Bignasco

Affinché ‘in bocca al lupo!’ sia solo un modo di dire

Per non perdere aziende e salvaguardare specie e prodotti alimentari unici Agrifutura studia misure e proposte innovative di sostegno agli allevatori

1 settembre 2023
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Il bisogno aguzza l'ingegno. Lo sapevano i nostri avi che, per allontanare la minaccia del lupo, in passato costruirono le ‘Lüere’, vere e proprie trappole per il predatore delle quali esiste, oggi ancora, ben conservata, una testimonianza a Bignasco, in Vallemaggia. Proprio a Bignasco, ieri, Agrifutura ha presentato ai media una serie di proposte e idee a sostegno degli allevatori, duramente colpiti dal ritorno del lupo nel nostro territorio. Misure e iniziative che toccano, come ha spiegato Giovanni Berardi, presidente di Agrifutura, il settore dell'allevamento del bestiame da reddito (in particolare quello caprino) e che non sono «frutto di teorie sui massimi sistemi, bensì focalizzate su problemi concreti che stanno mettendo in ginocchio il mondo contadino». Focus sul mercato del latte di capra, gli indennizzi e la situazione emozionale che molti agricoltori vivono sulla propria pelle a causa di questa difficile sfida/convivenza. Ma andiamo con ordine.

Manca la materia prima, addio specialità e razze

A parlare di mercato di capra e dei profondi cambiamenti intervenuti nell'ultimo decennio, la testimonianza diretta di Enrico Rezzonico, presidente del Consorzio allevamento razze caprine svizzere ticinese (che raggruppa una trentina di produttori), nonché allevatore di bestiame. In sintesi, da una filiera interessante germogliata e sbocciata attorno a questo settore produttivo con la nascita di aziende casearie specializzate e di prodotti alimentari di grande successo (come i noti ‘büscion’ di capra che spopolano su tutte le tavole durante la bella stagione) ci si è ritrovati, a distanza di qualche anno, con l'arrivo del lupo, a un brusco calo della produzione della ‘materia prima’. Le capre, prima libere di pascolare sugli alpeggi, sono costrette a vivere in spazi recintati, producono meno latte e di qualità spesso inferiore. L'economicità della filiera viene meno, gli allevatori sono portati a rinunciare all'alpeggio estivo e c’è chi ha addirittura preferito liberarsi delle greggi. Una fuga dal settore che, come ultima conseguenza, arrischia di far sparire dalla produzione prodotti d'eccellenza del nostro territorio (come il formaggio d'alpe misto mucca/capra) e addirittura specie come la Capra nera di Verzasca.

Ne sa qualcosa, in tutto questo discorso, la Lati, azienda di confezionamento e distribuzione dei latticini ticinesi, che deve fare i conti con marcate perdite finanziarie dal momento che viene a mancare mensilmente circa il 30% di latte caprino trasformato. Alessandro Corti, direttore della Lati, intervenuto in qualità di parlamentare, ha ricordato quanto «il capitale animale sia fondamentale per un'azienda agricola; aziende già in difficoltà subiscono quindi un'ulteriore mazzata».

Gli indennizzi non sono calibrati

A coloro che potrebbero obiettare ricordando l'esistenza di indennizzi elargiti da Confederazione e Cantone per i capi predati, Agrifutura risponde evidenziando le lacune del sistema: quest’ultimo non riconosce infatti il valore aggiunto derivante dalla trasformazione del prodotto: in altre parole la direttiva dei risarcimenti si basa esclusivamente sul capo del quale è stata comprovata la predazione da parte del lupo; non tiene quindi conto del reale danno che subisce l'allevatore, il quale non va rapportato solamente all'esemplare sbranato bensì allargato alla perdita di prodotto e al valore aggiunto che deriva dalla sua trasformazione. «Se il danno c'è, è giusto quindi che l'indennizzo sia equo e giusto» – ha sottolineato Rezzonico. A questo punto cosa fare?

Un fondo giuridico di aiuto e il sostegno psichico

La proposta concreta di Agrifutura è quella di creare un fondo giuridico (10mila franchi di capitale) in aiuto agli allevatori, che potranno così impugnare le decisioni di indennizzo qualora lo ritenessero necessario. Sulla falsariga di quanto avviene nel mondo vitivinicolo, dove i danni arrecati dalla selvaggina ai vigneti sono riconosciuti nel computo globale.
Tra gli aspetti evidenziati da Agrifutura e dei quali poco si parla vi è, non da ultimo, anche il carico psichico degli allevatori. Un problema da non sottovalutare. Le predazioni e i timori di possibili assalti del lupo al bestiame generano infatti in molti contadini una sensazione di ansia e di angoscia difficili da gestire. Un tema portato alla luce dall'Associazione donne contadine (e sul quale si è soffermata Katia Ambrosini) che dipinge un quadro veramente allarmante; il carico di stress derivante da predazioni spinge molti professionisti del settore agricolo ad abbandonare il mestiere; anche le pratiche legate ai rimborsi, spesso complicate e che richiedono tempi lunghi, non aiutano gli allevatori nel loro lavoro quotidiano. A tale scopo esiste un'Associazione (DebriSi) che offre un coaching per superare e gestire le sfide derivanti dalle predazioni. Agrifutura è pronta ad assistere le vittime di questi stati psichici indirizzandole su forme di aiuto specifico.

I tiri di inselvatichimento

Ultimo aspetto affrontato nella conferenza stampa, quello della sicurezza e della difesa delle greggi. La ricerca dei capi di bestiame dispersi e il recupero delle carcasse (senza le quali niente indennizzi) espone, non di rado, gli allevatori a rischi e pericoli per la loro incolumità, in quanto i resti dei poveri animali si trovano spesso in zone pericolose, ripide e di difficile accesso. Un aspetto che non può essere sottovalutato e che potrebbe approdare presto in Gran Consiglio. Infine la difesa del bestiame da reddito: da tempo si stanno studiando misure dissuasive e preventive, alcune già introdotte (come gli allarmi Sms, che però dovrebbero coprire simultaneamente tutto il Ticino e non solo le aree di avvistamento specifiche) altre in via di applicazione (è il caso dei collari Gps da applicare ai predatori per seguirne e anticiparne le mosse e dei collari a feromoni per ovicaprini). Accanto a questi ‘strumenti di monitoraggio’, per una gestione attiva in ultima analisi si chiede anche il diritto alla difesa del proprio gregge, sulla falsariga di quanto avviene in Francia. «Siamo convinti che lo Stato debba coinvolgere maggiormente allevatori e cacciatori a effettuare tiri di inselvatichimento non letali (o in casi estremi anche letali). Agrifutura appoggia quindi atti parlamentari in tal senso.

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