Luganese

L’atteso Rapporto di sostenibilità di Lugano è realtà

I Verdi lo richiedevano dal 2017 ed era previsto dalle Linee di sviluppo della Città. Il sindaco Foletti: ‘Servirà per indirizzare la spesa pubblica’.

I giardini pubblici di Besso nel 2021
(Ti-Press)
6 marzo 2024
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Ambiente, governance e socialità. E finanze. Questi i quattro pilastri sui quali poggia il Rapporto di sostenibilità di Lugano, presentato oggi. Il primo del suo genere per la Città, ma anche il primo in Ticino. E lungamente atteso: se ne parlava da almeno due legislature. Vuoi per una mozione dei Verdi del 2017 che ne chiedeva l’adozione, poi finalmente avvenuta da parte del Consiglio comunale nel 2022; vuoi per il fatto che era previsto dalle Linee di sviluppo 2018-28 della Città.

E adesso ci siamo, con il Municipio che ai tre ambiti tradizionali della sostenibilità ha aggiunto gli indicatori finanziari. «Questo perché siamo convinti che solo attraverso una gestione oculata delle finanze sia possibile portare avanti una politica sostenibile», spiega il direttore del Controllo finanze di Lugano Mathias Marzorati. E come mai del rapporto si è occupato proprio il dicastero del sindaco? «Per una questione di indipendenza – replica Michele Foletti –: la sostenibilità è un tema trasversale che tocca praticamente tutti gli ambiti, volevamo che fosse una radiografia a beneficio della trasparenza, senza che fosse influenzata da esigenze di un settore in particolare».

Otto aree di riferimento

Per realizzare il documento, la Città si è affidata alle indicazioni del Global Report Initiative (Gri), «l’ente internazionale indipendente che definisce gli standard globali per ‘misurare’ la sostenibilità» chiarisce Marzorati. E quel che ne emerge, è un insieme di dati di vario genere, che si riferiscono principalmente al 2023 o all’anno più recente disponibile. Per arrivare a questi dati sono stati coinvolti numerosi ‘stakeholder’, ossia soggetti potenzialmente coinvolti dal progetto, sia interni – ossia municipali, diversi membri dell’amministrazione comunale e rappresentanti politici –, sia esterni: commissioni di quartiere, fornitori, enti e fondazioni culturali, scuole e università, società partecipate, istituti sanitari, associazioni di categoria, ente turistico e altro ancora. Dal loro coinvolgimento sono emersi otto temi chiave: sicurezza, spazi pubblici di qualità, decoro dell’arredo urbano, qualità dell’aria e dell’acqua, uso efficiente delle risorse idriche, crescita economica duratura e sostenibile, conciliabilità lavoro-famiglia e assistenza ai cittadini in difficoltà economica.

Mappati tutti i consumi energetici

Le cifre contenute nel Rapporto riguardano dunque questi temi. Parlando di governance, ad esempio, emerge il peso delle donne nelle istituzioni luganesi: su 1’622 collaboratori che la Città conta, il 44% sono donne. Tra i quadri superiori la loro presenza scende al 28%. In ambito sociale, emerge per esempio che i beneficiari del relativo Regolamento sulle prestazioni comunali nel 2023 sono stati 572 per un totale erogato di oltre 700’000 franchi. L’aspetto forse meglio approfondito è quello relativo all’ambiente: «Sono stati mappati tutti i consumi degli stabili della Città o nei quali vi è un’attività preponderante della Città, ma non si è tenuto conto di quelli in affitto in quanto i consumi dipendono dagli affittuari». Tenendo conto delle osservazioni di Marzorati, emerge che il 95% della copertura elettrica degli stabili comunali proviene da fonti rinnovabili. Quindici gli impianti fotovoltaici installati su edifici comunali, oltre 4’700 le tonnellate di anidride carbonica prodotta, «l’equivalente di 348 cittadini svizzeri nel 2021, secondo i dati del Global Carbon Budget», 286 nuovi alberi piantati.

‘Coerenti coi nostri obiettivi’

«Come si vede dal rapporto, Lugano si sta impegnando in diversi ambiti – sostiene Foletti –. Certo, tutto è migliorabile. Il tema è capire, rispetto a cosa è migliorabile? Mi sembra che quanto fatto sin qui sia piuttosto coerente con gli obiettivi delle Linee di sviluppo 2018-28. La questione è capire se in determinati settori si vuole più competitivi rispetto ad altri». E cinque settori sui quali concentrarsi nel futuro prossimo la Città li ha già individuati: attenzione all’ambiente e alla qualità urbana, ruolo di polo fra Nord e Sud delle Alpi, occupazione, valorizzazione dei quartieri, cultura e conoscenza. «Il documento verrà aggiornato ogni, sulla base degli stessi indicatori. Avremo la così la possibilità di misurare in quei settori l’evoluzione o l’involuzione della Città. Quindi sarà uno strumento per capire che progressi vengono fatti o non vengono fatti nell’ambito della sostenibilità».

‘Non sarà solo una vetrina’

Non servirà solo come vetrina? «No. È uno strumento che serve soprattutto a noi e all’amministrazione per capire se stiamo andando in una buona direzione o no». Un po’ al pari di ‘Lugano in cifre’? «In parte. ‘Lugano in cifre’ offre una serie di dati. Il Rapporto permetterà di fare dei confronti con altre realtà comunali. Siamo i primi in Ticino, come anche tra le dieci più grandi città svizzere». I Verdi, tuttavia, nella loro mozione del 2017 portavano esempi di rapporti simili presentati da altre Città già da diversi anni, come Zurigo, Losanna, Ginevra. «Sì, ma solo negli ultimi anni sono stati definiti degli indicatori più universali che possano poi essere certificati per la loro validità. Probabilmente gli strumenti delle altre Città sono basati su indicatori differenti, mentre noi ci siamo basati su quelli riconosciuti dal Gri». E a proposito dell’atto parlamentare ecologista e dell’obiettivo di dotarsi di questo strumento già annunciato anni or sono, come mai ci è voluto così tanto tempo? «Avevamo fatto un primo esperimento che non era andato bene, non eravamo soddisfatti della metodologia e per questo abbiamo deciso di rifarlo» svela il sindaco. E così, in soli otto mesi è stato realizzato un nuovo rapporto, che peraltro è stato certificato dal Gri per la sua validità e che sarà «uno strumento molto importante: ci permetterà di indirizzare la spesa pubblica. Ad esempio quando si decideranno i Piano di investimento o le politiche di sviluppo di determinati ambiti». E c’è da scommettere che servirà anche al legislativo per valutare l’operato dell’esecutivo.

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