Bellinzona

Rusch-Büeblä, una questione di famiglia

Festa federale della musica popolare a conduzione casalinga: dal Canton Svitto, il suonatore di schwyzerörgeli Cyril Rusch, con famiglia al seguito

I ‘rompighiaccio’
(V. Viviani)
21 settembre 2023
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Al termine della loro esibizione, che alla Festa federale della musica popolare ha rotto il ghiaccio sotto il tendone di Piazza del Sole (per nulla garante a livello meteo ma l’organizzazione ineccepibile non ha fatto della battente pioggia un problema) incontriamo Cyril Rusch, suonatore d’organetto, il famoso schwyzerörgeli, e parte del trio Rusch-Büeblä, formato insieme al fratello gemello Simon e al padre Roger.

Nel Canton Svitto, da dove provenite, la musica popolare è simile rispetto ai cantoni limitrofi o, più in generale alla Svizzera Tedesca? Che genere di riscontro ha come pubblico e come riconoscibilità?

Sì, diciamo che c’è una certa unità di repertorio e di musicalità in tutta l’area, se pensiamo che anche andando nella direzione di Zurigo comunque si riesce a percepire uno stile comune.

La musica ticinese, al contrario, è piuttosto differente da ciò che si conosce come popolare al di là del Gottardo. Avete già avuto degli scambi, collaborazioni o intenti di comunicazione con musicisti locali?

Non ci è mai capitato a dire la verità, anche perché per noi è la prima volta che veniamo in Canton Ticino a suonare ma l’apertura e l’interesse ci sono di sicuro, sarebbe molto interessante se capitasse riuscire a concretizzare un lavoro insieme a qualche musicista ticinese!

Siete un cosiddetto gruppo familiare, composto da padre e figli. Da quanto esiste questo progetto?

Beh, credo che abbiamo iniziato a suonare insieme da circa quindici anni, quindi quando mio fratello e io avevamo appena otto anni. È un hobby ma che portiamo avanti con impegno e serietà. A livello di prove e di esercizi c’è da lavorare ma tutto viene ripagato.

Com’è vista la musica popolare dai vostri coetanei? C’è un vero interesse oppure è una generazione staccata da certi suoni?

I nostri colleghi e i nostri amici ci seguono. Certo, non tutti, alcuni hanno una chiusura ma dobbiamo dire che quando ci esibiamo abbiamo una buona fetta di pubblico che sono nostri coetanei. Il pubblico è estremamente aperto ed essendo il nostro repertorio a cavallo fra canzoni popolari e versioni di “schlager” e canzoni pop come possono esser i Toten Hosen il tutto ha presa anche sulla nostra fascia d’età.

Essendo professionalmente a contatto con persone anziani mi sono accorto che le generazioni under 50 non hanno dimestichezza con il ballo e questo crea un certo blocco rispetto alla fruizione di determinata musica e quindi all’accesso a certe traduzioni. Ho visto invece che i bambini o la parte del pubblico più piccolo di stasera non ha certo preconcetti. Cosa pensi di questo tema? C’è speranza di un recupero?

Penso sia un problema regionale…dalle nostre parti, nelle feste popolari la musica spesso è questa, si balla insieme e i cavalieri cercano la dama fra il pubblico, on una continuità con il passato.

In Ticino è rimasta qualche balera, penso alla Pergola a Quartino o alla Balera a Camignolo ma credo che l’asta sia comunque molto elevata e ciò renda difficile un incontro fra generazioni.

Certo. Da noi in questo senso si è riusciti a conservare una tradizione e a garantire una fruibilità del repertorio, del ballo e dell’atmosfera.

Se penso anche alle feste popolari o di paese il repertorio musicale è più dettato da successi estemporanei italiani o stranieri, gita di classifica che fanno perdere un pochino questo tipo di legame…come viene tramandato questo stile musicale, ci sono stazioni radio oppure podcast.

No, in realtà è proprio un passaggio comunitario e spontaneo, cresciamo con certa musica, la ritroviamo mentre siamo sotto a un palco e la portiamo avanti, sentendola nostra, tutto molto naturale.

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