Locarnese

Blu Spring e quelle sedie... per rialzarsi

Lo straordinario lavoro svolto in Zambia dal fisioterapista locarnese Marco Kerkhof. 'Tutti hanno il diritto di stare un po' meglio'

(Demi Kerkhof)
2 dicembre 2019
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La generosità che si alimenta con la passione, con le emozioni. E che genera conoscenze, contatti, crea reti, e contribuisce a risolvere problemi, ad individuarne di altri, per prenderli in mano, e provare a risolvere anche quelli. Lo sguardo di Marco Kerkhof dice principalmente una cosa: che è felice per la piega che ha preso la sua vita. Il vero punto di svolta è avvenuto nel 2014: il fisioterapista di Muralto viene coinvolto in un progetto che si svolge in Zambia, in un orfanotrofio dove molti bambini con problemi cerebrali e spastici hanno bisogno di aiuto. Marco allora vola nello Stato sudafricano per imbastire un programma di fisioterapia ad hoc e realizzare uno spazio come si conviene, all’avanguardia. E ci torna l’anno dopo e anche quello successivo, agendo in collaborazione con altri fisioterapisti. «Da queste prime esperienze è emersa la necessità di trovare degli ausili per questi bambini con grossi problemi di deambulazione. La loro sorte, in quel Paese, è drammatica: spesso, non potendo camminare, giacciono per giorni interi su divani, o si trascinano per terra. Sono situazioni profondamente insane cui è urgente dare delle risposte». Risposte trovate all’altro capo del mondo, in Australia, dove un gruppo di pensionati volontari costruisce particolari sedie a rotelle che fornisce poi gratis. «Le prime 8 siamo riusciti a portarle in Zambia nel 2017 – dice Marco –. Oggi siamo a quota 500».

‘Il diritto di stare un po’ meglio’

In due anni il progetto di collaborazione ha dunque spiccato il volo. Kerkhof ha fondato l’associazione Blu Spring, poi ha organizzato e consolidato una rete di trasporto e di distribuzione delle sedie – i cui benefici stanno toccando moltissimi bambini e ragazzi e le loro famiglie – grazie alla cui tracciabilità è possibile seguire l’evoluzione dei singoli casi. «C’è un controllo sulla destinazione che rende possibile riutilizzare gli ausili nei casi, purtroppo non infrequenti, di morte prematura». E c’è anche il grande impegno in loco, per Marco: con altre due terapiste ha appena passato in rassegna i giovani beneficiari, ha lavorato sulla manutenzione e l’adeguamento delle sedie fornite e ha tenuto workshop per fisioterapisti, tecnici, volontari e infermieri.
«Rispetto ai primissimi contatti, ora ci muoviamo su un territorio sempre più ampio, perché il bisogno di ausili simili è altissimo ovunque, in Zambia. Così facendo scopriamo luoghi di grande degrado e abbiamo a che fare proprio con gli “ultimi degli ultimi”, con situazioni familiari pazzesche in cui ad esempio è molto frequente che i padri rinneghino i figli disabili e se ne vadano di casa. Il motore che ci muove – dice il fisioterapista – è il pensiero che tutti hanno il diritto di stare un pochino meglio. Chi può fare qualcosa come noi è quindi giusto che lo faccia». In quel “noi” c’è anche Selene Farine, la segretaria dello studio di fisioterapia, che è finita dentro l’ingranaggio dell’associazione e con grandissima generosità si è votata alla causa, così come i molti pazienti dello studio che hanno voluto coinvolgersi. Tornando in Zambia, Marco si sente sempre un po’ di più a casa. Questo grazie ai contatti e al coinvolgimento anche tecnico e organizzativo dei locali, e alla collaborazione instaurata con alcune Ong internazionali: «Le sedie a rotelle, specialmente concepite per i più giovani, non rappresentano unicamente un ausilio tecnico per consentire al bambino e alla sua famiglia di compiere gli spostamenti minimi richiesti dalla vita quotidiana. Il loro valore risiede pure nel fatto di dare accesso anche ai meno fortunati a una rete sociale e, soprattutto, di poter andare a scuola e seguire una formazione, diritto fondamentale di qualsiasi bambino». L’obiettivo è ora «non limitarsi alla fornitura delle sedie e a tutto il “dopo”, ma predisporre le condizioni per iniziare un giorno a realizzarle lì, stimolando tutti i gruppi di sostegno e attivando nuove reti sul posto».
L’Associazione è in rete (www.bluspring.org; info@bluspring.org) e su Fb. Ccp: 69-328118-2. n: CH26 0900 0000 6932 8118 2.
Altre foto su www.laregione.ch/zambia.

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