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Ritorno sgradito nel Piano di Magadino: la cimice asiatica

Mai sparita, il suo numero si era ridotto sensibilmente dal 2020. Il Servizio fitosanitario: ‘Favorita forse da temperature senza grandi sbalzi nel 2023’

Raduno odoroso
12 ottobre 2023
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«Le trovi ovunque, anche nelle mutande riposte nel cassetto». Dal Piano di Magadino, dalle zone limitrofe di campagna e collinari, come pure dalla bassa Mesolcina giungono alla redazione più segnalazioni su uno sgradito ritorno. Forse non un ritorno di massa – dopo l’odoroso exploit del 2015 cui è seguita una presenza dapprima costante e poi in calo – ma degno di nota. È quello della cimice marmorizzata di colore grigio-marrone. Se schiacciata secerne una sostanza puzzolente e per svernare cerca luoghi riparati nei muri e negli edifici, nei quali riesce a penetrare sfruttando finestre aperte e interstizi dei serramenti.

Quattro diverse marmorizzate

Ci vuole una lente d’ingrandimento per distinguere le quattro diverse specie di cimici marmorizzate presenti alle nostre latitudini. La più temuta dal settore agricolo, poiché in grado di nutrirsi di oltre 200 diverse qualità di piante, è quella asiatica: denominata “Halyomorpha halys”, è stata segnalata la prima volta in Ticino nel 2014 quando aveva cominciato un’importante espansione con conseguenti rischi accresciuti per l’agricoltura, essendo peraltro in grado di riprodursi due o tre volte nell’arco di una stagione. Ritenuta meno insidiosa per le colture è la “Rhaphigaster nebulosa”: già da lungo tempo diffusa in Europa, si riproduce una sola volta all’anno e si nutre anche di altri insetti. Come distinguerle? Nella prima le cinque tacchette bianche presenti lateralmente sul dorso sono di forma triangolare anziché squadrate e la testa è rettangolare anziché triangolare; nel primo caso inoltre le antenne hanno due segmenti chiari invece di tre. Di colore beige è l’“Arma custos”: dotata di rostro sul capo, si nutre di bruchi e larve di coleottero. Infine molto scura e dotata di una banda arancio nel penultimo segmento dell’antenna è la “Troilus luridus”, come la precedente considerata una specie utile nutrendosi di insetti dannosi per le colture. A far loro compagnia ci sono poi quattro diverse specie di cimici verdi, in primis la “Nezara viridula”: originaria dell’Africa e diffusa in varie parti del mondo, è anch’essa una vorace predatrice di molte specie vegetali (chiedetelo ai pomodori e alle bacche del vostro orto).


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A Gudo ce n’è in abbondanza

Dannosa per l’agricoltura

Nel portale informativo della Confederazione la cimice asiatica viene descritta come “dannosa per quasi tutte le specie di frutta (pere, ciliegie, pesche, lamponi ecc.), gli ortaggi (ad esempio pomodori, cetrioli, peperoni) e colture come mais e soia”. Dannosa per le colture e fastidiosa nella vita di tutti i giorni. Pur essendo innocua per l’uomo e gli animali perché non punge, crea forti disagi alla popolazione a partire da fine estate, quando dai campi si sposta nelle abitazioni in cerca di un ricovero invernale. In primavera lascia i luoghi di svernamento per spostarsi sulle piante ospiti più vicine, dove si alimenta, si accoppia e depone le uova, in media 250 per femmina nell’arco di tutta la stagione vegetativa. Prima di diventare adulta si sposta facilmente di pianta in pianta ed è dannosa in ogni fase dello sviluppo. Le autorità consigliano di catturarle con l’ausilio di un recipiente contenente acqua e qualche goccia di sapone e di eliminarle tramite lo scarico domestico (wc).

‘Segnalazioni benvenute’

Cristina Marazzi, responsabile del Servizio fitosanitario cantonale in seno alla Divisione dell’economia, interpellata dalla redazione ricorda che al suo comparire in Ticino nel 2015 la cimice asiatica è stata subito messa sotto stretta osservazione – con l’obiettivo di contenere i temuti danni alle colture – tramite la posa di trappole a feromoni. «Dal 2020 la sua presenza è diminuita sensibilmente, mentre si è rilevato un aumento, localmente anche cospicuo, di quella verde. Siccome le ragioni legate alla forte diminuzione della “Halyomorpha halys” non sono mai state chiarite dai vari enti di ricerca attivi nel settore, non abbiamo mai disattivato il monitoraggio». I risultati dei controlli di questa stagione «mettono in risalto un aumento, ma non siamo ancora in grado di dire se la tendenza sarà confermata nel 2024. In tal senso, segnalazioni precise da parte di agricoltori e privati ci aiuterebbero a leggere meglio la situazione. Ma negli ultimi anni, questo autunno compreso, ne sono giunte sempre meno». Da qui l’appello a voler contattare il Servizio fitosanitario per fornire osservazioni utili a capire meglio il motivo delle variazioni: «Si possono fare delle ipotesi. Ad esempio un andamento stagionale lineare dopo l’emersione dai ricoveri invernali, con una primavera senza grandi sbalzi di temperatura, può favorire il reinserimento in natura dell’insetto dopo il periodo freddo e far così ripartire le popolazioni. Questo potrebbe spiegare l’aumentata presenza della cimice asiatica registrata nella stagione estiva appena conclusa, con il rilevamento di alcuni danni, soprattutto nei frutteti, in particolare di meli e peri».

Trappole difettose

Vasto il capitolo della lotta sul terreno. Durante il boom del 2015, spiega Cristina Marazzi, il Servizio fitosanitario si era dotato di trappole molto performanti a base di feromoni: «Poi sono arrivati sul mercato diversi prodotti difettosi. Stando ai nostri test, attirano ma non trattengono. Ciò che diventa problematico per le aree vicine alle trappole, visto che in quel posto le eventuali colture presenti finiscono per essere aggredite. Bisogna insomma scegliere il posto più idoneo, lontano da alberi da frutto. A ogni modo, proseguiremo il monitoraggio tramite un numero sufficiente di postazioni disseminate sul territorio». Per i privati sono utili soprattutto consigli pratici come l’utilizzo di reti a maglia fine e la cattura manuale.


Vespa samurai in azione su uova di cimice asiatica

Si confida nella vespa samurai

«Quanto invece al contenimento su larga scala – annota Cristina Marazzi – si mira a individuare antagonisti naturali per applicare, dove possibile, una lotta biologica. Per la cimice asiatica c’è ed è anch’esso di origine asiatica». Si tratta della vespa samurai “Trissolcus japonicus” che ne infesta le uova riducendone così la popolazione. La sua presenza spontanea in Ticino è stata scoperta nel 2017, cui sono seguiti approfondimenti. A sviluppare questo tipo di lotta in Svizzera, a Delémont, è il Centro internazionale per l’agricoltura e le scienze biologiche che svolge ricerca scientifica applicata alle specie invasive: «Lo avevamo coinvolto quando la cimice asiatica, in rapida diffusione in Ticino, aveva richiesto lo sviluppo di una risposta efficace e duratura. Visto l’andamento della situazione sarà importante, la prossima primavera, riprendere il filo del discorso». Per ora l’unica emissione sperimentale in Svizzera di vespa samurai – test voluto da Agroscope, centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica – è stata effettuata a Zurigo nel 2020: non è dato sapere con quale esito, ma attualmente è considerato il metodo più promettente per la lotta biologica. La cimice asiatica è comunque in buona compagnia: a creare grattacapi è anche il vorace coleottero giapponese “Popillia japonica”, di cui si teme una diffusione su larga scala.

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