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Apprendisti della Santa Chiara 'usati come ricatto'

I sindacati disapprovano la decisione della Direzione della Clinica di non accoglierli come pianificato. Critiche anche ai ritardi nei rimborsi del Cantone

20 aprile 2021
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Un'ingiustificata iniziativa intrapresa dalla Direzione della Clinica Santa Chiara che va a toccare gli apprendisti, già confrontati con una situazione occupazionale precaria, soprattutto in tempi di emergenza sanitaria. Da più parti si sono infatti levate voci di biasimo su quanto accaduto nella struttura sanitaria di Locarno, dove dei 13 apprendisti previsti, solo tre hanno potuto proseguire il loro cammino formativo. Il motivo adotto dalla Clinica cittadina? Misure di risparmio in attesa che il Cantone versi l'importo dovuto durante la gestione dell'emergenza Covid-19. Già confrontati con le difficoltà nel reperire un posto di tirocinio, gli stagisti, in questo caso, sembrano oltrettutto essere la vittima sacrificale di un tiramolla fra le parti.

I ritardi nei risarcimenti da parte dello Stato non aiutano

Raoul Ghisletta, segretario cantonale del Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari Vpod, si dice «molto preoccupato dalla situazione generale che si è venuta a creare nelle cliniche e negli ospedali a causa dei mancati introiti dovuti alla pandemia. Su questo aspetto la posizione del nostro sindacato a livello non solo ticinese, ma nazionale, è chiara: sono gli enti pubblici, principalmente i Cantoni, che devono pagare i maggiori costi e i deficit causati dalla pandemia nel settore sanitario. Su questo non ci piove». Ghisletta punta dunque il dito sul fatto che lo Stato abbia risarcito finora solo il 10% della cifra pattuita alla Santa Chiara: «Questa denuncia lascia interdetti, mi sembra incredibile che le cose non siano state ancora sistemate. È una considerazione che non riguarda solo la clinica locarnese ma tutte le istituzioni che hanno dei contratti di prestazione ai sensi della LaMal, sia cliniche private che ospedali pubblici senza distinzione: chi ha avuto dei problemi con la pandemia, in questo momento deve essere sostenuto dal Cantone». Questa è la premessa di base. «Dopodiché – dice Ghisletta – trovo che per far pressione sul Cantone bisognerebbe utilizzare altri metodi, non quello adottato dalla Santa Chiara, perché vuol dire mettere in mezzo i giovani che non c’entrano nulla con i problemi tra il Cantone e i fornitori di prestazioni. Mi pare una mossa sbagliata e autolesionista che crea una brutta immagine alla clinica. Bisognerebbe lavorare con altri strumenti per risolvere il problema di base che è quello di coprire le perdite causate dalla pandemia».

'I giovani apprendisti non hanno colpa alcuna! Serve maggiore sorveglianza'

Da noi contattata, Sarah Sbabo, coordinatrice del Sindacato studenti e apprendisti (Sisa), così commenta l'accaduto: «Dopo aver letto le dichiarazioni della Direzione della clinica e del consigliere di Stato Manuele Bertoli, siamo pienamente d'accordo con quanto affermato dal direttore del Decs. Non bisogna cedere a questo ricatto inaccettabile, che va a scapito di persone che non hanno colpa alcuna in questo contenzioso. Chiediamo perciò un loro reintegro immediato e auspichiamo che le trattative tra le parti vadano avanti senza intaccare il percorso formativo di questi giovani. Occorre inoltre soffermarsi e riflettere su quelle che sono le garanzie offerte loro nel settore privato, dove spesso gli apprendisti vengono sfruttati quando sono utili e poi allontanati quando non più necessari. Da qui la necessità di una più stretta sorveglianza. Parallelamente bisognerebbe aumentare l'offerta di posti per gli apprendisti e gli studenti nel settore pubblico/parapubblico. Per tornare al caso della clinica Santa Chiara, ci chiediamo, non da ultimo, se non vi sia stata una violazione dei termini contrattuali tra l'istituto e i giovani apprendisti. Al Decs il compito di procedere con le opportune verifiche. In ogni caso la protezione dei giovani stagiaires in formazione va migliorata».

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