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È ora di dare delle risposte agli allevatori ticinesi

(Ti-Press)

Il tema del lupo ha oramai raggiunto livelli incredibili: allevatori disperati per le numerose predazioni, allevamenti a rischio chiusura o che prevedono di farlo se la situazione dovesse perdurare, Istituzioni che scaricano barile e ora, anche il settore turistico del cantone è in parte minacciato.

Fanno bene gli allevatori a protestare, hanno tutta la mia solidarietà. D’altronde rivendicano il diritto di lavorare e di non farsi depauperare il loro patrimonio, composto in gran parte da animali da reddito, da un predatore reintrodotto nel nostro territorio in modo scellerato.

La convenzione di Berna sottoscritta dalla Svizzera – ahimè senza riserve come invece fatto da altri Paesi – obbliga alla tutela quasi assoluta del predatore. Con un po’ di buona voglia si possono però facilmente trovare i margini di manovra per tenere sotto controllo l’espansione del lupo, evitando al settore dell’allevamento di vedersi eccessivamente minacciato. Basterebbe modificare l’ordinanza di pertinenza o la legge sulla caccia, i vari atti parlamentari depositati a Berna dai rappresentanti dei Cantoni alpini come il Ticino, spingono proprio in questa direzione.

Certo, già oggi ci sono Cantoni, che – in particolare Grigioni e Vallese – pur cercando di rispettare le leggi in vigore, trovano delle soluzioni per dare una risposta concreta agli allevatori. Non è il caso del Ticino, dove il Consiglio di Stato si limita ad attribuire la colpa dell’inattivismo al Consiglio federale.

Il problema non si limita più solamente agli innumerevoli danni causati dalle predazioni del lupo – che negli scorsi giorni ha pure ucciso un vitello – ma si ripercuote anche nella gestione del territorio e nel settore turistico.

Se gli allevatori dovessero viepiù abbandonare le attività minacciate dal lupo, la gestione di parte del territorio verrebbe a mancare e in alcuni casi si renderebbe necessario un intervento pubblico per sopperire a questo importante lavoro che oggi svolgono gli allevatori.

Anche il turismo è minacciato, perché meno allevatori significa meno greggi sui nostri alpeggi, un territorio meno curato e di conseguenza un impoverimento delle nostre montagne, con conseguente perdita di attrattività. Oltre a ciò, c’è il problema della difficile convivenza tra l’escursionista e i cani maremmani che sono stati recentemente impiegati a protezione delle greggi, dove purtroppo, oltre al lupo, minacciano e aggrediscono anche turisti ed escursionisti che passeggiano sui sentieri.

Nessuno vuole sterminare il lupo – anche volendo non potremmo farlo – ma è finalmente giunto il momento di scendere dalle comode poltrone delle Istituzioni, recarsi nelle valli con chi vive ogni giorno il problema, per trovare delle soluzioni ragionevoli, proporzionali e nell’interesse di tutte le parti coinvolte. Subito, prima che sia troppo tardi.

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