Culture

Il sistema dell’arte in Ticino

Durante la fiera Wopart, un incontro sulle realtà artistiche cantonali promosso da Visarte

Ti-Press/Gianinazzi
28 settembre 2019
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Wopart, la fiera di Lugano che si era proposta come evento commerciale dedicato ai lavori artistici su carta, ha rinunciato alla propria specificità e quest’anno negli stand era possibile imbattersi in opere in bronzo, in legno o, con un effetto di confusione ancora maggiore, in opere su tela. Su un versante positivo, era apprezzabile l’opportunità di vivere alcune sorprese, come di fronte alla piccola testa in bronzo di Alberto Giacometti proposta dalla galleria Ditesheim di Neuchâtel.

Tra le iniziative offerte al pubblico negli spazi interstiziali della fiera vi è stata la discussione proposta dalla associazione Visarte sul tema: il sistema dell’arte in Ticino. La regione ha una storia ricca, articolata, discontinua e sicuramente attualmente vive una crisi che sarebbe importante affrontare. Erano inoltre state invitate due persone che hanno avuto una influenza importante sul sistema artistico regionale e la cui testimonianza è pertanto preziosa: la gallerista Elena Buchmann che, arrivata da esperienze esterne al cantone, ha a un certo punto deciso di sostenere alcuni artisti ticinesi; Mario Matasci che è stato attivo come collezionista ma anche come promotore commerciale di alcuni filoni artistici del Novecento e contemporanei, editore di monografie dedicate agli artisti a lui cari e influente decisore sui valori artistici che possiamo poi trovare espressi nel collezionismo regionale. A conferma dell’interesse del contributo delle due figure appena citate possiamo ricordare il fatto che lo stand Buchmann in fiera era dedicato alla triade Alex Dorici-Veronique Arnold-Martin Disler e che proprio in questi giorni Mario Matasci ha aperto tra Tenero e il Deposito di Riazzino due mostre attraverso le quali spaziamo nei secoli della sua collezione, fino alle recenti acquisizioni dei lavori di Marcel Dupertuis e di Ireneo Nicora.

Può pertanto essere utile raccogliere alcuni degli stimoli e degli spunti emersi durante la discussione in fiera. Elena Buchmann, sollecitata da Monica Bonetti che moderava la discussione, ha iniziato sottolineando la fortunata posizione del Ticino che consente alla regione di mettersi in relazione con le culture lombarda e italiana da una parte, dell’oltralpe francofono e germanofono dall’altra. «Mi ha colpito però trovare, quando sono arrivata, poca curiosità di fronte alla proposta di nuovi artisti», quasi una diffidenza rispetto alla novità. L’intervento di Carole Haensler, direttrice del Museo Villa Dei Cedri, ha proposto alcune variabili importanti. Innanzitutto ha confermato le difficoltà della regione rispetto alla produzione artistica contemporanea, anche se nei tempi più recenti la situazione è migliorata. Ha poi indicato due elementi responsabili di tale difficoltà: la assenza nel tessuto istituzionale ticinese sia di una Kunsthalle, sia di una Kunstverein, cioè di un luogo di programmazione e di una realtà associativa istituzionale in grado di mediare tra l’offerta dei musei, gli interessi del pubblico, le condizioni e le caratteristiche del sistema e la produzione artistica. Carole Haensler ha a questo riguardo citato significativamente l’esperienza del Cac di Ginevra che consente di guardare ad ipotesi alternative anche rispetto alla realtà di cultura germanica.

Su un altro fronte, ha indicato il vantaggio di un tessuto museale relativamente giovane che ha tentato di definirsi anche costruendo opzioni a copertura dei vuoti appena indicati, per esempio con la Ala Est del vecchio museo cantonale. Va poi detto che la Società ticinese di belle arti si è almeno in parte impegnata a promuovere la cultura artistica all’interno del pubblico regionale. Le difficoltà del sistema politico ad affrontare le esigenze dell’arte e della cultura contemporanea sono state confermate da Lorenzo Sganzini che in passato ha ricoperto ruoli di responsabilità sia all’interno delle istituzioni cantonali, sia del Municipio di Lugano mentre Elio Schenini, il quale in passato è stato curatore al Museo cantonale, ha detto che in Ticino si lavora un po’ come nelle altre realtà con la specificità di un territorio di grandezza limitata; sollecitato sulle difficoltà che gli artisti hanno nel trovare uno spazio vitale, ha poi utilizzato la metafora calcistica, dicendo: alcuni hanno più talento e diventano ricchi, altri fanno fatica. Purtroppo è rimasta inevasa la sollecitazione proposta da Mario Matasci sulla difficoltà di capire le logiche che guidano le scelte espositive di molti musei e sulla mancanza di trasparenza rispetto agli interessi commerciali che sottostanno alle programmazioni. La discussione si è sciolta in un senso di sfilacciamento e nella percezione della difficoltà a istituire terreni condivisi sui quali operare per costruire il futuro. Possiamo nondimeno fare tesoro della consapevolezza di una carenza sul piano della strategia politica generale che sembra avere generato più divisioni e sacche di privilegio che non distribuzione virtuosa delle risorse e condizioni per un lavoro comune.

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