affetti, dei viaggi; in quello professionale ancora dei viaggi o del lavoro sui provini a contatto o della cronaca. Il racconto di Franco è attinente ai dati della realtà, fattuale, concentrato (utilizzo questo termine ricordando che Roberto Andò, nella prefazione, dice: rigoroso).

Lo spazio sociale e relazionale di Letizia è definito anche dagli strumenti di mediazione. Sono fattori di connessione che possono essere effimeri e funzionali, come il panino, il foulard; comunicativi come la sua voce che vediamo pur non potendo sentire; tecnologici come la macchina o le macchine fotografiche e poi ci sono le persone che condividono la relazionalità: Graziella, Donna, Shobba, Giovanna, Marcella, Martine, Josef, Leoluca più volte presente, i morti ammazzati e poi c’è Franco, ulteriore discreto protagonista relazionale che nelle immagini non vediamo mai perché questa Letizia è in realtà Franco: è il lavoro su di lei che Franco ci restituisce dopo gli anni trascorsi a fare il lavoro con lei.

Nella storia, Letizia è anche diventata una donna famosa e illustre e ciò ha implicato, per alcuni aspetti del suo lavoro e della sua persona, anche un processo di patrimonializzazione: cioè il suo lavoro e la sua azione sono stati espropriati dalla cornice reale all’interno della quale hanno assunto una enorme importanza e sono stati trasferiti altrove e sono diventati oggetto di speculazione parassitaria, riuscendo così anche a offenderne alcune caratteristiche.

Con questa breve e profonda biografia (un romanzo, scrive Roberto Andò) fatta, più che per frammenti, per lampi (in inglese si dice flash), noi recuperiamo la Letizia Battaglia che abbiamo conosciuta durante il suo impegno la cui natura è eminentemente politica. Franco Zecchin la riconduce a ciò che lei è stata nella propria vitalità sociale: responsabile di un lavoro fotografico riconosciuto con premi internazionali, titolare di ruoli istituzionali e politici, in particolare insieme a Leoluca Orlando in una stagione della storia di Palermo durante la quale Palermo è stata un riferimento per il pianeta; viaggiatrice; lavoratrice.

Recuperiamo anche la precisione e l’intelligenza scenica di Franco Zecchin. Sembra silente; piuttosto, è incisivo. Rivendica l’impegno a minimizzare il proprio disturbo rispetto alla situazione di realtà; in realtà egli massimizza la dimensione relazionale che registra e traduce nella scena che si costruisce all’interno dell’immagine, agevolando il portato polisemico della fotografia, intesa come procedura narrativa e come oggetto fruibile da un soggetto terzo, cioè noi.

Letizia Battaglia e Franco Zecchin hanno compiuto un lavoro collettivo che ha un ruolo capitale e strutturale nella storia della cultura della seconda metà del XX secolo, perché ha costruito un immaginario critico mondiale sulla criminalità mafiosa. La nostra conoscenza critica della mafia si è ricostruita grazie al loro contributo: nutriamo per ciò una riconoscenza enorme.

Questo prezioso libercolo è un nuovo tassello che arricchisce la natura intellettuale e letteraria di quel lavoro (ci sono poi questioni storiche, documentarie ed espressive che meriterebbero una riflessione e una discussione) e ci restituisce le due personalità: Letizia, narrata e Franco, narrante.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔