Luganese

Nove mesi al contabile ‘che non sa dire di no’

L’uomo, un 54enne del Luganese, è stato processato dalla Corte delle Assise criminali per essersi appropriato di 91mila franchi

Dall’ottobre 2016 al maggio 2018
(Ti-Press)
29 marzo 2022
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È un contabile «con un grande problema a dire di no e che su questo dovrebbe lavorare», per dirla con le parole del giudice Mauro Ermani, quello comparso oggi davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano per rispondere di ripetuta appropriazione indebita e ripetuta falsità in documenti. Reati che gli hanno portato una condanna a 9 mesi di detenzione e al divieto per tre anni di esercitare qualsiasi attività contabile indipendente. La Corte lo ha altresì invitato a togliersi «immediatamente» da tutti i Cda di cui è ancora membro. «Adesso basta – sono state le parole del giudice –. Di favori non se ne fanno a nessuno». L’uomo, un 54enne del Luganese, nel 2016 era già stato condannato a 24 mesi sospesi per tre anni per reati analoghi. Sei mesi dopo, nell’ottobre 2016, sono iniziati i bonifici e prelievi illeciti che lo hanno portato ad appropriarsi di 91’599 franchi. Malversazioni effettuate ai danni di una società di cui era amministratore unico e contabile a favore di una donna «di cui non ero innamorato» ma con la quale «c’era coinvolgimento emotivo. Ho agito per stupidità perché la signora da anni mi doveva un sacco di soldi», sono state le parole dell’imputato. Una tesi che non ha convinto il presidente della Corte. «La stupidità è un po’ poco rassicurante per una persona che ha la formazione da contabile federale». Lo scoperto nei confronti della società, rappresentata dall’avvocato Roy Bay, ammonta a 49’199 franchi.

Nel maggio dell’anno scorso, quando il processo era pronto per essere celebrato, il nome dell’imputato è comparso nel caso dell’abbellimento di una contabilità societario. «Volevo dare una mano a questi due signori che si sono trovati con una società che non potevano iscrivere a registro di commercio». L’inchiesta nei confronti di queste persone è coordinata dalla procuratrice Francesca Piffaretti Lanz. Accusa (il procuratore pubblico Andrea Gianini) e difesa (l’avvocato Olivier Ferrari) hanno proposto una condanna a 3 anni, di cui 6 mesi da espiare in regime di semiprigionia ritenendo la detenzione «inevitabile». Legge alla mano, la Corte ha rinunciato a una pena sospesa e ne ha inflitta una interamente da espiare. «Essendo contenuta nei limiti di legge – ha spiegato in conclusione Ermani – la stessa potrà eventualmente essere espiata in regime di semiprigionia o con il braccialetto». La decisione spetterà al Giudice dei provvedimenti coercitivi.

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