Ticino

Medico del traffico, niente anticipo e tariffe fisse

Il Gran Consiglio sconfessa rapporto di maggioranza e Consiglio di Stato e si schiera con le proposte dell'Udc

Ti-Press
24 giugno 2020
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Niente più pagamento anticipato delle prestazioni del medico del traffico, inserimento di un limite tariffale di 180 franchi l’ora (250 franchi per i casi più complessi) e l’impossibilità di effettuare analisi di laboratorio da lui stesso richieste. Bocciate dal rapporto di maggioranza firmato dal liberale radicale Alessandro Cedraschi (Plr) e dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, le proposte dell’iniziativa parlamentare elaborata di Paolo Pamini (Udc) sono state invece accettate dal Gran Consiglio. Grazie a un cambio di maggioranza rispetto a quanto uscito dalla Commissione sanità e sicurezza sociale, con la Lega che dopo aver firmato con riserva il rapporto di maggioranza in Aula ha sostenuto il rapporto di minoranza di Tiziano Galeazzi (Udc).

“Oggi sappiamo che con l’Istituto cantonale di medicina legale i medici del traffico di livello 4 sono due, ma in merito a tutto il funzionamento con gli auspici non si fa nulla” dice davanti al plenum il democentrista: “Occore regolare situazioni di un passato che va sanato”. Riferendosi, va da sé, alla lettera che l’anno scorso l’avvocato Tuto Rossi, forte del sostegno di 130 persone, ha inviato ai deputati denunciando situazioni che hanno visto coinvolta l’allora unico medico del traffico di livello più alto, la dottoressa De Cesare. In particolar modo sull’onorario. Che per Galeazzi era una delle situazioni da sanare, “perché si è presa a riferimento una tariffa del Tarmed senza che fosse necessario”. Il vincolo tariffale introdotto, nota invece Pamini, “garantirà comunque un salario annuo tra i 360 mila e i 500 mila franchi: è di tutto rispetto”. Aggiungendo, uscendo dalla questione prettamente remunerativa, “che siamo in uno Stato di diritto: esattamente come il più efferato assassino ha diritto a un giusto processo e a essere trattato secondo le procedure, credo fermamente che anche chi ha violato il codice della strada, senza essere scusato, abbia diritto a un trattamento dignitoso”. Il capogruppo Udc Sergio Morisoli annota dal canto suo che sul rapporto tra Stato e cittadino “fiducia, credibilità e trasparenza istituzionale sono da accentuare a maggior ragione quando come in questo caso c’è una soppressione, anche se giusta o parziale, di una libertà”.

Ma di cambio di maggioranza si parlava, e la posizione della Lega è spiegata da Andrea Censi: “Giustificare le tariffe dicendo che il medico del traffico è un libero professionista non sta in piedi. Se è vero che opera in piena autonomia, è altresì vero che chi si reca in questa struttura lo fa su richiesta dell’autorità”. Persone che, riprende il deputato leghista, “per colpa di una cena allegra hanno perso il lavoro e, impossibilitate ad anticipare le laute tariffe richieste, hanno problemi anche a livello lavorativo, affettivo e personale: è gente che ha perso lavoro, dignità e salute”. Assente dalle firme su entrambi i rapporti, il Ppd ha scelto in extremis di schierarsi con quello di Galeazzi. Per Lorenzo Jelmini “chi ha commesso degli errori non può essere confrontato a costi e spese esorbitanti, che diventano una doppia pena per chi è meno abbiente”. L’anticipo delle spese per il granconsigliere popolare democratico “presuppone una sorta di presunzione di morosità del cittadino nei confronti dello Stato e la tariffa oraria stabilita nell’iniziativa è congrua”.

A poco, insomma, è valsa la difesa di Alessandro Cedraschi del proprio rapporto: “Le richieste sono state formulate partendo da qualche caso usato ad arte da qualche azzeccagarbugli e sono fondate sulla cultura del sospetto”. Di più: “Le parcelle in Ticino sono nettamente inferiori rispetto al resto della Svizzera, e i medici applicano le proprie tariffe in base alla complessità dei casi e alla difficoltà della perizia: comprendendo costi amministrativi e delle analisi di laboratorio”. Tariffe sulle quali per Cedraschi “nemmeno si può entrare in materia, agendo loro da liberi professionisti. Come sono i medici a doversi esprimere sul frazionamento del pagamento, non è competenza dello Stato”.

Forte l’opposizione dal Partito socialista, la cui co-presidente Laura Riget riferendosi all’intervento di Censi esclama che “vessazioni, trattamenti ingiusti, lacrime e perdita di dignità sono termini che vorremmo sentire per le persone che faticano ad arrivare alla fine del mese, per le donne pagate meno degli uomini, per chi fugge dalle guerre o per le vittime degli incidenti stradali: non per alcuni automobilisti incoscienti”.

Sconfessato dall’Aula (e dalla Lega) anche Norman Gobbi: “Questa iniziativa vuole regolare tariffe di liberi professionisti, che non sono dipendenti dello Stato”, ripete sostenendo quanto affermato da Cedraschi. Per poi contestare nel merito il concetto proposto da Pamini: “Potenzialmente se con un decreto legislativo si fissa una tariffa oraria, questa può regolare e calmierare ma niente esclude che poi le ore fatturate siano più di quelle effettivamente usate per la perizia”. E anche sul pagamento anticipato Gobbi si è schierato contro: “Se una perizia risulta negativa sarò molto meno propenso a pagarla, dopo”. E tornando su quanto affermato da Morisoli, il direttore del Di rimarca che “non è raccontando storie che si rafforza fiducia stato cittadino, semmai lo si mina. Errori di forma ci sono stati, lo ha rilevato anche il Tribunale cantonale amministrativo: ma la sostanza è molto più essenziale della forma”.

Quando si è capita l’aria che tirava, è partita la contraerea del Plr. Prima lo stesso Cedraschi annota che “ancora una volta la Lega cambia il vento come vuole, sono stati firmati dei rapporti anche se con riserva”. Poi è la capogruppo Alessandra Gianella a rilevare amara che “le discussioni in commissione servono a poco, così come le firme sui rapporti. Cambiare idea all’ultimo minuto dopo le firme non è un modo serio di lavorare”. Tant’è. Per la seconda volta in questa sessione - dopo l’iniziativa cantonale Ppd sulla protezione dal licenziamento delle neomamme - è un rapporto di minoranza a passare. E Galeazzi, sedicente “solo come Calimero” nel suo intervento, con 41 favorevoli, 30 contrari e 6 astenuti una maggioranza l’ha trovata.

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