Ticino

'Il Ticino resta importante per Efg'

Franco Polloni, responsabile della regione Svizzera e Italia, dopo l'integrazione di Bsi non esclude acquisizioni per crescere

(Ti-Press)
1 febbraio 2020
|

Nel suo ultimo rapporto la Finma ha elencato una serie di rischi per la piazza finanziaria svizzera: i bassi tassi d’interesse; il mercato immobiliare; il cyber risk (violazione sistemi informatici); il post Libor (il futuro tasso di finanziamento interbancario); il riciclaggio di denaro e la difficoltà di accesso al mercato. Su quest’ultimo aspetto l’Associazione bancaria ticinese da anni tiene alta la guardia, ma l’accesso al mercato italiano dalla Svizzera è di fattonegato con il rischio di delocalizzazione di attività dal Ticino – per esempio – verso l’Italia. «Quello dell’accesso al mercato è un nodo gordiano che la piazza e le autorità devono fare di tutto per cercare di risolvere», ci spiega Franco Polloni, head of Switzerland & Italy region di Efg. «Per ora il sistema ha retto, ma alla lunga non si può escludere che si sviluppi una presenza direttamente in Italia con il rischio di perdere competenze preziose per il territorio», afferma Polloni che ricorda che il «vero e proprio peccato originale è stato firmare una roadmap con il governo italiano nel febbraio 2015 senza contropartita e senza un impegno vincolante. La piazza finanziaria – ricordo – ha supportato il cambio di paradigma spingendo la clientela italiana a regolarizzarsi».

La caduta del segreto bancario è stata invece bene assorbita in altre piazze finanziarie nazionali? 
Conosco bene la realtà di Zurigo. Una città che è una sorta di metropoli a misura d’uomo che in questi anni è stata capace di attirare capitali, risorse umane e tecnologia ed esser bene identificabile anche a livello internazionale. Si tratta di un mix ottimo dal punto di vista dell’economia e della ricerca con la presenza del Politecnico e dell’Università. Anche dal punto di vista bancario, a Zurigo si è stati capaci di passare dal concetto di segretezza a quello di sicurezza (legale, fiscale e sociale, ndr). Le competenze sono quindi riconosciute e sono state un traino per uno sviluppo importante della piazza economica zurighese e anche delle attività di Efg.

Il Ticino dovrebbe quindi assomigliare di più a Zurigo?
Più dei decenni scorsi, Zurigo sta esercitando una forza centripeta nei confronti delle altre piazze economiche. Più che somigliare a Zurigo, il Ticino dovrebbe accorciare le distanze culturali e non solo fisiche. Con AlpTransit e prossimamente con l’apertura del tunnel del Monte Ceneri questo è avvenuto e avverrà ancora di più. L’adesione del Ticino nell’organizzazione di promozione Greater Zurich Area va in questa direzione come pure tutti i progetti di collaborazione accademica con il Politecnico. Penso alla facoltà di biomedicina, per esempio. La sola leva fiscale non è più sufficiente ad attirare imprese e persone.

Rimaniamo alla piazza finanziaria ticinese. Il processo di consolidamento continuerà?
Il processo di consolidamento continuerà perché serve avere una taglia sempre maggiore per restare competitivi sul mercato. Questo processo non si vede solo sul piano locale, ma anche su quello nazionale e internazionale. Il consolidamento sarà quindi possibile. I tassi d’interesse bassi, inoltre, non aiutano le banche e spingeranno a creare diverse economie di scala. Per quanto riguarda Efg, come ha detto anche di recente il nostro Ceo Giorgio Pradelli, terminata l’integrazione di Bsi siamo ora concentrati sull’attuazione del piano strategico 2022 presentato lo scorso anno. Questo piano prevede principalmente una crescita organica ma essendo una banca molto solida con capitale sufficiente non escludiamo opportunità per acquisizioni strategiche e complementari sia in Svizzera che all’estero. A marzo scorso, per esempio, abbiamo rilevato un gestore patrimoniale in Australia.

I livelli occupazionali rimarranno stabili?
Per quanto riguarda Efg il Ticino è la principale location in termini di impieghi. Ripeto, il piano di riorganizzazione a seguito dell’integrazione di Bsi è terminato. Il piano sociale per il personale, che si è esaurito il 31 dicembre scorso, è stato prorogato fino al prossimo 31 marzo e ora stiamo negoziando con i partner sociali un nuovo piano. È importante sottolineare che la scelta di negoziare un nuovo piano sociale è un’iniziativa che riflette la nostra attitudine di datore di lavoro socialmente responsabile e attento ai propri dipendenti. In generale, tutti i principali gruppi bancari globali sono impegnati in un processo di efficienza per adattarsi alle mutate condizioni e questo vale anche per un istituto attivo globalmente come Efg. Per quanto riguarda il settore bancario in Ticino, quest’anno festeggiamo cento anni dell’Abt; sono cento anni di esperienza e professionalità che rappresentano certamente una buona base per crescere ed essere competitivi anche in futuro.

Le prospettive economiche 2020 – La svolta verde potrebbe far partire una sorta di ‘new deal’ in Europa

Lo scorso anno, su dieci previsioni fatte dal responsabile degli investimenti di Efg, otto si sono realizzate pienamente e due solo parzialmente. È quindi un buon bilancio quello di Mozamil Afzal, Cio di Efg Asset management che a distanza di un anno è ritornato al ‘The View’ di Paradiso. Secondo l’economista britannico, la crescita economica globale non dovrebbe arrestarsi quest’anno. Addirittura gli Stati Uniti dovrebbero inaugurare l’undicesimo anno consecutivo di espansione economica. Uno dei periodi più lunghi negli ultimi 165 anni. Il commercio internazionale, sotto pressione negli ultimi due anni dopo gli scontri commerciali tra Stati Uniti e Cina, è stato uno dei motivi che hanno alimentato i timori di una recessione. Così però non è stato. Anzi, con un nuovo accordo commerciale tra Washington e Pechino, la dinamica del commercio internazionale dovrebbe ritornare positiva con una sorta di tripolarizzazione (Nord America, Europa e Asia). Questo dovrebbe generare una sorta di assetto variabile tra le tre macroaree per quanto riguarda gli accordi commerciali.

La dinamica salariale dovrebbe riattivarsi, almeno nei paesi occidentali dove i salari sono rimasti bassi troppo a lungo. In termini reali – hanno fatto notare Afzal e Stefan Gerlach, capoeconomista di Efg – negli Stati Uniti attualmente i salari più bassi sono allo stesso livello della fine degli anni 60. I livelli salariali dovrebbero aumentare pure nelle economie emergenti grazie al recupero di produttività. Anche l’austerity dovrebbe essere in via di normalizzazione.

Negli Stati Uniti la spesa in deficit non è mai stata veramente un tabù. Ma è in Europa che questa svolta potrebbe vedersi maggiormente grazie al ‘new deal’ ecologista fatto proprio dalla Germania. Per Afzal e Gerlach questa svolta ecologista potrebbe segnare un cambiamento di paradigma economico.

L’anno appena iniziato è anche quello delle elezioni presidenziali statunitensi. Più che sbilanciarsi su chi sarà l’inquilino della Casa Bianca, la previsione è su chi sarà lo sfidante democratico di Donald Trump. Per i due economisti di Efg il favorito è Joe Biden, ma Bernie Sanders potrebbe essere la sorpresa delle primarie democratiche.

E il coronavirus rischia di avere un impatto sulla crescita economica globale? Nell’immediato, certamente sull’economia cinese, ma appena sarà stata arginata l’epidemia le attività economiche dovrebbero riprendere in modo molto rapido.

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE