Colpo alla Loomis di Chiasso, condannato anche il 17esimo uomo

Per tentare il 'colpo della vita' si erano mossi in diciotto (vedi correlati). Obiettivo, i soldi del caveau della Loomis, ditta specializzata nel trasporto di valori di Chiasso. Un colpo organizzato in tutti i suoi dettagli: dai sopralluoghi all'utilizzo dello Jammer (uno strumento per disturbare le frequenze dell’impianto d’allarme), sino alla carotatrice che sarebbe servita per fare il (cinematografico) buco nella parete. Il tutto, come detto, per impossessarsi di tanti, tantissimi soldi.

Ma il 'colpo', che doveva svolgersi nella notte tra il 25 e 26 febbraio 2016, è andato ben presto a rotoli. Grazie all’operazione 'Ciambella' messa in atto sia dalle forze dell’ordine italiane che da quelle svizzere. Ad attenderli, quella notte, non c'era il sogno di una vita agiata per sempre, bensì la polizia. E dai primi arresti, colti evidenetemente sul fatto, si è giunti – grazie all’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli – a identificare tutta la banda, di Cerignola (Foggia) e dintorni. Questa mattina, davanti alla Corte delle assise criminali di Mendrisio presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, è comparso anche il diciassettesimo uomo.

All’appello, dunque, ne manca solo uno. Questa volta è toccato a cittadino italiano di 46 anni – difeso dall’avvocato Nadir Guglielmoni –, condannato (con procedura di rito abbreviato) a una pena detentiva di 32 mesi, 10 dei quali da espiare, il rimanente sospeso per un periodo di prova di due anni. Pena alla quale si aggiunge l’espulsione dal territorio elvetico per 8 anni. Il tutto per ripetuto tentato furto, danneggiamento aggravato e violazione di domicilio.

E un sogno (criminale) infranto.