laR+ Mendrisiotto

Emergenza siccità: ‘C’è poco da stare tranquilli’

La situazione idrica nel Mendrisiotto prevista per questa estate sembra essere anche peggiore rispetto a quella dell’anno passato

In sintesi:
  • Le precipitazioni scarseggiano e le temperature sono più alte delle medie stagionali
  • In alcune comuni sono già arrivate le prime raccomandazioni per un uso parsimonioso
  • Mancano misure efficaci per far fronte al problema
La caccia all’oro blu
(Ti-Press)
14 marzo 2023
|

Con la scarsità di precipitazioni e le temperature sempre più alte rispetto alle medie stagionali, non dovrebbe sorprendere sapere che la situazione delle riserve idriche sia tutt’altro che rosea. In particolare nel Mendrisiotto, dove già durante l’estate del 2022 molti Comuni si erano visti imporre restrizioni sull’utilizzo dell’acqua, con multe che potevano arrivare fino a 10’000 franchi se colti a utilizzare la preziosa risorsa per scopi non domestici. E malgrado sia ancora solo inverno, a Breggia sono già state emanate le prime raccomandazioni e si avverte già uno stato di allerta presso le aziende idroelettriche della regione. Sia Ams di Stabio, che Age di Chiasso e Aim di Mendrisio riferiscono infatti che i livelli idrici attuali sono inferiori a quelli dello stesso periodo del 2022.

«Rispetto all’anno scorso stiamo già partendo col freno a mano tirato – dichiara Matteo Negri, responsabile della sezione acqua e gas di Stabio –. Per quanto riguarda la falda di Stabio, siamo sotto i 50 centimetri rispetto all’anno scorso: un livello che nel 2022 avevamo raggiunto solo in aprile». Un po’ meglio la situazione a Chiasso, almeno per le falde, dove le quantità sono nella norma. Un po’ diverso il discorso per le sorgenti: «In Valle di Muggio, dove si trova la principale sorgente, abbiamo al momento ancora un gettito normale, sufficiente a coprire il fabbisogno – spiega Michele Tadé, vicedirettore dell’Age e responsabile della sezione acqua e gas –. Però siamo al limite, perché solitamente siamo in esubero in questo periodo, e raggiungiamo questi livelli verso il mese di luglio. Diciamo che l’anno scorso non eravamo preoccupati, quest’anno sì».

Uno stato di emergenza che sta iniziando anche ad allertare una certa area della politica, dal momento che qualche giorno fa il partito Coldrerio rossoverde ha espresso la propria preoccupazione sul tema, richiedendo "che si attivi al più presto la creazione di una cellula di crisi intercomunale". Questo allo scopo di "monitorare costantemente la situazione idrica a livello di distretto nonché valutare e pianificare possibili soluzioni pratiche per rispondere tempestivamente a eventuali scenari di crisi che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi". La cellula dovrebbe includere tutti gli attori coinvolti nell’approvvigionamento idrico della regione, la protezione civile, pompieri e se necessario anche le relative strutture dell’esercito.

Piove poco e male

Anche il direttore delle Aim di Mendrisio Gabriele Gianolli non manca di esprimere una certa angoscia: «Adesso c’è ovviamente un consumo di acqua inferiore rispetto all’estate, ma l’assenza endemica di precipitazioni è estremamente preoccupante. L’anno scorso il Mendrisiotto è risultata la regione messa peggio: le precipitazioni che arrivavano da nord, o si fermavano nel Luganese o si dirigevano verso il Varesotto o il lago di Como, e lo stesso discorso valeva per quelle da sud. Insomma, qui le precipitazioni non arrivavano mai».

«Ad esempio la sorgente del Paolaccio – continua Gianolli –, in periodo di precipitazioni normali produce mediamente 90 litri al secondo, mentre oggi arriviamo a malapena a 30, e l’estate scorsa che eravamo ai minimi termini stavamo intorno ai 20».

«Quella della Valle di Muggio è una sorgente carsica (alimentata in gran parte dalle piogge, ndr) – spiega Tadé –, e lì ci accorgiamo che anche se piove, l’aumento del livello dell’acqua è di breve durata, segno che negli anfratti della montagna l’acqua rimane poca».

‘A corto di misure di emergenza’

A meno di grossi e continui rovesci, si può presupporre un’estate simile (se non peggiore) di quella precedente: quali sarebbero le misure di emergenza qualora dovesse realizzarsi questo scenario? «Possiamo dire che il Basso Mendrisiotto, o il Mendrisiotto in generale, sta già campando sui collegamenti di emergenza che si erano costruiti nei decenni – dice Tadé –. Ad esempio Morbio Inferiore aveva un collegamento di emergenza che è diventato quello principale dopo che il pozzo Polenta è stato chiuso nel 2008 a causa dell’inquinamento».

«Il nostro unico pozzo d’emergenza non si è ricaricato come speravamo – spiega Negri, riferendosi alla situazione di Stabio –, e anche lì siamo sotto di oltre un metro e mezzo rispetto alle aspettative. Si tratta in ogni caso di acqua non potabile che al momento utilizziamo, ad esempio, per l’annaffiamento delle aiuole o cose così. Qualora decidessimo di collegarlo alla rete idrica, dovremmo prima chiedere l’autorizzazione al Cantone e fare delle analisi specialistiche».

Quello di Stabio è inoltre uno dei pochi comuni che può fornire acqua all’acquedotto del Mendrisiotto e, nel caso alcuni comuni si trovassero in uno stato di necessità, si potrà fornire loro l’acqua in esubero. «Chiaramente non sarà facile, perché la priorità va al cittadino di Stabio, e solo dopo agli altri comuni».

Speranze riposte nel lago

C’è però una fonte d’acqua virtualmente inesauribile, costituita dal lago Ceresio. A Riva San Vitale sorgerà nei prossimi anni la stazione di potabilizzazione, per la quale è anche stato approvato un credito di otto milioni da parte del Dipartimento del territorio, che immetterà nuova linfa (o in questo caso acqua) nell’Acquedotto regionale del Mendrisiotto. La messa in funzione è però attesa per il 2026.

«Siamo in grande attesa della stazione a lago – dichiara Tadé –, perché non vi sono altre fonti di approvvigionamento e quelle presenti si stanno sempre più rarefacendo. È una soluzione già adottata in molte zone della Svizzera, e non è tanto per l’aumento dei consumi, che sembrano addirittura essere in diminuzione, ma appunto per la diminuzione delle fonti, che danno meno acqua o che vengono chiuse a causa degli agenti inquinanti».

Raccomandazioni di parsimonia

A differenza di Mendrisio e dei suoi quartieri, ma anche altri comuni come Coldrerio e Novazzano, dove l’estate scorsa erano state imposte pesanti restrizioni riguardo l’uso non domestico dell’acqua, nei comuni del Basso Mendrisotto attingenti dagli acquedotti di Stabio e Chiasso erano stati solo diffuse delle raccomandazioni di uso parsimonioso. «La popolazione ha reagito bene – afferma Tadé –, forse un po’ per rassegnazione o per la sensibilizzazione. Ma abbiano notato come la gente fosse disposta a lasciar seccare il proprio giardino malgrado non fosse espressamente vietato».

Particolarmente problematico è l’approvvigionamento dei quartieri di Arzo, Besazio e Tremona, per i quali è stato necessario l’utilizzo di un’autocisterna che portasse su l’acqua necessaria per la popolazione. In questi quartieri i divieti sono dunque durati ben oltre la stagione estiva, venendo tolti solamente a fine ottobre.

Tra le raccomandazioni rivolte alla popolazione vi sono ad esempio il preferire la doccia rispetto al bagno (risparmiando così fino a cento litri), l’uso della lavastoviglie rispetto al lavaggio a mano, ma anche l’irrigazione da effettuare durante la notte per lasciare che il terreno assorba l’acqua, e il rinunciare a cambiare ogni anno l’acqua delle piscine. Ma non è detto che, durante la prossima estate i divieti non andranno estesi anche agli altri comuni: «Se la situazione dovesse rivelarsi come quella dell’estate scorsa – spiega Corrado Noseda, direttore dell’Age – prenderemo gli stessi provvedimenti. Se dovesse essere peggiore, non escludiamo l’adozione di divieti e restrizioni».

Oro blu troppo economico?

Secondo Negri non ci sono però dubbi: l’acqua costa troppo poco. «È facile sprecare l’acqua quando questa costa meno di 1.50 al metro cubo (mille litri ndr.). Fosse a 5 franchi la gente non si metterebbe a irrigare i prati di giorno».

Tadé si dice invece più scettico a questo proposito. «Oggi come oggi la disponibilità c’è, e l’acqua costa davvero troppo poco – dice –, ma un drastico aumento di prezzo con il solo scopo d’invitare la popolazione a risparmiare non è possibile. Prima di tutto perché le aziende sono tenute a operare in regime di copertura dei costi. E poi come fare a definire la ‘soglia di dolore’ per la popolazione? Mi rendo conto però che un continuo stato di divieto è altrettanto intollerabile».

«Credo che l’approccio migliore – sostiene Gianolli – sarebbe quello di tassare maggiormente le persone che consumano di più per unità di tempo. In altre parole, far pagare di più a quello che riempie la piscina utilizzando trenta litri al secondo, rispetto a un consumo, magari anche simile, ma distribuito su un arco di tempo più lungo. Sono infatti questi picchi di consumo che mettono più sotto pressione il sistema, perché svuotano i serbatoi più in fretta di quanto questi riescano a riempirsi. Il problema è che al momento non abbiamo un sistema di misurazione adatto per rilevare questi picchi».

Guai anche per la fauna acquifera

Problemi che, oltre a colpire la popolazione umana, influisce pesantemente su quella ittica, come rivela Christian De Piaggi, presidente della Società pescatori del Mendrisiotto. «Ogni anno abbiamo a disposizione circa 100mila esemplari di trote lacustri da immettere nell’ambiente. Metà di questi sono già stati immessi come uova, mentre l’altra metà andrebbe messa in circolazione come avannotti (piccoli di pesce, ndr) verso fine marzo. Ma mi chiedo se abbia senso farlo con i livelli dell’acqua così bassa, con il rischio di doverli prelevare poco dopo per portarli al sicuro da qualche altra parte, prima che facciano la fine dell’anno scorso quando sono morti moltissimi pesci».

«Poche precipitazioni vogliono dire poca acqua – continua –, ma anche tante alghe, poco ossigeno e acque più calde, e le trote non tollerano oltre i 24 gradi. Ciò porta a una moria di pesci, e se le condizioni della prossima estate dovessero essere ancora così drammatiche, l’assenza di pesci influirebbe negativamente sui cicli di riproduzione futuri, danneggiando tutto il sistema, sia per gli animali che per i pescatori. Personalmente sono molto preoccupato, perché un anno come l’anno scorso non possiamo permettercelo. Qui ci stiamo giocando i nostri torrenti e i nostri corsi d’acqua».

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔