Ticino

Vince il Centro, via il contributo di solidarietà dei dipendenti

Continua il dibattito sul Preventivo '24, e l'emendamento Agustoni trova il sostegno dell'aula. No al 2% di contributo dal salario nel settore pubblico

In sintesi:
  • Il Plr: ‘Se si sfora il freno ai disavanzi noi non ci stiamo più’
  • Ad ora il deficit arriva a 130,8 milioni. Il meccanismo scatta a -132,7
Il capogruppo centrista
(Ti-Press/Crinari)
6 febbraio 2024
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Dopo la tappa interlocutoria di ieri, oggi il Preventivo 2024 ha il suo ultimo arrivo in salita, il più difficile. E il primo scatto lo ha fatto, secco come il Marco Pantani dei tempi d'oro, il Centro. Pochi istanti fa, infatti, ha trovato ampio sostegno l'emendamento del capogruppo Maurizio Agustoni sullo stralcio del contributo di solidarietà del 2%, progressivo e sulla parte eccedente i 60mila franchi, sui salari dei dipendenti pubblici. Emendamento votato assieme a quelli analoghi di Ps e Verdi liberali.

Con 45 favorevoli, 31 contrari e 12 astenuti a opporsi sono stati in blocco la Lega e il Plr (che con Nicola Pini e Roberta Passardi a sostenere l'emendamento, Luca Renzetti, Alex Gianella e Omar Terraneo ad astenersi).

Grande battaglia tra Centro e Plr

«Il tanto vituperato Decreto Morisoli chiedeva di risanare i conti senza aumentare o introdurre nuove imposte, il prelievo del 2% sulla massa salariale a casa mia è un'imposta sul reddito» afferma in entrata Agustoni: «E noi di nuove imposte non ne vogliamo». Oltre «alla questione formale», per il capogruppo del Centro «c’è anche una questione sostanziale: il taglio lineare su tutti i dipendenti ci sembra ingiusto, non dà un esempio di cosa voglia dire essere buoni datori di lavoro. Se si vuole fare un ragionamento su quello che spendiamo per l'Amministrazione cantonale, si può sicuramente fare in modo mirato e strutturale, si può fare approvando il decreto sull'analisi esterna della spesa».

Incassato il più che prevedibile sostegno di Massimo Mobiglia (Pvl) – «ma ricordiamoci che serve consenso» – e della socialista Tessa Prati che afferma come «sia una misura che accentua il peso finanziario su personale pubblico già gravato da difficoltà economiche e aumento del costo della vita», i fuochi d'artificio li accendono i liberali radicali. Perché la capogruppo Alessandra Gianella non ci sta e va lancia in resta: «La convergenza trovata in Gestione prevede anche questa misura, il Centro propone un emendamento per toglierla, ma se ben ricordo anche loro fanno parte di questa maggioranza. Così facendo il deficit aumenterà, ma per la stragrande maggioranza di questo parlamento pare sia irrilevante. Cosa credete, che noi siamo qui a giocare? Noi abbiamo preso un impegno nonostante tutte le molte perplessità e lo manteniamo. Questo non è il modo di fare».

Secca la replica di Agustoni: «Posso capire qualsiasi considerazione, non che si venga accusati di agire in modo scorretto». E ancora: «Le discussioni sono state molto chiare: abbiamo chiesto fin da subito di togliere questo prelievo sullo stipendio dei dipendenti cantonali, e che lo facesse anche la Commissione della gestione». Ma «un gruppo di maggioranza che non siamo noi e non è nemmeno la Lega ha vincolato la firma del rapporto al mantenimento della misura proponendo di compensarla con una mancia una tantum di 400 franchi. Abbiamo firmato con un emendamento presentato il giorno stesso, il fatto che dobbiamo rinunciare a esercitare i nostri diritti mi sembra esagerato».

Dal Plr attacca ancora Simona Genini: «Nella mia carriera nel settore pubblico ho subito tagli salariali e blocchi allo stipendio, a volte in contemporanea. Sono membro da vent'anni dei Sindacati ticinesi indipendenti, capisco la delusione e so benissimo quanto mi costa votare a favore del taglio. Ma ognuno è chiamato a far la sua parte, siamo in una situazione che non ci permette di rinunciare nemmeno ai cerotti». Rincara sempre dal Plr Natalia Ferrara: «Non penso di essere meno sociale di nessuno in governo, quando si trova un accordo quell'accordo va mantenuto: questo sarebbe un piccolo una tantum per evitare tra pochi mesi di tagliare davvero a chi guadagna 3mila franchi al mese».

Gagliardo e convinto è il copresidente socialista Fabrizio Sirica: «Si chiama contributo di solidarietà, ma solidarietà verso chi? Nello stesso periodo dove gli sgravi vanno verso i più ricchi i liberali dicono che tutti devono fare dei sacrifici?».

Con il sostegno di Verdi, Più donne, Mps e Pc risulta vano l'appello del direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta a considerare questa misura nella visione d'insieme di tutti gli sforzi fatti verso i dipendenti pubblici, «che non consideriamo affatto dei privilegiati». I pallini verdi dominano, assieme all'aria di elezioni comunali che si respira già a pieni polmoni anche in Gran Consiglio.

Le ‘pistolettate’ tra Udc e Lega sono pronte a tornare

Tra i 12 astenuti figurano in blocco i nove deputati dell'Udc. A spiegare il motivo è il capogruppo Sergio Morisoli: «Siccome l'obiettivo minimo di chiudere a -95 milioni è ampiamente superato, il peggioramento del Preventivo ’24 allontana il pareggio nel ’25, il rischio di superare la soglia che attiva il freno ai disavanzi è concreto, e visto anche che i nostri emendamenti sono stati fucilati senza tanti commenti in Gestione, noi ci asterremo su tutti gli altri emendamenti». Questo perché «siamo davanti alla dimostrazione del fuoco incrociato tra partiti che formano la maggioranza e noi, in modo neutro, non vogliamo portare acqua a nessuno dei tre mulini».

Combatte e replica ad alzo zero il capogruppo leghista Boris Bignasca: «Prendiamo nota della posizione dell'Udc, ma non possiamo non notare che ormai nemmeno Morisoli rispetta il Decreto Morisoli e ci sembra evidente che l'obiettivo dell'Udc non è risanare le finanze pubbliche, ma mettere un loro membro in Consiglio di Stato». Finito? No. «Lo decide il popolo chi viene eletto», scandisce Morisoli.

Aria di elezioni comunali, si diceva. Eh già.

A un soffio dall'attivare il freno ai disavanzi

Prima del 14 aprile, però, c’è quella ‘cosetta’ che si chiama Costituzione cantonale. E lo ricorda, poco dopo, durante la discussione di altri emendamenti, il presidente della Gestione Michele Guerra (Lega): «Sono tenuto a intervenire per suonare il campanello d'allarme», afferma con solennità. «Come maggioranza abbiamo deciso di andare in aula per dare un Preventivo al Cantone, non per vedere come vanno le cose o per gioco», continua. E arriva al punto: «Ancora una piccola deviazione ed ecco che l'obiettivo lo smarriamo irrimediabilmente. La nostra Costituzione – ricorda Guerra – ci impone di rispettare il freno ai disavanzi, che ha dei limiti massimi alle perdite annue e accumulate». Ebbene, in questo momento, «al netto dello stralcio del contributo di solidarietà, da 122 milioni siamo passati a un disavanzo di 130,8 milioni di franchi. Violeremmo la legge qualora dovessimo raggiungere quota 132,7 milioni. Qualsiasi minima variazione rischia di far implodere tutto». Guerra, quindi, quale relatore del rapporto di maggioranza chiede «gentilmente di fare quadrato per salvare il Preventivo rispettando quanto discusso».

Intervento che – sia come sia – ha minato la questione della concessione del carovita ai dipendenti pubblici. «Bisogna votare secondo coscienza, non seguendo dei ricatti», dice Matteo Pronzini. Ma Guerra ribadisce: «Non voglio condizionare i lavori, solo rifarmi al rapporto di maggioranza: la nostra posizione su questo tema è contraria. E mi pareva doveroso indicare che le cifre aggiornate portano a un tetto massimo da rispettare secondo la Costituzione cantonale». Fabrizio Sirica fa barrage: «Abbiamo un'enorme responsabilità verso quei 10-12mila dipendenti». Serafica Laura Riget: «Quando perfino il collega Pronzini decide di sostenere un compromesso vuol dire che è qualcosa di davvero importante...». Alla fine, sull'emendamento di Petralli (Verdi), Sirica (Ps), Roncelli (Avanti) e Isabella (Centro) vince il ‘Teorema Omar Balli’ (Lega): «Penso anche al resto del Paese, non ai dipendenti pubblici. Se aumentano le imposte passano tutti alla cassa».

Bocciato l'emendamento Genini (Plr) sui sussidi di cassa malati

È stato invece affossato l’emendamento presentato da Simona Genini, insieme ad altri sei deputati liberali radicali, per reintrodurre un taglio ai sussidi di cassa malati. La misura – che non ha raccolto nemmeno il pieno sostegno del gruppo liberale radicale (contrario Nicola Pini, astenuti Speziali e Gianella) – chiedeva di intervenire con un risparmio di 12 milioni sui sussidi Ripam. «Non è questo correttivo che permetterà di risanare le casse del Cantone. Ma vuole lanciare un segnale importante: non possiamo più erogare sussidi a chi non ne ha bisogno», spiega Genini. «Non è normale che famiglie con oltre 150mila franchi di reddito lordo ottengano dei sussidi. La nostra proposta riprende quella del governo (16 milioni di tagli, ndr), tutelando però le persone sole e le famiglie senza figli». Pronta la risposta di Agustoni: «Con un forte problema di denatalità non mi sembra la scelta migliore andare a colpire solo le famiglie con dei figli. Sarebbe un brutto segnale». Ancora più categorico Alessandro Mazzoleni (Lega): «Siamo sempre stati contrari ai tagli dei sussidi di cassa malati. Non si risanano le finanze pubbliche tagliando sul sociale. Specialmente in un periodo dove i premi di cassa malati crescono senza un freno». Guarda già al prossimo anno la sinistra: «Siamo ovviamente contrari a questi tagli, anche se sappiamo bene che verranno riproposti nei prossimi mesi», segnala il capogruppo socialista Ivo Durisch. «Nell’anno in cui c’è stato l’aumento più marcato dei premi e la preoccupazione dei costi è al primo posto mi chiedo come si faccia ad avere così poca sensibilità». Replica Ferrara (Plr): «C’è differenza tra essere sociale ed essere socialista. Se ci sono delle storture vanno corrette. Dobbiamo chiederci perché in Ticino spendiamo di più, e non è per la presenza di molti anziani».

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