Mendrisiotto

Salvaguardare i riali per proteggere il territorio

Lanciato un progetto di risanamento dei boschi del Basso Mendrisiotto per prevenire alluvioni e colate di detriti

Qui l’acqua può scorrere più liberamente
(Comal)
5 giugno 2023
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Un riale trascurato, in caso di forti piogge, può portare a un alto rischio di alluvioni. Era già successo nell'agosto 2005, quando la Svizzera tedesca fu colpita da piogge scoordinatamente forti, portando alla morte di sei persone e causando danni per 2,5 miliardi di franchi. Per prevenire tragedie simili, il Consorzio manutenzione arginature del Basso Mendrisiotto (Cmabm) ha lanciato un progetto di cura del territorio della Valle di Muggio, la cui prima tappa si è conclusa quest'anno. «L'attività preventiva è sempre più importante – ha detto il presidente dello Cmabm Rudy Cereghetti durante la conferenza stampa che si è svolta quest'oggi, lunedì 5 giugno –. Gli eventi meteorologici estremi sono sempre più all'ordine del giorno, ed è quindi importante intervenire non solo per urgenza o riparazione, ma soprattutto come prevenzione».

In Valle di Muggio 18 riali problematici su 20

In seguito ai risultati del Piano delle zone di pericolo (Pzp) dei riali di versante della Valle di Muggio si era constatata la necessità di eseguire importanti interventi di cura del bosco lungo 18 dei 20 riali studiati. Un riale diventa problematico quando al suo interno si accumulano legni e detriti che, in caso di forti piogge, rischiano di bloccare il normale scorrimento delle acque, portando quindi a potenziali alluvioni dovute al cedimento di questo blocco. La prima tappa del progetto di risanamento della valle, iniziata nel 2018, ha riguardato cinque riali. La prossima fase, che partirà quest'anno, vedrà il risanamento di altri cinque riali, e dovrebbe terminare nel 2029, mentre le fasi successive verranno avviate dopo il 2030.

Rientro dei costi grazie al legno

Gli obiettivi finali del progetto sono la rigenerazione del bosco per mantenere la sua funzione di protezione, la messa in sicurezza dei riali interessati, in modo da impedire la formazione di blocchi e il danneggiamento di opere di premunizione esistenti, e infine la valorizzazione del legno indigeno. Il legno recuperato dagli interventi, infatti, viene rivenduto, solitamente come combustibile. In questo modo, oltre a rientrare di parte dei costi – durante la prima fase si è riusciti a recuperare circa 100mila franchi su una spesa di poco meno di 800mila –, permette anche di diminuire l'utilizzo di combustibili fossili. Va detto che una larga parte del progetto è finanziata dal Cantone e dalla Confederazione, che nel caso della prima fase ha sussidiato il 70% della spesa, e si prevede una copertura simile anche nelle fasi successive.

Interventi speciali pure a Seseglio e Pedrinate

Nel corso dell'anno verranno anche risanati i riali di Seseglio e Pedrinate. Questa operazione è stata avviata nel 2022, dopo che il riale Maiocca – che segna il confine nazionale con l'Italia – si è reso protagonista di un'alluvione nel mese di settembre, con una colata di detriti giunta fino al sedime doganale, fortunatamente causando danni poco gravi. L'intervento per sistemare il riale è stato possibile grazie alla collaborazione con le autorità italiane, dato che parte di esso si trova Oltreconfine.


Comal
Il riale prima (sotto) e dopo (sopra) l’intervento

Lotta alle neofite invasive

Altra problematica sempre più frequente durante le opere di arginatura è quella delle piante esotiche invasive, che con la loro presenza destabilizzano l'ecosistema e, in alcuni casi, arrecano danni a persone e infrastrutture. Per questa ragione lo Cmabm ha promosso l’allestimento di un piano di gestione intercomunale delle neofite invasive, a cui hanno aderito sette degli otto Comuni consorziati. Manca il Comune di Coldrerio, in quanto già coinvolto nel progetto del Parco della Motta che prevede interventi simili.

Il progetto ha già svolto un rilevamento di queste piante su un territorio di circa mille ettari, e ha portato all'identificazione di oltre 1'600 nuclei di neofite, equivalente a circa 55mila individui. «Molte di queste piante sono state introdotte nel nostro territorio artificialmente – ha spiegato l’ingegnere forestale, Samuele Bonacina –. Queste piante hanno la caratteristica di riprodursi in maniera estremamente rapida e di essere spesso molto aggressive. Le radici del poligono giapponese ad esempio, possono crescere fino a sollevare l'asfalto, anche se in superficie può apparire come una pianta innocua. Un altro esempio è la famosa palma così comune in Ticino, che quando arriva in un bosco impedisce la crescita agli alberi locali. O ancora l'ambrosia, il cui polline può arrivare a danneggiare il sistema polmonare delle persone. Alcune di queste piante sono acquistabili, anche se ci si sta muovendo su più fronti per impedirne la vendita».

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