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Il sesso si è un po’ spento durante la pandemia

I primi studi internazionali segnalano un calo dell'attività sessuale. In Ticino si intravvedono gli stessi problemi. La sessuologa Borelli parla di ‘spegnimento’

La sessuologa Pamela Borelli (Ti-Press)
31 maggio 2021
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All’inizio qualcuno pensava che coi lockdown sarebbe migliorato almeno l’amore: non nel senso di diventare tutti più buoni – sebbene certuni s’illudessero anche di quello –, ma proprio nell’accezione più fisica della questione. D’altro canto, con tutto chiuso in giro, alternative ce n’erano poche e a un certo punto ci si stufa anche di Netflix. E invece. 

Invece gli studi più recenti sul tema dell’attività sessuale registrano un inaridimento dei rapporti durante la pandemia, sia per le coppie che per i single. Secondo un sondaggio effettuato in Gran Bretagna su 565 adulti tra i 18 e i 32 anni, pubblicato sul ‘Journal of Sex Research’, si fa semplicemente meno sesso (discorso un po’ diverso per la masturbazione, circa la quale un quarto degli intervistati riferisce un calo dell’attività, percentuale simile a chi invece dice di averla intensificata). Anche l’Istituto Kinsey dell’Università dell’Indiana – quello del celebre rapporto sull’attività sessuale degli americani – ha svolto un’analisi su 1'559 adulti di diverse età. Lo studio è ancora in attesa di revisione scientifica, ma un rapporto preliminare conferma un calo generalizzato. Il Ticino è troppo piccolo ed è ancora troppo presto per tirare conclusioni quantitative, ma qualche prima indicazione empirica ci arriva a colloquio con la sessuologa clinica, psicologa e psicoterapeuta Fsp Pamela Borelli, che segue numerose coppie e single.

Cosa sta succedendo?

Quello cui stiamo assistendo, dopo una prima fase di ansia che poteva generare un’attività sessuale compulsiva, è ciò che chiamo ’spegnimento’. La generalizzata mancanza di stimoli porta a un assopimento della sessualità, poiché quest’ultima è legata a tutti gli altri aspetti dell’esistenza: sono i cambiamenti a livello individuale e relazionale ad avere un impatto sulle diverse forme della sessualità e poi, più specificamente, sull’attività sessuale.

Cosa si intende per ‘spegnimento’?

In questo anno abbiamo vissuto una desertificazione dei rapporti sociali e delle attività ricreative. Siamo rimasti lontani da parenti, colleghi, amici, abbiamo dovuto rinunciare alla palestra e al ristorante, ci siamo ritrovati privi di quel nutrimento che arriva da una quotidianità capace di regalarci esperienze variegate. Ha così preso il sopravvento una sorta di letargia collettiva, da non confondere con la depressione, che ha avuto conseguenze importanti anche sulla sessualità. Più il mio spazio mentale e fisico è ristretto, più mi spengo. Questo spiegherebbe non solo il diradarsi dei rapporti di coppia – oltre a quelli occasionali frenati dalle difficoltà dell’incontrarsi –, ma anche il risultato apparentemente contraddittorio relativo alla masturbazione: c’è chi sentendo il vuoto emotivo perde la libido e abbandona l’autoerotismo, chi invece vi ricorre in modo più compulsivo nel tentativo di riempire questo vuoto.

Le coppie stabili segnalano tensioni nel trovarsi confinate tra quattro mura.

Anche in questo caso naturalmente le situazioni sono le più svariate, anche perché c’è chi vive in un bilocale e chi in una villa con piscina. Ma anche quando gli spazi sono più generosi, la vicinanza forzata richiede uno sforzo maggiore nel non darsi per scontati e quindi nel prendersi cura di sè, magari evitando di proporsi in giro per casa in training, orario lavorativo compreso. L’allontanarsi – nutrendo in altri modi l’anima e, perché no, gli occhi – porta nuova linfa alla coppia e arricchisce anche il gusto di ritrovarsi. La capacità di erotizzare la distanza è un ingrediente fondamentale del desiderio sessuale. Per questo non mi stupisce che, a livello intimo, sia stato proprio il calo del desiderio sessuale – e di conseguenza della frequenza dei rapporti sessuali – a fare le spese maggiori della pandemia. La sessualità ha bisogno delle più disparate fonti di nutrimento, a partire dalla seduzione che non è solo appannaggio dei primi incontri. 

C’è chi suggerisce di programmare momenti di coppia. Non è una cosa un po’ triste, una sorta di ‘orario ferroviario’ dell’intimità?

Una coppia si fonda proprio sulla scelta di dare priorità alla relazione, e quindi a sè e a sè con l’altro. Se l’invasione della sfera privata da parte del telelavoro, la confusione dei confini personali, lo spegnimento e gli altri problemi legati alla pandemia ci hanno portato a mettere in secondo piano questo ‘regalarci del tempo’ per l’intimità, agendare dei momenti di qualità e di gioco potrebbe essere un ingrediente importante da recuperare.

Sfida spesso più ardua per le coppie con figli.

Ovviamente allo stress vissuto da tutti gli altri si aggiunge quello di combinare sotto lo stesso tetto lavoro, accudimento, scuola e tutte le difficoltà che già prima ci facevano arrivare alla sera stremati, in questa società dello stress.

Ai sessuologi si rivolgono anche persone single, magari dopo una relazione finita male oppure per la semplice necessità di esplorare la sessualità, anche in risposta a forme più generali di disagio o di curiosità. Com’è cambiata la loro vita?

Dal mio osservatorio posso dire che, salvo nei primissimi mesi, non ho notato un particolare ricorso a grandi precauzioni: si è cercato comunque di incontrare nuovi partner. Di certo si è visto un ricorso sempre maggiore ai siti di incontri, anche solo per l’opportunità di conoscersi e fare due chiacchiere in remoto. Per il resto, l’impatto della pandemia in termini di spegnimento non mi pare diverso rispetto alle altre situazioni relazionali.

Per molti un problema di fondo può essere la confusione tra bisogni affettivi e bisogni sessuali.

È fondamentale capire e cercare di soddisfare le necessità proprie e dell’altro, mentre a volte si confonde il bisogno di affetto e vicinanza con quello di rapporti sessuali. Questo finisce per rovesciare elementi che dovrebbero invece essere complementari, con il rischio di rinforzare il sentimento di solitudine. Essere in contatto con i propri bisogni, identificarli ed esprimerli è un problema diffuso a prescindere dalla pandemia, le cui conseguenze sono però legate all’aver reso le persone più esposte e quindi più fragili. Da una parte questo regala l’occasione di una cura reciproca delle proprie vulnerabilità; dall’altra aggrava la condizione di isolamento e di ansia nelle coppie più in difficoltà e con una comunicazione poco funzionale.

La sessualità, insomma, non si separa da tutto il resto: gli altri affetti, il lavoro, la sicurezza sanitaria ma anche economica.

Questo legame a volte viene dimenticato e credo che la pandemia ce lo abbia ricordato. In questo senso, la crisi collettiva ci permette di capire come le difficoltà della società si riflettano sul vissuto privato di ciascuno, ovvero come apparteniamo tutti a un’umanità condivisa. Fortunatamente, come esseri umani abbiamo una grande capacità di adattamento e con le riaperture questo significa ‘riaccenderci’ progressivamente, godendo nuovamente della nostra vitalità. In tutte le sue forme, quella sessuale compresa.

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