Luganese

Melide entra nella videosorveglianza di Lugano

Sottoscritta una convenzione fra i due Comuni. L’accordo è provvisorio: l’adeguamento della base legale è in corso. Telecamere posate in primavera

Le immagini saranno trasmesse alla Centrale operativa di Lugano, ma con dei vincoli
(Ti-Press)
26 gennaio 2022
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Anche Melide avrà un sistema di videosorveglianza. Ma l’occhio del ‘Grande Fratello’ sarà a Lugano. Ed è una novità per la città e il suo distretto. I due Comuni hanno infatti sottoscritto una convenzione, una prima di questo tipo, per permettere a Melide di collegarsi alla rete integrata Securcity cittadina. Le telecamere saranno posate durante la prossima primavera. Si tratta, però, di una convenzione provvisoria, in quanto a Lugano manca la base legale per procedere e pertanto durante i prossimi due anni – ossia entro la durata dell’accordo – in Città bisognerà adeguare il regolamento attualmente in vigore e proporlo al Consiglio comunale (Cc).

Sorvegliati accessi al paese, ecocentro, Lido

La questione origina nel 2020, quando il Municipio di Melide licenzia tre importanti messaggi: dapprima un regolamento comunale sulla videosorveglianza, seguito un paio di mesi dopo dalla richiesta di credito (290’000 franchi) per l’implementazione della stessa e dalla convenzione per integrarsi con Lugano. Sei i punti individuati per posare da subito delle telecamere. Alle rotonde della Stazione Ffs e della Swissminiatur e all’incrocio davanti al Lac Hotel dei lettori di targhe, sostanzialmente sulle tre direttrici principali verso Lugano, Morcote e Bissone. Telecamere per il riconoscimento del volto invece al porto William Ritter, al Lido e allo spiazzo fra scuole, casa comunale ed ecocentro. Il parco giochi di piazza Fontana e l’accesso agli spogliatoi del Lido sono infine le due postazioni individuate per espansioni future del sistema.

L’inghippo a Lugano

Il Cc approva il pacchetto a settembre 2020, ma al legislativo di Lugano non arriverà mai. Durante l’esame giuridico della convenzione, a Palazzo civico vengono sollevati dei dubbi sull’effettiva base legale del regolamento cittadino attualmente in vigore, che di fatto non prevede convenzioni con altri Comuni in quest’ambito. L’inghippo riguarda in particolare la protezione dei dati provenienti da un altro Comune: un ambito molto delicato, in quanto l’acquisizione e la conservazione di materiale di identificazione può configurare un’ingerenza nella sfera privata dell’individuo. Con l’accordo della Sezione enti locali (Sel) del Dipartimento delle istituzioni, si è trovata così questa soluzione: una convenzione temporanea, sottoscritta solamente dai due esecutivi, nell’attesa che la Città adegui il proprio regolamento.

Problemi? ‘No, sicurezza soggettiva’

«Si è creato un piccolo pasticcio tecnico, ma crediamo di aver trovato una buona soluzione» premette il sindaco di Melide. La richiesta è partita proprio dal suo Comune, come mai? Si sono verificati vandalismi, episodi di violenza o altri reati? «No, non in particolare – replica Angelo Geninazzi –. È un sistema che abbiamo definito ‘light’, di carattere preventivo. La sicurezza è un bene pubblico e abbiamo capito che questo sentimento sarebbe potuto essere rafforzato in modo importante con un sistema di videosorveglianza. Può essere utile e a maggior ragione se in rete con il resto della regione. E per questo l’accordo con Lugano secondo noi valorizza ulteriormente questi strumenti». Bisogna ora attendere che la convenzione provvisoria cresca in giudicato e successivamente si procederà con la posa delle telecamere, una decina in tutto. «Questo verrà fatto verosimilmente tra aprile e maggio, nei punti più sensibili del paese: alle strade d’accesso e nelle zone più delicate, in particolare sul lungolago. È la zona dove alla sera c’è meno controllo».

Lugano: ‘Base per ulteriori collaborazioni’

Per Lugano, come detto, è la prima convenzione di questo tipo ma non potrebbe essere l’unica. «Negli anni scorsi sono arrivate richieste anche da altri Comuni – precisa la capodicastero Sicurezza della Città Karin Valenzano Rossi –, tutte poi sospese in attesa dell’esito delle analisi del gruppo di lavoro cantonale sulla videosorveglianza. Con Melide il dossier è stato a un certo punto riavviato per via di una loro esigenza, legata anche al fatto che fosse passato ormai già da un po’ dal loro Cc». Il fatto che la Città debba ora rivedere il proprio regolamento è una cosa positiva: «Dovevamo comunque rivedere alcuni altri aspetti più generali del nostro regolamento, quindi abbiamo colto l’occasione per farlo. Inoltre questa è la prima esperienza di collaborazione, dalla quale si creano le premesse per future convenzioni». E a proposito di esperienza, Lugano ne ha ormai accumulata già un po’ in questi anni. «Forse anche per questo abbiamo una sensibilità accresciuta su questo argomento. Abbiamo cercato quindi di stilare una convenzione che fosse il più possibile pulita dal profilo della salvaguardia dei dati personali e di chi potesse accedere a questi dati».

I vincoli della convenzione

L’accordo prevede infatti che le immagini che arrivano alla Centrale operativa della Polizia comunale di Lugano, che ricordiamo è il Corpo polo della Regione III ossia del Luganese, verranno salvate separatamente rispetto a quelle della città e potranno essere visionate unicamente dal personale della Polizia Ceresio Sud, cioè quella di riferimento per Melide, e soltanto se designato dal comandante. Con un’eccezione: anche gli agenti della polizia cittadina possono accedervi, ma in casi urgenti e su richiesta della Polizia cantonale. Le immagini saranno conservate al massimo per 100 giorni – tranne in caso di inchieste civili, penali o amministrative in corso per i quali questo limite può venir esteso –, ma si tratta di un termine che non va considerato come prassi e che va giustificato con validi argomenti. Per quanto riguarda i costi, la posa e la manutenzione sono a carico di Melide, mentre le maggiori spese dovute allo stoccaggio a carico di Lugano.

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