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La resa dei conti: il 2023 chiude in positivo, ma in futuro?

Faccia a faccia tra cinque candidati al Municipio sul tema delle finanze. Aumento del moltiplicatore, Plan B e perequazione tra i temi trattati

Cinque voci a confronto
(Ti-Press)
22 febbraio 2024
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A confronto il sindaco Michele Foletti (Lega dei ticinesi), la municipale Karin Valenzano Rossi (Plr) e i candidati al Municipio di Lugano Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro e Più Donne), Edoardo Cappelletti (Pc-La Sinistra) e Michel Tricarico (Il Centro). Dallo stato di salute dei conti al Plan B fino alle prospettive: Si potranno mantenere investimenti 60 milioni all’anno (netti) e il moltiplicatore d’imposta al 77%? Cosa succederà con l'entrata in vigore della legge tributaria, e l'onere pubblico per il Pse?

Per cominciare, cosa indica il preconsuntivo 2023 della Città?

Foletti: Aspettiamo la fattura da Bellinzona per conoscere l’ammontare delle spese di trasferimento. A consuntivo però dovremmo chiudere, come negli ultimi anni, con un leggero avanzo di esercizio (il preventivo indica un disavanzo di 5,8 milioni, ndr.).

In futuro, si potranno mantenere investimenti 60 milioni all’anno (netti) e il moltiplicatore d’imposta al 77%? Cosa succederà con l’entrata in vigore della legge tributaria e l’onere pubblico per il Pse?

Foletti: Le finanze sono sotto controllo, ma c’è qualche nuvola all’orizzonte, come l’entrata in vigore della riforma fiscale sulle persone giuridiche. Come già detto, questa ci costerà una perdita di 20 milioni di gettito, mentre non è ancora possibile calcolare quanto sarà il calo del gettito con la riforma fiscale sulle persone fisiche. Per quanto concerne il Pse, l’abbiamo sempre annunciato durante la campagna referendaria che per finanziare il polo sportivo avremmo aumentato di tre punti il moltiplicatore. È chiaro che se non ci si vuole indebitare ulteriormente bisognerà capire come finanziare i 60 milioni di investimenti all’anno (lordi sono 90). Per i prossimi tre anni abbiamo la fortuna di avere gli incassi della Lalia, che corrispondono a 117 milioni di contributi.

Valenzano Rossi: È giusto che ci sia un controllo delle finanze. Anche quest’anno, potremmo mettere a consuntivo un leggero avanzo d’esercizio, il che però non ci esime dal monitorare la spesa dove ci sono margini di miglioramento nel funzionamento dell’amministrazione. La digitalizzazione potrà migliorare i processi interni e permetterci di usare meglio le risorse, e questo potrebbe aiutare in una gestione migliore dell’efficienza in termini di produttività della Città, come auspicato anche del Consiglio comunale. Riguardo il moltiplicatore, come liberale vorrei tenerlo attrattivo, ma è chiaro che con la riforma avremo difficoltà aggiuntive. Lugano vuole continuare a erogare servizi di qualità ai propri cittadini e sappiamo che, malgrado un moltiplicatore non tra i più attrattivi della regione, le aziende sono comunque contente di poter lavorare a Lugano. Gli investimenti sono necessari, se vogliamo ammodernare la struttura e continuare a essere la locomotiva del cantone.

Mirante: In base agli indicatori finanziari, Lugano è ancora la potenza economica del cantone. Credo sia un grande peccato che abbia perso un po’ della capacità politica di assumere un ruolo maggiore verso il Cantone. Mi riferisco alla riforma che è stata votata in Gran Consiglio, dove immagino sarà stimato a breve l’impatto, perché avendo i dati fiscali si può calcolare quale sarà la riduzione del gettito. In questo caso è un po’ particolare che non sia stata coinvolta una città così importante.

Foletti: È stata la Commissione della gestione a non coinvolgerci, non il Consiglio di Stato.

Mirante: Non so se spetta alla Commissione questo onere. Il Consiglio di Stato avrebbe dovuto comportarsi in maniera differente, invece di generare spese o mancati introiti importanti per le Città: non c’è stato il dialogo. Detto questo, non è tanto la quantità di milioni che si mettono in un piano finanziario (strumento dinamico che il Municipio aggiorna regolarmente), ma l’indirizzo a cui sono destinati. Il moltiplicatore differenziato tra persone fisiche e persone giuridiche sarà un tema che la Città dovrà affrontare anche con gli altri Comuni. Immagino che il Municipio abbia già regolari contatti con le aziende più importanti, che sono quelle che poi potrebbero essere toccate da questo tipo di azione. Parliamo sempre di investimenti come se fossero qualcosa che non intacca la spesa corrente. In realtà intaccano eccome il bilancio economico, sia con i loro ammortamenti che con le spese dirette, e non dimentichiamo gli interessi.

Cappelletti: Le finanze sono al momento sotto controllo. Va però detto che in occasione dei preventivi aleggia sempre una sorta di allarmismo tattico, che induce scelte che non rispecchiano le positive condizioni finanziarie. In effetti si riscontra, con regolarità, a preventivo uno scollamento significativo, che porta anche la maggioranza del Consiglio comunale a decidere su presupposti non sempre corretti e attendibili. Il piano finanziario presentato prospetta una traiettoria che io ritengo piena di incognite e per certi versi anche preoccupante, mentre per gli investimenti 24-25 è incoraggiante. Gli investimenti lordi, che vanno dagli 80 ai 100 milioni di franchi, sono da mantenere e se possibile anche accrescere, perché occorre rispondere ai bisogni della cittadinanza. Riguardo l’aumento del moltiplicatore, ha sorpreso il passo indietro in prossimità delle elezioni comunali, ma si prende atto e si guarda con favore il fatto che possa aumentare, mantenendo risorse che permettono di non compiere rinunce delicate.

Tricarico: Negli ultimi sette anni il carico fiscale è stato più leggero rispetto a quanto sarebbe stato prospettato dal Municipio, grazie alla proposta che aveva fatto il Centro di riportare il moltiplicatore al 77%, lasciando ai cittadini 70 milioni di franchi. Detto questo, le finanze della Città sono gestite in modo oculato. Sulla spesa si può ancora lavorare per rendere più efficiente la macchina Lugano, e avere un motore che consuma meno benzina. Preoccupano gli effetti collaterali della riforma tributaria, ossia il possibile innesco di una malsana concorrenza fiscale, tant’è che il Centro ha inoltrato un’interpellanza negli scorsi giorni proprio per chiedere al Municipio come intende procedere. Perché il tema non sono i 20 milioni di gettito in meno, che sono programmati, ma la perequazione finanziaria intercomunale. Dato che si fa una media sui cinque anni, vorrà dire che nei prossimi cinque anni la Città avrà minori entrate ma dovrà comunque pagare praticamente lo stesso contributo alla perequazione intercomunale. Urgono dunque contromisure, come il moltiplicatore differenziato. Riguardo gli investimenti, ci sono quelli per mantenere il patrimonio, che sia infrastrutturale o immobiliare, e altri per nuove opere che devono dare un valore alla società e al benessere dei cittadini. Per l’aumento del moltiplicatore, si sta facendo un investimento generazionale con il Polo sportivo, quindi l’adeguamento previsto può starci per finanziare queste opere.

Passiamo ora al Plan B. L’iniziativa di promozione della blockchain e delle criptovalute, può rappresentare un comparto idoneo sia per rilanciare e favorire l’occupazione, diventando così un sostituto dell’incasso del gettito che proveniva dalla piazza finanziaria fino a una decina di anni fa?

Foletti: Recuperare i 40 milioni di gettito delle banche persi tra il 2005 e il 2014 è impossibile. C’era una monocultura a Lugano, nel frattempo si sono sviluppati altri settori. Qualcuno ci sta dando soddisfazione, come il commercio all’ingrosso di energia e acciaio. Vedremo cosa porterà a livello di gettito complessivo questo nuovo settore. Negli ultimi due anni sono state aperte circa ottanta nuove aziende nell’ambito della blockchain e della tecnologia finanziaria. Il grosso vantaggio ottenuto dalla Città è soprattutto la visibilità. Stiamo dando degli stimoli anche alla finanza tradizionale per andare a scoprire nuovi strumenti, che sono quelli richiesti dagli investitori. I primi riscontri positivi sono arrivati da parte dei Family Office presenti a Lugano, che cercavano di poter fare investimenti alternativi in asset digitalizzati. Intanto, le banche hanno iniziato a fare servizi che riguardano custodia e trading di strumenti digitalizzati. Credo che siamo stati precursori. In marzo si inaugura l’Hub Plan B, con investitori privati che hanno acquistato un ex banca chiusa da cinque anni.

Lei menzionava la visibilità ottenuta con il Plan B, che però non è esente da controversie, legate a Tether, il partner principale della Città.

Foletti: Le tecnologie sono neutrali, dipende come le si usano. Quando è nato il dollaro nessuno pensava che si usassero i dollari per finanziare i terroristi. Invece oggi è la moneta più utilizzata per finanziare il terrorismo. Stando a quello che si sentiva due anni fa, Tether avrebbe già dovuto essere fallito, invece è ancora lì e si è dimostrato un partner solido, che ha saputo anche migliorare la sua posizione. Ho letto che nel quarto trimestre dell’anno scorso ha fatto più utili di Goldman Sachs, quindi inizia a essere anche uno dei maggiori detentori di buoni del tesoro americani.

Valenzano Rossi: Al di là delle criptovalute, sarebbe un errore riportare un’unica attività centrale come fonte di gettito. Per una città moderna, importante è poter differenziare la sua attrattività con diverse attività economiche sul territorio, per dare un impulso e attrarre anche dei profili giovani. La blockchain, ossia la tecnologia al di là della criptovaluta, è una iniziativa da supportare, perché abbiamo visto un’ottima rispondenza da parte anche di profili giovani. Questo indirizzo ha il merito di mettere in rete le università, diversificando le attività non solo finanziarie o solo criptovalute, ma declinate in tutti gli ambiti. È da salutare con favore anche il riscontro mediatico nazionale e internazionale di Lugano, profilata come una città che vuole guardare al futuro anche in ambito tecnologico. È chiaro che il tema delle criptovalute porta con sé anche delle discussioni in termini reputazionali, ma il progetto non si limita alla singola criptovaluta.


Ti-Press
Il Plan B, fortemente voluto dal sindaco, è stata una delle novità della legislatura

Mirante: Assolutamente d’accordo che non ci debba essere un’economia basata su una monocultura. Quello che forse oggi sembra mancare alla città, è una vocazione, un’identità. Mentre le altre città del cantone sembrano indirizzarsi, Lugano sembra ancora un po’ incerta dopo quanto accaduto con il settore finanziario. Non ho niente contro il Plan B, e fintanto che attività del genere non creano perdite non vedo perché debbano essere ostacolate. Non credo però che sia su questo genere di attività che si possa fondare la forza di Lugano. D’altra parte, sono state citate delle altre attività importanti come il trading delle materie prime, però sono anche settori soggetti a rischi, oltre a essere settori dove c’è un’altissima mobilità di aziende, non essendo esse legate veramente al territorio. Non dobbiamo dimenticarci che il settore bancario non è ancora proprio morto totalmente. Fortunatamente sta cercando anche di reinventarsi e a Lugano sta cercando di fare tanto.

Cappelletti: Un Municipio intraprendente è benvenuto. Di principio, non sono contrario alle criptovalute. Però, come sinistra, abbiamo espresso un forte scetticismo rispetto al Plan B, in particolare perché espone la Città a una tecnologia che presenta dei rischi accresciuti. È vero, come dice il sindaco, che le infrazioni si possono commettere con ogni strumento, ma è altrettanto vero che vi sono strumenti che questo rischio lo accentuano. Il pericolo legato alla mancanza di trasparenza, all’evasione fiscale, e al foraggiamento della criminalità organizzata, è stato riconosciuto da autorevoli esperti essere riconducibile alle criptovalute. La Città si sta legando a un partner controverso, Tether appunto, che è stato coinvolto in vicende giudiziarie estremamente preoccupanti, e che potrebbe sfociare in seri danni reputazionali, se non addirittura finanziari, alla Città. Non da ultimo, il Plan B ha dato la possibilità di pagare le imposte con le criptovalute. Ritengo che questo sia anzitutto una fuga in avanti della Città su un fronte molto delicato come il pagamento delle imposte, ma anche una possibilità che il Consiglio di Stato stesso, chiamato a esprimersi sul progetto pilota a livello cantonale, aveva considerato molto rischioso. La Città dovrebbe riprendersi una progettualità autonoma di sviluppo economico, per offrire nuove possibilità occupazionali e diversificare la piazza, valorizzando il ruolo della Divisione sviluppo economico, negli ultimi anni troppo assorbita dal Plan B, quando avrebbe dovuto e potuto rivolgersi ad altri settori dell’economia reale, allo sviluppo del tessuto locale.

Foletti: Qualcuno è rimasto accecato dal Plan B e non ha visto cosa ha fatto la Città in altri ambiti. Abbiamo portato lo Swiss Innovation Park a Lugano nel centro di competenze Lifestyle Tech, la digitalizzazione nell’ambito dei viaggi, della moda, dell’alimentazione e del primo centro di competenze riconosciuto, lo Swiss Innovation Park di Zurigo. L’Ufficio sviluppo economico non ha girato i pollici dal 2014 fino a oggi. La nostra non è una fuga in avanti: l’iniziativa è partita a Zugo a livello cantonale, con lo stesso nostro partner, quindi non siamo sprovveduti e non abbiamo inventato il Plan B. Prima di parlare, bisognerebbe leggere le risposte date ai numerosi atti parlamentari. Sull’opacità delle criptovalute, se sapete che cos’è una blockchain sapete anche che è pubblica e tutte le transazioni fatte a Lugano sono visibili. Gli organi di polizia europei hanno dichiarato che non vengono più usati i bitcoin per pagare riscatti perché troppo tracciabili.

Tricarico: Su questo tema, ci sono poche regolamentazioni. Le criptovalute sono una cosa, mentre la blockchain, ossia la tecnologia che ci sta dietro, sono un’altra e con quest’ultima le possibilità sono molte e spaziano in vari campi. Io però, più che di piano B, parlerei di piano C, ossia congressi e cultura, ma anche piano T, ossia il turismo, per non parlare del piano M-Z, ossia Milano-Zurigo. Lugano ha il grande vantaggio di trovarsi in mezzo a due poli estremamente forti, virtuosi e dove si possono cogliere le opportunità. Abbiamo delle condizioni di base così favorevoli, ed è su queste che bisogna spingere, cambiando la direzione rispetto a quello che avevamo con la piazza finanziaria. Bisogna lavorare parallelamente su tutti questi piani.

In merito alla questione dei rincari, sempre maggiormente onerosi per le tasche dei cittadini, la città potrebbe fare qualcosa di più?

Foletti: Viviamo in uno Stato federale, dove ognuno ha un compito sussidiario. Ci è stato chiesto di erogare contributi per pagare i premi di cassa malati dei cittadini, ma c’è la Confederazione che stanzia i soldi, c’è il Cantone con il suo Regolamento e la sua Ripam, mentre il Comune ha un ruolo sussidiario. Disponiamo del regolamento sociale, un aiuto puntuale ai cittadini dove la mano federale o cantonale non arriva, o arriva magari in ritardo. Non si può pretendere che la Città si sostituisca al Cantone in questi aiuti, non funziona. Poi è chiaro che tra pandemia e guerre abbiamo avuto dei rincari, penso all’energia elettrica. Certo si può fare sempre di più, ma se si vuole aiutare di più i cittadini bisogna anche fare delle scelte, perché non ci sono risorse per mantenere una Città con tutto quello che fa oggi a meno di non aumentare il moltiplicatore.

Valenzano Rossi: Il tema dei rincari non è attribuibile alle attività comunali. Segue logiche diverse con gli interventi dello Stato a livello federale e cantonale. La Città può essere efficiente nella propria gestione in modo da tenere il costo dei servizi il più basso possibile, mantenendo un’alta qualità dei servizi erogati. In maniera complementare a Confederazione e Cantone, la Città dovrebbe occuparsi dei bisogni puntuali, per i quali il Comune ha ancora la facoltà di poter intervenire con progetti specifici, come per esempio quanto realizzato nell’ambito del disagio famigliare.

Mirante: Oltre alla gestione efficiente, negli ambiti di sua competenza (nei settori di acqua elettricità, trasporti), la Città potrebbe pensare anche a preventivare perdite d’esercizio, se si ritiene di dover andare incontro alle esigenze dei cittadini. Sono scelte che implicano delle decisioni, come detto, di non piena copertura dei costi. A proposito di efficienza, ci si potrebbe interrogare in futuro sulla necessità di avere così tante aziende di trasporto pubblico sul territorio cantonale, dove forse ne basterebbero due per tutto il Ticino. Lugano fa già tanto per aiutare i suoi cittadini. Occorrebbe invece prestare maggiore attenzione elle emergenti difficoltà finanziarie degli anziani. Gli strumenti attuali di sostegno e complementari non bastano e si sta creando una povertà diffusa tra i pensionati.

Cappelletti: I premi di cassa malati, gli affitti e le bollette sono in aumento e la popolazione è sempre più in difficoltà. In questo contesto anche la Città, sfruttando appieno i suoi margini di competenza assumendo il ruolo sussidiario rispetto al Cantone e alla Confederazione, può dare un contributo concreto a favore delle fasce di reddito medio e basse. Come? Migliorando le prestazioni e delle soglie di reddito relative al Regolamento sociale comunale, che ancora oggi si limita a erogare prestazioni puntuali e non ricorrenti ed è rivolto troppo alle fasce di reddito più basse, senza considerare anche le altre, che subiscono una calo del potere d’acquisto. Il Municipio si è dimostrato poco generoso e troppo inerte, malgrado i risultati dello studio sulla povertà parlassero chiaramente. Il secondo strumento è la costituzione di un fondo per compensare l’aumento del costo della vita, che avevamo presentato (con Il Centro) in occasione dell’ultimo Preventivo che avrebbe permesso di dare una risposta straordinaria. Ma la maggioranza del Consiglio comunale non l’ha ritenuta finanziariamente sostenibile. Aggiungo anche un terzo strumento, ossia la politica dell’alloggio: Lugano rispetto alle altre città svizzere ha un parco immobiliare troppo basso per poter incidere sul mercato. L’obiettivo dovrebbe essere di rilanciare su questo fronte per aumentare gli alloggi di proprietà pubblica da mettere a disposizione delle fasce più deboli della popolazione. Manca la volontà politica di riconoscere queste priorità.

Tricarico: I rincari dipendono da fattori esogeni e purtroppo ricadono su tutti. Lugano è una città che ha bisogno di giovani, quindi bisogna prestare attenzione e sostenere di più le famiglie. Questo se vogliamo avere un futuro, nuove generazioni per contrastare la ‘fuga’ dei giovani. Occorre dunque incentivare l’insediamento di nuove famiglie in città. Questa è la vera sfida futura di Lugano e del Ticino, perché, nel confronto federale, siamo sicuramente il cantone più anziano. Questo è il tema se vogliamo raggiungere un equilibrio intergenerazionale. In prospettiva, la demografia ci delinea un aggravio di costi futuri.

Foletti: L’ultima pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica, in merito alla qualità di vita delle città, ha attestato che Lugano ha compiuto passi avanti significativi, in particolare grazie all’aumento di asili nido e numero di bambini per abitanti. Tra i nostri obiettivi c’è proprio quello di favorire l’arrivo di nuove famiglia in città. Rispetto alla povertà, la statistica ci mette all’ultimo posto tra le città per il numero di richieste di prestazioni assistenziali.

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