Ticino

Covid, i casi di rigore hanno finalmente una copertura

Il Gran consiglio ha dato il via libera al credito di 75 milioni di franchi, di cui 51 della Confederazione, per sostenere le imprese in ‘lockdown’

(Archivio Ti-Press)

«La Svizzera ha gestito bene le misure economiche. Sono stati decisi a livello federale aiuti generali e settoriali (sport, cultura e media). Oggi votiamo due crediti cantonali, uno per i casi di rigori e l’altro per le prestazioni ponte Covid», ha affermato in apertura di dibattito Matteo Quadranti (Plr), relatore del rapporto sul messaggio per i casi di rigore. Aiuti che dovrebbero mitigare le conseguenze negative della pandemia di coronavirus. Quadranti ha ricordato che dopo la primavera nera, con un pesante crollo del Pil a livello nazionale, le attività economiche stavano riprendendosi. «Il mercato del lavoro pareva stabilizzato», ha precisato l’esponente radicaleliberale. Un segnale che le misure di aiuto federale stavano dando i loro frutti. Ci però sono settori che ancora arrancano e che alla luce delle chiusure di negozi, ristoranti e bar, oltre alle attività culturali, decretate un mese fa non fanno ben sperare per il futuro. «La situazione è quindi molto incerta, per questa ragione arrivano questi aiuti (in totale circa 75 milioni di franchi, 110 se la Confederazione) che sono frutto di una consonanza di vedute tra Confederazione e Cantoni», ha ricordato Quadranti che ha poi spiegato cosa si intende per caso di rigore: le aziende che non hanno chiuso per decisione dell’autorità, ma hanno visto diminuire la cifra d’affari nel 2020 di almeno il 40% o quelle oggetto di provvedimenti pubblici (chiusure, ndr) per almeno 40 giorni a partire dallo scorso 1° novembre e fino al prossimo 30 giugno. Per queste ultime c’è una via semplificata per accedere agli aiuti a fondo perso (tra il 5 e il 20% della cifra d’affari. «Anche le imprese del primo caso, che hanno bisogno di una certificazione da parte di un revisore contabili, avranno fino a 2500 franchi di costi per la pratica coperti dal cantone. Ci sono anche sanzioni penali per chi sgarra (falso in documenti o truffa)», ha precisato Quadranti. La procedure semplificata non sarà comunque una cambiale in bianco. «Queste ultime dovranno presentare comunque il rendiconto Iva». «Toccherà poi al governo – ha ricordato Quadranti – specificare per quali settori e come saranno ripartiti questi aiuti mirati a coprire i costi fissi».

Tutti d’accordo o quasi

«Le imprenditrici e gli imprenditori di piccole, medie e grandi aziende faticano ad andare avanti. Attiviamo immediatamente questi aiuti, così porteremo una boccata d’ossigeno importante su più fronti» afferma la capogruppo del Plr Alessandra Gianella. Che aggiunge come sia «fondamentale che ciò avvenga in modo rapido e non burocratico, questi soldi devono essere subito messi a disposizione delle 4-5mila imprese in Ticino che possono beneficiarne. La situazione è difficile e drammatica, senza un sostegno tempestivo ci saranno molti fallimenti». Ma ciò detto, Gianella avverte: «Teniamo presente che le risorse non sono illimitate e vanno gestite nel migliore dei modi».

Il capogruppo della Lega Boris Bignasca annota che «il diluvio è la crisi e la pandemia, l’arca di Noè questo provvedimento: un’arca costruita però con la legna della Confederazione messa da parte grazie alle imposte dei cittadini. Dovremo, però, rimanere vigili e capaci di rimodulare rapidamente il tutto se ne sarà riscontrato il bisogno».

A mettere più di un puntino sulle i è il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni: «Questo credito non è un aiuto o un sussidio, ma un risarcimento o un indennizzo. Lo Stato per contenere la pandemia ha impedito a molti di esercitare la propria professione, queste persone hanno il diritto a essere risarcite: in uno Stato democratico e di diritto una limitazione dei diritti fondamentali esige un’adeguata contropartita». Per Agustoni va bene il provvedimento, «ma c’è ancora molto da fare. Dobbiamo coniugare rapidità e scrupolosità». Ma per il momento occorre «non scivolare nel trionfalismo e nella pretesa di aver fatto tutto quello che potevamo fare, le cifre messe a disposizione come Cantone sono tutto sommato modeste: lo 0,7% delle uscite correnti, non da far tremare i polsi».

Per il capogruppo del Ps Ivo Durisch ancora una volta «è importante ribadire che la presenza di uno Stato solido è fondamentale per permettere a cittadini e aziende di far fronte alle difficoltà, l’obiettivo è non lasciare indietro nessuno e garantire a tutti un futuro. Quindi no a sgravi fiscali, no a riduzioni di servizi e prestazioni oggi necessari». Anche per Durisch la situazione «deve essere monitorata, ma non modificata in maniera peggiorativa». E il capogruppo socialista annota, a margine ma non più di tanto, che non ci si può fermare a questo: «Il settore culturale ad esempio non può accedere a questi casi di rigore, vanno modificate le basi di accesso agli aiuti perché anche questo settore possa beneficiare di aiuti immediati».

Prendendo in prestito le parole dell’economista Milton Friedman, il democentrista Paolo Pamini rileva che «i pasti gratis non esistono». Questi aiuti l’Udc li sostiene, «ma a malincuore». Perché «qualcuno pagherà questa fattura: non siamo nel mondo degli angeli che vivono solo d’amore».

Per i Verdi, la coordinatrice Samantha Bourgoin dice che «la mancanza di scelte chiare e di garanzie di giusta protezione economica ha ipotecato a lungo termine la ripresa. Riteniamo che questa debba essere presa a carico dalla Confederazione e in modo sussidiario dal Cantone, con un Consiglio di Stato che però dovrebbe osare maggiormente».

Dal canto suo, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta dopo aver ribadito che quello in discussione è «uno strumento volto ad attenuare le difficoltà che interessano il tessuto economico», ad alcune critiche sull’importo di questi aiuti risponde: «Oggi (ieri, ndr.) il Canton Friburgo ha presentato un messaggio con una cifra complessiva di 54 milioni. Noi stiamo sfruttando al massimo tutti i margini che ci sono dati».

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