Ticino

Formazione sociosanitaria, il Sisa: ‘Potenziare l’ispettorato’

Consegnate oggi a Bellinzona oltre mille firme per chiedere uno stop al precariato formativo e lavorativo in un settore sempre più sotto pressione

‘Un costante peggioramento delle condizioni formative e lavorative’
(Sisa)
27 ottobre 2023
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«Ci aspettiamo che il Decs (il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, ndr) prenda atto urgentemente della situazione, mettendo in pratica dei provvedimenti per potenziare l’ispettorato di tirocinio e investire più fondi nell’istruzione dei formatori». Commenta così Ismael Camozzi, membro del comitato centrale del Sisa, il Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti, la raccolta di più di mille firme per chiedere uno stop al precariato formativo e lavorativo nel settore sociosanitario e assistenziale. La petizione, lanciata lo scorso maggio, è stata consegnata questo pomeriggio dal Sisa alla Cancelleria dello Stato.

Quattro le rivendicazioni

La petizione rivendica diversi punti e i motivi che hanno spinto il sindacato a raccogliere le firme non mancano. «Abbiamo iniziato questa campagna – ci spiega Camozzi in piazza del Governo – a causa del costante peggioramento delle condizioni formative e lavorative delle persone attive nel settore sociosanitario e assistenziale. Peggioramento già presente prima della pandemia, ma che l’emergenza sanitaria ha ulteriormente esacerbato». Di più. Per Camozzi «i tagli previsti dal Decreto Morisoli non sono decisamente d’aiuto. Ci sono poi arrivate diverse segnalazioni di regole contrattuali non rispettate. Irregolarità dovute all’insufficienza di ispettori per i nostri apprendisti. Un ispettore si ritrova difatti spesso a doverne seguire addirittura una cinquantina, il che non gli permette di far fronte alle loro richieste. Non c’è dunque da sorprendersi se alcuni apprendisti vivono con disagio il proprio percorso formativo».

Entrando nel merito delle rivendicazioni della petizione, il Sisa si focalizza su quattro nodi centrali. Innanzitutto, un potenziamento dell’ispettorato di tirocinio, aumentando il numero degli ispettori e delle visite annuali. Potenziamento attuabile attraverso visite a sorpresa e un maggior controllo sulla pianificazione dei turni tramite la definizione di criteri trasparenti e netti concernenti le condizioni di formazioni lavorative all’interno dei contratti di prestazione stipulati dalle autorità cantonali e comunali. In secondo luogo, l’introduzione di un salario minimo di 1’500 franchi al primo anno di apprendistato e scuola, di 2’000 al secondo e di 2’500 al terzo. Questo per gli apprendisti Oss-Osa-Css del Centro professionale sociosanitario (Cps) di Mendrisio e allievi Oss-Osa della Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali (Sspss) di Giubiasco. Per gli stagisti inoltre il Sisa rivendica un minimo salariale di 1’000 franchi al mese. Terzo punto, la riduzione a un massimo di un weekend lavorativo al mese per tutte le fasce d’età, così da avere più tempo a disposizione per lo studio e la socializzazione. Infine, la regolamentazione di un rapporto 1:1 tra formatori e persone in formazione sul posto di lavoro.

‘Insostenibile colmare la mancanza di personale solo con gli apprendisti’

“Le condizioni precarie di lavoro e formazione in cui riversano le persone in formazione nel settore sociosanitario e assistenziale – scriveva Camozzi a maggio per annunciare il lancio della raccolta firme – è allarmante. È fondamentale che le autorità cantonali e gli enti locali intervengano al più presto e facciano seguito alle preoccupazioni della popolazione studentesca. Sebbene il Gran Consiglio abbia dato seguito al messaggio governativo ‘Pro San 2021-2024’, facendo un passo avanti per migliorare le condizioni di formazione e la promozione di questo settore, l’attuale situazione resta insufficiente per riuscire a risolvere i problemi vissuti dalle persone in formazione”. Le criticità rispetto al Piano ‘Pro San 2021-2024’ sono secondo Camozzi importanti: «È insostenibile voler far fronte alla mancanza di personale formato solamente con gli apprendisti, visto che non ci sono le condizioni per far vivere loro un buon percorso formativo data la carenza di ispettori e formatori».

Il bilancio della raccolta firme resta positivo. «Come Sisa – illustra Camozzi – siamo molto contenti del risultato ottenuto in breve tempo. La petizione è stata ampiamente condivisa, oltre che dagli apprendisti e dagli stagisti stessi, anche dal personale formato, dai docenti e dagli ispettori». Il tema interpella in quanto, continua Camozzi, «è molto importante rendere più attrattiva la formazione migliorandone il percorso e garantendo delle buone condizioni lavorative. In tal senso, è necessario che vengano presi degli urgenti provvedimenti anche per il personale già formato, per il quale le tutele sono veramente poche».

Il punto su ‘Pro San 2021-2024’

I problemi legati al settore sociosanitario hanno negli ultimi anni tenuto spesso banco nelle discussioni politiche. È stata la pandemia a far tornare centrale il tema. Nel giugno 2021 il Consiglio di Stato aveva infatti varato un messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio, nel quale illustrava il Piano d’azione per il rafforzamento della formazione professionale nel settore sociosanitario ‘Pro San 2021-2024’. Il piano, spiegava l’Esecutivo nel suo messaggio, “prevede segnatamente per gli enti l’adozione dell’obbligo di formazione per le professioni sanitarie non universitarie, un sostegno finanziario accresciuto per i giovani e le giovani durante la formazione terziaria sociosanitaria presso una Scuola specializzata superiore o presso la Supsi e un riconoscimento dell’impegno formativo delle strutture sociosanitarie che accolgono le persone in formazione”. Più avanti, a fine febbraio 2022, il parlamento aveva avallato all’unanimità il rapporto commissionale in merito, dando luce verde a ‘Pro San 2021-2024’. Nell’ottobre dello scorso anno è infine stato adottato dal Consiglio di Stato il Regolamento sull’obbligo formativo nel settore sanitario e sociosanitario. Tale regolamento ha concretizzato una delle misure previste dal piano, andando ad agire “sul miglioramento qualitativo e quantitativo delle possibilità di stage per le professioni sanitarie attive nelle strutture ospedaliere, nelle case per anziani, nei servizi di soccorso pre-ospedaliero e nei servizi di cura e assistenza a domicilio”.

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