Locarnese

Delitto di Muralto, si torna in aula

Da martedì processo d’Appello per il 33enne, condannato in primo grado a 18 anni di carcere per aver strangolato la compagna nell’aprile del 2019

Il delitto avvenne in una camera dell’Hotel La Palma au Lac
(archivio Ti-Press)
17 ottobre 2022
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Torna in aula, alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno, la vicenda dell’omicidio avvenuto la notte del 9 aprile 2019 in una camera all’ultimo piano dell’Hotel la Palma au Lac di Muralto. L’inizio del dibattimento è previsto martedì 18 ottobre (con mercoledì 19 ottobre come giorno di riserva). Alla sbarra comparirà il 33.enne tedesco, condannato in primo grado a inizio ottobre 2021 a 18 anni di carcere per omicidio intenzionale. Un omicidio, aveva affermato in quell’occasione il giudice Mauro Ermani, «di livello elevato, prossimo all’assassinio». Al carcere si erano aggiunti 12 anni di espulsione dalla Svizzera.

Il 33enne aveva strangolato la sua compagna, una cittadina inglese che all’epoca aveva 22 anni, nel bagno dell’albergo. Per il giudice di prima istanza non si trattò dunque di un gioco erotico finito male, come sostenuto dall’imputato, ma di un violento litigio causato dal fatto che lei voleva lasciarlo (anche senza un soldo); litigio al culmine del quale l’uomo perse la testa, afferrò il collo della ragazza e strinse. Per la Corte, «la colpa è di grado molto elevato: ha voluto sopprimere la vita di una giovane donna che gli aveva dato amore, soldi e benessere».

Stando alla difesa, sostenuta dagli avvocati Yasar Ravi e Luisa Polli, la morte della giovane era invece stata causata da un gioco erotico finito tragicamente. Il 33.enne cittadino germanico, avevano argomentato i suoi patrocinatori chiedendone (invano) l’immediata scarcerazione, non aveva alcuna intenzione di ucciderla.

La Corte di appello e di revisione penale sarà presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (giudici a latere Rosa Item e Chiarella Rei-Ferrari), mentre l’accusa sarà promossa dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, la quale nel dibattimento di prima istanza aveva chiesto che l’imputato fosse condannato a 19 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di assassinio. Per Canonica Alexakis l’uomo aveva agito per meri fini economici; uccise la compagna per sistemare la propria disastrosa situazione debitoria.

Un argomento che, tuttavia, non era stato ritenuto valido dalla Corte di primo grado, seconda la quale la spinta all’omicidio era stata soprattutto la rabbia, visto che la ragazza aveva manifestato la chiara intenzione di lasciare il 33enne. Lei aveva scoperto le menzogne del suo compagno, che aveva affermato di essere un manager, ma che si era rivelato uno sfruttatore, e da ciò ne era scaturita una violenta lite, sfociata nell’omicidio.

Insomma, due tesi contrapposte che verosimilmente terranno banco nel corso del processo d’Appello.

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