Culture

Telmo Pievani, ‘Sconfinare’ nella grande natura

Intervista al filosofo della biologia, sabato primo ottobre a Bellinzona, per guardare al presente col tempo profondo dell’evoluzione

Telmo Pievani, ospite del festival culturale al via il prossimo 30 settembre
(Festival della Scienza Genova/Wikipedia)
25 settembre 2022
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‘La natura è più grande di noi’, ci ricorda Telmo Pievani nel suo recente libro pubblicato da Solferino. È più grande di noi perché è in gran parte sconosciuta, perché ha tempi lunghi rispetto alle nostre vite e memorie, perché non si lascia ridurre ai concetti umani, perché scopriamo continuamente cose nuove e utili. Il saggio raccoglie e riordina una serie di contributi pubblicati nell’inserto La lettura del ‘Corriere della Sera’ ed è un interessante viaggio che ci porta a guardare al rapporto tra umanità e natura con gli occhi dell’evoluzione. È un invito a superare certi confini che alla fine stanno solo nella nostra testa e ben si comprende perché Pievani sia tra gli ospiti della terza edizione di Sconfinare, il festival organizzato dalla Città di Bellinzona che si terrà da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre, insieme al filosofo Silvano Tagliagambe, che venerdì inaugurerà gli eventi pubblici con una conferenza sul metaverso, poi Melania Mazzucco, Simona Argentieri, Giorgio Vallortigara, Michela Marzano e anche una performance audiovisiva tra violoncelli e ricerca biologica.

Programma completo su www.sconfinarefestival.ch.

Telmo Pievani, la natura è più grande di noi. È solo una questione di dimensioni o è anche una grandezza qualitativa?

Entrambe. Nel libro cerco di declinare la grandezza della natura da tanti punti di vista diversi. È chiaro che la discussione parte un po’ dalla pandemia e quindi in quel caso si è trattato della scoperta molto spiacevole di come la biodiversità degli agenti patogeni fosse molto più grande di quella che conoscevamo e che ci aspettavamo. In questo caso la natura è grande perché ci sorprende e ci colpisce. Però la natura è grande perché la conosciamo poco, ha molti segreti tutti da esplorare. È essenzialmente un messaggio di umiltà per rendersi conto del marginale posto dell’uomo nella natura.

La natura è grande ma anche fragile. In un capitolo si scopre, ad esempio, che il peso delle "cose umane" ha raggiunto le 1,1 teratonnellate (1’100 miliardi di tonnellate).

Il paradosso è che in fondo anche quella massa antropogenica è comunque natura che noi abbiamo trasformato, stravolto, plasmato riempiendola di oggetti artificiali. E adesso, leggendo in chiave evolutiva questo processo, quello che noi e i nostri figli dobbiamo fare è adattarci al mondo che noi stessi abbiamo stravolto e modificato. È un gioco pericoloso in cui siamo immersi adesso e che facciamo un po’ finta di non vedere. Continuiamo a pensare che sia tutto un’emergenza, facciamo finta di sorprenderci tutte le volte che c’è una bomba d’acqua o che c’è una siccità prolungata e non vogliamo ammettere a noi stessi che non è un evento eccezionale, ma è la normalità del futuro, purtroppo.

Ha citato la lettura in chiave evolutiva: quanto è importante l’evoluzione nel ragionare sul nostro rapporto con la natura?

È fondamentale perché noi affrontiamo quello che sta capitando da un punto di vista schiacciato sul presente, mentre lo sguardo evolutivo è lo sguardo del tempo profondo. Cioè vuol dire chiedersi sempre quali sono le cause remote di un fenomeno. Facciamo l’esempio della pandemia: la causa prossima è stato questo virus che nel 2019 ha fatto il salto di specie ed è successo tutto quello che è successo. Lo sguardo evolutivo inserisce tutto questo nella dinamica più profonda del rapporto tra Homo sapiens e gli agenti patogeni. Ed è importante perché per esempio scopri che le pandemie ci sono sempre state, ma anche che nell’ultimo periodo queste pandemie sono diventate molto più frequenti e molto più pericolose. Come mai? Lo sguardo evolutivo ti spiega che questo è dovuto a fattori ecologici: siamo tantissimi, quasi 8 miliardi, ci spostiamo in tutto il mondo, distruggiamo l’ambiente in cui stanno gli animali portatori di questi virus, li cacciamo, li trasportiamo… Tutte condizioni antropiche che favoriscono le pandemie. Lo sguardo evolutivo è importante perché sembra parlare del tempo remoto, ma in realtà parla di oggi. Come si esce dalla pandemia? Se guardiamo solo al presente, con i vaccini e col distanziamento, come abbiamo fatto finora. Ma se guardiamo al tempo profondo occorre lavorare su quelle nicchie ecologiche che favoriscono le pandemie.

Questo sguardo evolutivo cosa ci dice sul rapporto che dovremmo avere con la natura? Intervenire di meno o intervenire meglio?

Questa è la grande domanda dell’ambientalismo. Basterà in futuro dire che dobbiamo proteggere la natura chiudendola come in un santuario? Secondo me no: creare parchi e aree protette è giustissimo e dobbiamo arrivare a coprire almeno il 30% del territorio come prevedono gli accordi internazionali – e siamo ancora lontani da questo obiettivo – però non basta. Noi oggi sappiamo che c’è tantissima biodiversità anche nelle città e nelle zone agricole. Anche in queste zone dove l’intervento umano è molto marcato possiamo fare tantissimo per salvaguardare la natura e la biodiversità.

Dobbiamo aggiornare l’ambientalismo e renderlo più trasversale: dobbiamo difendere la natura in tanti modi diversi e le aree protette devono rientrare in una strategia più ampia che coinvolge anche i nostri comportamenti.

La grandezza della natura include anche "intelligenze altre": nel libro scopriamo che polpi e cetacei sono, appunto, intelligenti anche se in maniere diverse da quella umana.

Ho inserito quei capitoli perché sono un’esemplificazione perfetta del "la natura è più grande di noi". Prendiamo l’esempio dei polpi: avevamo completamente sottovalutato la loro intelligenza perché è un’intelligenza aliena, un altro modo di stare al mondo con un cervello distribuito in tutto il corpo. Il punto fondamentale è un po’ questo: ci sono tanti modi di stare al mondo – quello umano, quello dei capodogli, quello dei polpi, ognuno è intelligente a modo suo perché fare gerarchie dell’intelligenza è molto rischioso. La natura è più grande di noi e contiene anche inaspettate forme di intelligenza e questo rende il mondo molto più interessante, variegato e diverso di come ce lo aspettavamo. Un motivo in più per rispettare queste forme di vita e non estinguerle.

Le implicazioni etiche di queste "intelligenze altre" non sono da poco.

Il caso dei cefalopodi è impressionante perché noi ce li mangiamo con le patate e i pomodori però in Europa non possiamo più usarli nelle sperimentazioni animali, sono diventata una specie protetta. C’è stata quindi una traduzione concreta di queste nuove scoperte.

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