Locarnese

Livello del Lago Maggiore, la natura richiede flessibilità

Alzare la quota rischia di creare problemi alle aree protette in riva al Verbano, ma può aiutare il fiume a sud di Sesto Calende

Obiettivo: una gestione sostenibile delle acque lacustri
(Ti-Press)
17 luglio 2023
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Un sistema maggiormente flessibile della gestione delle soglie massime del lago, in particolare nel periodo 1 marzo-30 aprile. Queste in estrema sintesi le conclusioni del progetto “Parchi Verbano Ticino”, presentate e condivise il 12 luglio in una tavola rotonda. L'incontro si è svolto a Villa Picchetta, Cameri (provincia di Novara) e ha visto la partecipazione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, che coordina il tavolo istituzionale di sperimentazione sulla regolazione del Lago Maggiore, e di alcuni rappresentanti dell’Organismo di consultazione bilaterale italo-elvetico. L’auspicio: contribuire alle decisioni future per una gestione sostenibile del lago.

I risultati del progetto (i capifila sono l'Ente di Gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore per parte italiana e la Fondazione Bolle di Magadino per parte svizzera) arrivano dopo quattro anni di studi e ricerche sugli ecosistemi di riva del Verbano e sul fiume Ticino a valle della Miorina. L’obiettivo è “migliorare la gestione della risorsa idrica nel sistema Verbano/Ticino in ottica ambientale, tramite la valutazione degli effetti della regolazione dei livelli sugli ecosistemi naturali – si legge in un comunicato stampa diffuso al termine della tavola rotonda –. Lo studio ha rappresentato una preziosa occasione di confronto tra i numerosi soggetti con competenze diverse sul territorio, che hanno cooperato per un sistema di regolazione efficiente e sostenibile del lago e, di conseguenza, delle portate del fiume Ticino più a valle”.

Nell’ambito del progetto sono stati eseguiti analisi e rilievi nelle aree naturali protette del Verbano (Bolle di Magadino, Foce della Maggia, Fondotoce, Dormelletto, Bozza Monvalle, Sabbie d’oro, Angera e Sesto Calende) e sul fiume Ticino sublacuale nel periodo 2019-2023, esaminando diversi gruppi animali (uccelli, pesci, invertebrati) e vegetali. “La verifica degli effetti dell’innalzamento primaverile-estivo della soglia massima di regolazione (25 centimetri in più rispetto alla soglia in vigore dal 1943) è stata al centro delle analisi. Dai risultati emerge come un innalzamento prolungato dei livelli idrici, in particolare nel periodo inizioprimaverile, costituisca un fattore critico per la rigenerazione del canneto e il mantenimento delle sue attuali superfici lungo le sponde del lago, andando a inficiare il suo valore di habitat come sito di sosta per l’avifauna migratrice – indica il gruppo di lavoro –. In questo contesto, l’eventualità di aumentare la soglia massima di regolazione di ulteriori 25 centimetri, in particolare nei mesi di marzo e aprile, andrebbe ad accentuare le criticità evidenziate, con il rischio di compromettere gli obiettivi di conservazione delle aree protette lacuali”.

E ancora: “A causa della complessità dei fattori che influenzano gli equilibri degli ecosistemi fluviali, non è stato possibile indagare in modo diretto gli effetti della regolazione dei livelli del lago sul fiume Ticino sublacuale. Dal punto di vista ambientale, se da un lato l’innalzamento dei livelli del lago causa interferenze con gli habitat perilacuali (con particolare riferimento al canneto), dall’altro può essere garanzia di maggiori disponibilità idriche per l’ecosistema fluviale nei periodi più siccitosi durante i quali gli habitat fluviali possono subire effetti drammatici, a causa di portate ridotte per lunghi periodi, come ad esempio nel 2022”.

Per il fiume Ticino a valle della diga di Sesto Calende emerge che il rispetto dei valori del deflusso minimo vitale è prioritario per il mantenimento di buone condizioni delle specie fluviali e che valori di portata superiori, insieme a un regime idrologico il più possibile naturale, possono garantire una migliore qualità degli ecosistemi, una maggiore capacità autodepurativa, la connessione con i rami laterali del fiume e la conservazione degli habitat forestali attorno al fiume. “Tali obiettivi sono direttamente correlati alla costante disponibilità idrica a monte, favorita dal mantenimento di buone disponibilità idriche nel lago nei periodi tardoprimaverili e di inizio estate”.

Il possibile percorso da intraprendere, in un’ottica di regolazione sostenibile, “passa attraverso un’articolazione dei suoi livelli massimi maggiormente flessibile, tenendo conto degli effetti sugli ecosistemi naturali e dei molteplici fattori, in primis legati ai cambiamenti climatici, che condizionano la disponibilità della risorsa idrica per i diversi utilizzi”, è la conclusione. La gestione flessibile, in particolare nel periodo 1° marzo-30 aprile, “garantirebbe la rigenerazione dei canneti lacustri evitando la sommersione delle cannucce in fase di crescita. La possibilità di espansione dei canneti verso terra è un’altra strategia da valutare che merita approfondimenti”.

Lo studio è stato finanziato tramite i fondi per lo sviluppo regionale Interreg Italia-Svizzera, il Cantone Ticino (Ufficio dei corsi d’acqua e Ufficio della protezione della natura e del paesaggio del Dipartimento del territorio) e la Confederazione svizzera.

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