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L’altra metà del cielo chiede chance concrete a Bellinzona

Donne assenti nel Municipio più ‘maschile’ del Ticino: otto voci, otto visioni per un impegno che necessita di più spazio, attenzione e riconoscimento

28 marzo 2024
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Con un Municipio a tradizione maschile – a parte le parentesi delle popolari-democratiche Francesca Gemnetti, in carica dal 1988 al 1992, e Flavia Marone, dal 2004 al 2012 – Bellinzona diversamente dalle altre città ticinesi sembra incapace di dare concrete possibilità di elezione alle donne. E quelle che vengono candidate, sanno in partenza di avere preclusa ogni possibilità perché i partiti – nonostante a parole assicurino il contrario – molto spesso hanno già designato i ‘cavalli’ su cui puntare per confermare quantomeno il risultato dell’ultima legislatura. D’altronde, da più aree politiche ci è stato confermato che non poche donne, con le carte in regola e le competenze per accedere a Palazzo Civico, hanno rinunciato a candidarsi per impegni familiari e anche perché impossibilitate a lasciare, se elette, metà della loro occupazione professionale. Ciò che vale anche per gli uomini, ma molto meno. A pesare è anche il fatto di dover rinunciare a importanti fette di tempo libero per impegni istituzionali fissati la sera e nei weekend. Senza contare l’assenza di una previdenza professionale (cassa pensione) per la durata della carica, solo in parte compensata da onorari e rimborsi spese differenziati per sindaco, vice e municipali. Evasa la retorica da 8 marzo, due mesi dopo il Ticino si appresta a recarsi alle urne. A otto candidate donne di Bellinzona – che con ogni probabilità q u est ’anno non vedremo in Municipio ma semmai, qualcuna, in Consiglio comunale – chiediamo come intendono attivarsi per scardinare questa situazione, quali soluzioni propongono, se cercheranno alleanze per riuscirci, eventualmente con chi. E quali priorità si pongono, se elette.


Morena Gervasoni (Noce)

Morena Gervasoni

Senz'altro intendo attivarmi per scardinare questa situazione. E con convinzione. Dico subito che, in ogni consesso decisionale, le sensibilità femminili fanno sempre la differenza. Per questo, il fatto che del Municipio di Bellinzona non vi faccia parte alcuna donna, va a impoverire il gremio stesso e i dibattiti al suo interno. Quanto alle possibili soluzioni, per cominciare ritengo prioritario far passare il messaggio che non è per nulla vero che le donne hanno meno possibilità, di partenza. Infatti anche noi, al pari degli uomini, possiamo trovare fattive soluzioni per far convivere l'impegno pubblico con il lavoro. Non vedo perché, se ciò è praticabile per i candidati, non debba esserlo anche per noi, rappresentanti femminili. Nella ricerca di possibili alleanze, occorre anzitutto partire dalla famiglia, in un contesto di ripartizione dei compiti; poi col datore di lavoro, il quale senz'altro può beneficiare di un valore aggiunto, con una collaboratrice attiva in politica. Per quanto riguarda infine le priorità per la prossima legislatura, anche se non eletta voglio riuscire a riavvicinare e coinvolgere la gente: col Noce ho visto che è possibile. In particolare giovani, donne e bella età devono trovare accoglienza. Facendo però modo che non sia un esercizio alibi, bensì una volontà vera di combattere le solitudini di ogni età.


Roberta Guidotti (Avanti con Ticino&Lavoro)

Roberta Guidotti

La mia candidatura vuole dimostrare che anche a Bellinzona ci sono donne cinquantenni che vogliono mettersi in gioco in politica. Donne qualificate che in una prima parte della vita hanno privilegiato altre scelte – studio, lavoro, famiglia – e che ora sono disposte a dedicare del tempo alla collettività. Donne che dopo aver cresciuto i figli non sono più rientrate nel mondo del lavoro, nonostante il desiderio di rimettersi in corsa tramite anche una riqualifica professionale e corsi di perfezionamento. Il ‘gap doloroso’ (una piaga aperta) per molte di loro consiste nella difficoltà a trovare un lavoro con contratto che vada oltre le ‘briciole’, i mandati a termine e le momentanee necessità del mercato. Donne qualificate ma ‘usate’ e non protette. E che quando partecipano a concorsi pubblici o comunali raramente si sentono prese sul serio. Le donne possono dunque mettersi a disposizione della politica cittadina con competenze e conoscenze maturate grazie ai loro trascorsi. Lontane dalla politica dell’opportunismo, possono fornire un valido contributo alla risoluzione di questioni collettive, favorire slanci nuovi e creativi, essere fautrici di visioni utili e favorire il lavoro sulle relazioni, creare alleanze e sinergie nuove. Non permettiamo che questa ‘categoria’ di donne venga esclusa a priori senza possibilità di essere messa alla prova.


Martina Malacrida (Unità di sinistra)

Martina Malacrida

La parità di genere è tema generale che deve declinarsi in numerosi settori istituzionali, professionali, sociali e culturali. L’oggettiva scarsa presenza femminile nelle assemblee elettive cantonali e comunali è la prova provata di questo ‘vuoto strutturale’. Le difficoltà elencate nell’introduzione di questa pagina, concrete e fattuali, nascono da lontano, da una scarsa attenzione politica e legislativa alle condizioni delle donne e alla conciliabilità vita-lavoro-partecipazione civile. Da sempre, per una consolidata tradizione conservatrice d’impostazione, me lo lasci dire, anche religiosa, il ruolo della donna è stato subordinato a quello dell’uomo e lo è tutt’oggi anche per condizioni oggettive: salari più bassi per le stesse mansioni, rapporti genitoriali non paritari, scarsa carriera professionale nonostante le capacità di partenza. Non esiste un’unica soluzione, e non è nemmeno con un’elezione femminile qua e là che si risolve il tutto. La parità di genere nelle assemblee elettive sarà cosa fatta solo quando la carenza saltuaria di una donna non sarà più oggetto di ‘notizia’, ma solo periodica casualità. Per arrivarci serve l’impegno di tutti e tutte, non solo delle donne, perché una società più giusta aiuta a vivere meglio anche gli uomini.


Giulia Mozzini (Plr)

Giulia Mozzini

Sono una persona, e sono anche una donna. Sono impegnata professionalmente, in formazione, ho tante passioni e attività che svolgo nel tempo libero. Vanno approfondite e discusse le possibili motivazioni che sfavoriscono la partecipazione delle donne alla politica. Quelle indicate nelle domande poste, ritengo siano elementi trasversali e indipendenti dal genere. Le discussioni da mettere in atto non dovranno favorire o sminuire taluni per motivazioni biologiche o identitarie. Quale persona, potrò sicuramente portare il mio punto di vista e spingere verso un cambiamento culturale di parificazione di genere. Dalle donne si pretende sempre perfezione e una performance costante. Quando, per un motivo o per l’altro, queste credenziali vengono meno, ci si affretta a generalizzare e giustificare la nostra assenza perché considerate meno preparate rispetto ai colleghi, o a screditare la nostra presenza in nome delle quote rosa. Soluzioni, malauguratamente, non ne posso portare nel concreto da sola. Sarà fondamentale la collaborazione partecipativa e costruttiva con tutti gli attori coinvolti. Prioritario, a mio parere, è comprendere che non è il numero delle donne a definire la qualità di una lista, ma i contenuti e la concretezza delle tematiche apportate.


Sara Nisi (Verdi)

Sara Nisi

A 53 anni dal suffragio femminile in Svizzera la società è cambiata, ma resta ancora radicata una cultura politica, che considera l’uomo il protagonista unico per determinati ruoli. Questa realtà rispecchia l’elettorato di Bellinzona, nessuna donna è ancora riuscita ad accedere al municipio nemmeno a due legislature dall’aggregazione. Conciliare lavoro e vita privata non è sempre facile, questo vale anche per gli uomini, ma spesso sono le donne a trovarsi davanti a una scelta radicale: carriera/politica o famiglia. Il tema delle questioni di genere deve diventare una priorità all’interno dei partiti che devono sostenere pienamente le donne sia in campagna elettorale sia, se elette, durante l’intera legislatura. Uno dei miei obiettivi, oltre l’importanza di uno sviluppo consapevole urbano con derivato incremento della qualità di vita, è quello di portare una rappresentanza più equilibrata all’interno delle istituzioni. In questo modo si potrà contare su maggior democraticità ed equità.


Lindita Osmani Durmishi (Centro)

LINDITA OSMANI DURMISHI

Come candidata al Municipio comprendo le sfide che le donne affrontano nel processo elettorale e nel servizio pubblico. Intendo attivamente promuovere l’inclusione delle donne nel processo decisionale, cercando alleanze con organizzazioni e attivisti per garantire pari opportunità di elezione. Le mie priorità, se eletta, includono l’implementazione di politiche per favorire la partecipazione femminile, come la creazione di strutture di sostegno per il lavoro delle donne nel Municipio, la promozione di orari flessibili per consentire un equilibrio tra lavoro e vita personale, e la ricerca di soluzioni per garantire una previdenza professionale adeguata durante il mandato.


Lorenza Röhrenbach (Forum alternativo)

Lorenza Röhrenbach

La presenza femminile in politica, non un’opzione ma un’urgenza. Lo vediamo tutti i giorni: in televisione, alla radio, sui giornali, quante donne riescono davvero a ritagliarsi del tempo per dedicarsi alla politica? Troppe poche e con troppi sacrifici. Possiamo biasimarle? Certo che no. Finché non ci saranno dei meccanismi che vincolino i partiti a dare il giusto spazio alle donne, poco si potrà risolvere. Dev’esserci una volontà politica reale che attui meccanismi anche semplici: imporre il 30% di donne elette? Questa potrebbe essere una possibilità ma certo non l’unica. Pensiamo, già nel nostro piccolo, a un appoggio morale e politico durante la campagna elettorale. Svariate donne non se la sentono di entrare in politica perché questo, oltre agli impegni dovuti alla preparazione intrinseca del politico, impone un forte impegno fuori casa, impegno che gli oneri familiari e professionali di una donna non sempre consentono. Sarebbe così impensabile mettere a disposizione una rete che durante la legislatura aiuti le donne a far fronte, ad esempio, all’accudimento dei figli durante gli incontri politici? È certo che la maggior presenza delle donne in politica potrebbe in certi momenti rendere meno aspro l’agone e più umana e riflessiva la risoluzione dei problemi della collettività. Ma per entrare in politica la donna deve trovare particolari agevolazioni, istituzionali e programmatiche che le permettano di sentirsi più libera dalle proprie incombenze.


Monica Soldini (Mps)

Monica Soldini

Uno dei problemi è che ancora la cura familiare è considerata responsabilità femminile. L’impegno politico quindi si somma alle purtroppo normali difficoltà di coniugare lavoro e famiglia che tutte le donne già devono affrontare. Perché sani principi e dichiarazioni elettorali non restino solo vane parole è importante che ci si attivi con misure pratiche che facilitino la conciliabilità famiglia-lavoro (orari scolastici, mense, tutele sul posto di lavoro), che valorizzino il lavoro e le professionalità femminili troppo spesso ancora poco riconosciute e sottopagate. Il tutto affiancato da mirate campagne di sensibilizzazione se si vuole fare vera prevenzione e costruire un futuro paritario. Questi sono principi che dovrebbero essere super partes, ma ancora purtroppo è difficile costruire unità in un’assemblea a maggioranza maschile che mette al margine le donne e considera questi temi come divisivi o, peggio, irrilevanti.

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