Ticino

David (Ps): ‘No all'agenda? Chi festeggia dovrebbe vergognarsi’

La deputata socialista attacca la destra: ‘Polemica inutile e assurda, di mezzo ci son le persone’. Pellegrini (Udf): ‘Felice per le decisioni di oggi’

La polemica continua
(Ti-Press)
24 agosto 2023
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«Chi gongola e festeggia come se avesse vinto chissà cosa dovrebbe vergognarsi, perché dietro quelle agende scolastiche ci sono soprattutto delle persone, la loro sofferenza e il bisogno di inclusione di cui ha un enorme bisogno la società oggi». È allo stesso tempo furente e delusa la granconsigliera socialista Mattea David nel commentare, da noi interpellata, le decisioni giunte oggi da alcuni Comuni – tra i quali Lugano e Locarno – in merito alla (non) distribuzione dell’Agenda scolastica del Decs. Si tratta «assolutamente di un’occasione persa – rincara David –, perché si tratta di alunne e alunni di quinta elementare, non di prima: ed è già diverso».

Il vero problema, però, per la deputata luganese del Ps, è un altro. E ben più grave: «Questa Agenda parla di inclusione, due pagine dove sono raffigurate due ragazze che si confidano con un testo molto emotivo parlano di inclusione. Per queste due pagine stiamo, anzi, stanno facendo una polemica assurda dove si discute però di tutt’altro, perché si rigira la frittata con assurdità come propaganda sul terzo genere o sull’indottrinamento. Ma figurarsi!», tuona ancora David. In questo caso concreto è l’Agenda, «ma quando si parla di inclusività certi partiti, che non si sa quali paure abbiano, riprendono tutto per far polemica perdendo completamente ciò che c’è alla base: le persone, i loro sentimenti, i loro diritti».

La petizione di Pellegrini a quota 2mila firme

Tra coloro che “gongolano”, per dirla con David, c’è il già deputato dell’Udf/Udc Edo Pellegrini, che nel suo comune, Vacallo, per primo ha posto la questione della distribuzione dell’Agenda alle quinte elementari. A ‘laRegione’, infatti, dice di essere «molto felice che questi Comuni abbiano deciso la cosa giusta, sarebbe opportuno che i vertici del Decs facessero un pensiero su cosa fare almeno per prima o seconda media, ma ho seri dubbi che lo faranno: a sinistra quando i fatti non corrispondono alle idee, non modificano le idee ma i fatti». Tornando alla conferenza stampa di mercoledì, Pellegrini ricorda come «il direttore della Divisione della scuola Berger ha assicurato che i docenti sono preparati a rispondere, ma a me da quello che mi dicono non risulta. In più Carobbio ha detto di essersi appena accordata con lo Iufp e il Dfa per i corsi d’aggiornamento sulla questione: se non sono ancora stati fatti c’è da preoccuparsi, ma comunque sia allora non è vero che le cose stanno come dice Berger perché sennò che necessità ci sarebbe di fare questi corsi?».

Per Pellegrini – la cui petizione per la non consegna dell’Agenda del Decs alle quinte elementari ha quasi raggiunto le 2mila firme – ritiene che «la comunicazione del Decs con docenti e famiglie debba migliorare, da questo punto di vista rispetto alla gestione Bertoli non è cambiato molto. In più, il mondo scientifico è diviso: anche gli esperti che hanno altre opinioni sono stati consultati? Ho i miei dubbi».

Dafond (Associazione comuni): ‘Prematuro distribuirla’

Afferma Felice Dafond, presidente dell’Associazione comuni ticinesi e sindaco Plr di Minusio: «Ritengo che sia davvero prematuro distribuire agli allievi delle scuole elementari, anche se di quinta, un’agenda scolastica che affronta un tema delicato come l’identità di genere. Un’iniziativa simile presuppone un’adeguata preparazione degli insegnanti, nonché confronto e concertazione tra direzione scolastica, docenti e genitori. Altrimenti si rischia di improvvisare e banalizzare il tema. E ricordo che le competenze sul piano didattico sono del Decs, non dei municipi».

Lodi (Pro Juventute): ‘Occasione persa, non lasciamo i figli ad approfondire solo sul web...’

Di «mossa prudente dal punto di vista istituzionale, ma occasione mancata dal punto di vista educativo» parla invece Ilario Lodi. La distribuzione dell’agenda, per il direttore di Pro Juventute, «era necessaria, per tematizzare questi temi, ma che potrebbero essere anche altri, e offrire in questo modo l’occasione a docenti e famiglie di entrare nel merito delle questioni in modo che i propri figli non vi accedano solo attraverso internet, ma con il filtro della scuola e delle famiglie». E aggiunge: «A quei genitori che non ritengono i figli di quell’età abbastanza maturi per trattare questi temi rispondo che molto probabilmente li hanno già trattati e si sono confrontati con queste cose».

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