Luganese

Maroggia, sarà un Mulino più... ‘bio’

Reportage dal cantiere e intervista al titolare Alessandro Fontana, che svela l’aspetto e l’operatività della nuova struttura, pronta a gennaio 2023

(Ti-Press)
24 febbraio 2022
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Più biologico, più performante e più agevole. A oltre due anni dal terribile incendio che l’ha distrutto, il Mulino di Maroggia è pronto per un nuovo capitolo. I lavori di ricostruzione sono avviati: dopo l’ottenimento della licenza edilizia, il completamento della parte edile è previsto per settembre, il montaggio dell’impiantistica e l’installazione elettrica per ottobre. «Dopodiché l’ideale sarebbe di arrivare a gennaio con tutto pronto e collaudato» spiega il titolare Alessandro Fontana. Il progetto costerà circa 12 milioni di franchi e, grazie all’iniziativa di solidarietà #iosonoilmulino, ne sono stati garantiti finora 80mila. Siamo andati sul cantiere per fare il punto.

Agevolazioni con il maltempo

Il piano prevede l’edificazione di una torre nello stesso punto in cui sorgeva la precedente, distrutta dalle fiamme, accanto a quella ancora intatta; la ricostruzione del corpo principale in cui avverrà la produzione della farina; un’entrata sul lato della strada per le operazioni di carico e una per lo scarico del grano; la creazione di un mulino per la polenta e infine il risanamento della parte bruciata, con l’idea di mantenere l’architettura originaria di mattoni e finestre ad arco. Sono previste inoltre agevolazioni per la consegna del frumento, del grano duro e della segale per i coltivatori regionali. «Prima i contadini faticavano per portare la materia base fino al vagone del treno perché non c’era spazio tra l’edificio e il binario. Ora sarà possibile scaricarla anche con il maltempo perché con il sistema nuovo la fossa di consegna è coperta», spiega il titolare.

Proprio grazie a questa miglioria il Mulino è stato inserito nel Progetto di Sviluppo Regionale, «ci è stata riconosciuta un’importanza per il settore primario: i cereali li ritiriamo noi. Se così non fosse dovrebbero essere smerciati in Svizzera interna e si perderebbe il valore aggiunto del locale» evidenzia Fontana.

Macchinari più performanti

La funzione delle due torri sarà quella di contenere la materia prima, per una capacità stimata di 1’200 tonnellate ciascuna. Il grano verrà poi trasferito nel corpo centrale dove oltre a essere lavorato verrà stoccato, imballato e preparato alla distribuzione. «Il processo di fondo è lo stesso – racconta il titolare ma cambiano i macchinari che sono più performanti e automatizzati e hanno un livello superiore di sanificazione, importante per la questione della contaminazione crociata tra i vari prodotti. Inoltre, attraverso un sistema di miscelazione saremo in grado di offrire prodotti ancora più su misura: la scelta sarà più ampia e personalizzabile».

Verso una produzione biologica

Un’altra importante differenza rispetto a prima è che grazie alla nuova struttura il Mulino potrà lavorare anche il prodotto biologico. «Sempre più contadini fanno la conversione da agricoltura convenzionale a biologica, e questo implica che il grano non viene trattato. Perciò ci sarà un nuovo spazio concepito affinché si possa conservare la materia e lavorarla in maniera congrua senza contaminazioni con gli altri prodotti e attraverso un macchinario di tecnologia avanzata», racconta Fontana. Questo macchinario è una delle tecnologie più avanzate nel campo della lavorazione dei cereali e anche uno degli strumenti principali per la produzione biologica. Si tratta di una macchina dotata di selezione ottica che attraverso tre telecamere identifica i chicchi di grano colpiti da un fungo chiamato fusariosi e li espelle. «Questo strumento è importante nell’ottica della lavorazione bio perché laddove non si possono usare fungicidi, i funghi crescono e bisogna quindi essere in grado di selezionarli. Con i metodi tradizionali che sono basati sulla differenza di peso, non era possibile distinguere tra i chicchi con fusariosi e quelli senza perché il peso non variava in maniera rilevante».

Macinate fra 50 e 55 tonnellate al giorno

«Il potenziale di un mulino – sottolinea il titolare – si misura in base alla capacità di macinazione sulle 24 ore. Il nuovo impianto ci permetterà di funzionare 24 ore su 24, quindi andremo a concentrare la produzione in due o tre settimane al mese. L’impianto lavora meglio se non si ferma. Saranno macinate tra le 50 e le 55 tonnellate di prodotto al giorno. Avremo quindi più tempo per eseguire le miscele, gli imballaggi, la gestione del magazzino. Ci sarà una razionalizzazione». Un altro progetto dell’azienda, nato nel 2018, è Homebaker, un E-commerce che «permette di dialogare con il cliente e rifornirlo direttamente. Grazie a questo sistema i nostri prodotti hanno varcato i confini della Svizzera, per arrivare fino in Germania».

«La difficoltà è quella di gestire un progetto di dimensioni importanti in tempi brevissimi con in parallelo un’azienda completamente funzionante. Però siamo pronti per affrontare questo nuovo capitolo, per risorgere dalle ceneri, che ci hanno permesso di crescere e migliorare» conclude Fontana volgendo lo sguardo al futuro.

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