Chiasso

Gli Urani traslocano al Penz. E rinasce l'ex grotto Grütli

Il Gruppo del rione di Boffalora cercava una sede. E porta a termine un'operazione di recupero della memoria collettiva

L'ex grotto Grütli, rinato a nuova vita (foto Ti-Press/G. Putzu)
16 luglio 2018
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Chi fra i chiassesi ha la memoria lunga, ieri, ha voluto esserci. Non capita tutti i giorni, del resto, di veder risorgere dalle ceneri un pezzo della storia di una comunità. Con il vecchio grotto del Grütli, quasi incastonato nella collina del bosco del Penz, l’operazione, però, è riuscita. Solo poco più di tre anni orsono sembrava destinato alla decadenza e all’oblio, dopo più di 5 lustri di abbandono. Oggi, invece, l’antico ritrovo di tanti brindisi e serate danzanti è letteralmente tornato a nuova vita. A poter vantare questo merito (a giusta ragione) è il Gruppo Urani del quartiere di Boffalora. Alla ricerca (quasi disperata) di una sede, ha finito con l’imbarcarsi in una missione che non solo si è rivelata possibile, ma che ha rinverdito più di qualche ricordo.

«Certo che ha cambiato proprio ‘faccia’», si lascia andare qualche visitatore spinto dalla curiosità di vedere da vicino l’opera compiuta. E chi lo riconosce più l’ex Grütli. Le sterpaglie hanno lasciato il posto a un piazzale ampio che fa spazio a tavoli e panche, l’area dove si balla e la pedana per le orchestre. L’edificio su due piani (e cantina a volta), poi, tinteggiato di un bel giallo e del tutto ristrutturato dal lavoro sapiente di carpentieri e artigiani (e su progetto dell’architetto Fabiano Bizzini), con i suoi sassi e le travi a vista è davvero accogliente. Manca solo l’iconografia del patto di alleanza fra Uri, Svitto e Untervaldo raffigurata sulla facciata, ma ormai irrecuperabile. E pensare che le mura, quelle originarie, riportano alla fine dell’Ottocento; anche se una datazione certa non c’è. «All’inizio pensavamo di rimetterlo a posto così, un po’ alla buona – ci dice il presidente dell’Associazione Urani di Boffalora Sandro Gerosa –, poi non ci siamo fermati. E il risultato adesso ci gratifica».

Certo, allontanarsi da Boffalora qualcosa è costato in fatto di cuore. «Lo dico sempre che siamo all’‘estero’ – scherza Gerosa –. Qui, però, abbiamo riscoperto un luogo fresco, tranquillo – lontano dal traffico, ndr – e sicuro anche per i bambini». Chi ha avuto l’intuizione? «È stato il precedente proprietario – Cesare Valsangiacomo, ndr – a proporcelo». Il presidente della Fondazione Urani Brunello Perucchi si guarda attorno sorridente: si vede bene che è soddisfatto. «Il nostro primo pensiero nel 2015 – dopo la vendita del Boffalorino, ndr – era stato quello di trovare la soluzione e una sede: non riuscirci avrebbe decretato lo scioglimento del gruppo. Ecco perché questo è un sogno che si realizza», ribadisce rivolto a quanti non hanno voluto perdersi il rituale taglio del nastro (rigorosamente giallo). Fra loro i volti noti di Fernando Bossi e Carlo Bracchi, i ‘vecchi’ Urani, la memoria storica. Dopo quasi 86 anni – «fra quattro anni festeggeremo il novantesimo e il rilancio», annota Perucchi –, di fatto hanno vissuto tre momenti di ‘rinascita’. Era successo nel 1967, quando i lavori autostradali avevano confinato il Boffalorino e le sue feste estive in un ‘angolo’, nel 1969 con il ritorno in sede e ora con il trasloco al Penz (che ha ribattezzato pure la manifestazione ‘Boff... al Penz’).

Nessuno nasconde che rimettere in sesto l’ex Grütli sia stata una impresa, anche dal profilo finanziario. «Quando abbiamo visto come era ridotto il vecchio grotto ci si sono rizzati i capelli in testa», ammette Gerosa. L’impegno era evidente: a conti fatti l’intervento è costato circa 760mila franchi, quasi del tutto pagati. La solidarietà verso gli Urani, in ogni caso, non è mancata. «Abbiamo potuto contare su centinaia di ore di lavoro dei volontari e anche le ditte ci sono venute incontro», tiene a far sapere Perucchi. «Abbiamo avuto altresì un buon riscontro da parte della popolazione che, come ha potuto, ha risposto al nostro appello», aggiunge Gerosa. Così unendo le risorse a disposizione con le donazioni e l’appoggio, tangibile, del Municipio, si è potuto centrare l’obiettivo. Ripercorsa la storia recente della nuova sede degli Urani, lì all’ombra del Penz, nei filmati rimandati di continuo da due schermi sistemati al primo piano dello stabile, quasi non sembra vero. Ma tant’è: oggi oltre al Gruppo anche le società chiassesi, fa presente il sindaco Bruno Arrigoni, per convenzione con il Comune potranno usufruire di questi spazi (e in forma gratuita) una volta l’anno. Non solo, le due sale ricavate su entrambi i livelli, con tanto di cucina e servizi, saranno affittate a chi ne farà richiesta. Un modo per condividere il vecchio Grütli con la cittadinanza che, proprio a Boffalora, nel prossimo futuro rischia di veder scomparire altri ritrovi storici.

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