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Specie migratorie più protette

La CoP14 porta un raggio di speranza

Uccelli migratori
(© Jaime Rojo/WWF-US)
2 marzo 2024
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Qualche settimana fa si è conclusa la CoP14: la Convenzione sulle specie migratorie della fauna selvatica. Dal rapporto è emerso: dei miliardi di animali che compiono viaggi migratori attraverso la terra, i fiumi e gli oceani, dalle gigantesche megattere e dagli elefanti ai rettili, ai pesci, agli uccelli e persino agli insetti, quasi la metà di essi (44%) è in declino. Non solo. Sebbene alcune mostrino miglioramenti, il 22% è minacciato di estinzione, con un preoccupante 97% di pesci migratori a rischio. “Le statistiche sono particolarmente disastrose per le specie ittiche elencate, quasi tutte minacciate di estinzione. Per questi animali, la migrazione è fondamentale per l’alimentazione e la procreazione. I loro viaggi fanno parte del nostro Pianeta e forniscono servizi ecosistemici da cui dipende l’umanità”, ha dichiarato Colmán Ó Críodáin, responsabile delle politiche del WWF Wildlife Practice. Ma c’è speranza: la Convenzione è riuscita a inserire le sue priorità nel Quadro globale per la biodiversità (GBF) di Kunming-Montreal. È stata, inoltre, lanciata una partnership globale sulla connettività ecologica nota come Global Partnership on Ecological Connectivity (GPEC), di cui il WWF è membro.

Lince più protetta

Durante la CoP14, ben 14 nuove specie sono state poste sotto protezione a livello internazionale. Per quanto alcune di queste siano già inserite nella Convenzione di Berna (che però è firmata soprattutto da Paesi europei), ora c’è la richiesta di inserire i loro nomi anche all’interno della Convenzione di Bonn. Una di queste è per esempio la nostra lince, ma anche il gatto di Pallas, detto anche Manùl. La popolazione di quest’ultimo “gattino” è in declino a causa dell’urbanizzazione del suo habitat. Anche l’intera popolazione della focena del Baltico è sotto maggiore protezione, così come il pellicano peruviano. Nel 1998 era stato registrato un forte declino di questo animale e, visto che non si può escludere che il loro numero scenda di nuovo, è sulla lista rossa. A rischio anche la popolazione del gipeto dell’Africa meridionale. Sono tanti gli squali e le razze del Mediterraneo che gli esperti hanno voluto proteggere come lo squalo angelo di mare e la razza aquila maculata. “Le esigenze di conservazione e le minacce alle specie migratorie devono essere affrontate con maggiore efficacia, su scala più ampia e con rinnovata determinazione. La conservazione a livello globale è un concetto che riconosce che le specie sopravvivono e si adattano meglio quando gli habitat sono gestiti e protetti come grandi reti interconnesse”, ha dichiarato Chris Johnson, Global Lead, WWF Protecting Whales & Dolphins Initiative. Inoltre, è stata istituita una nuova iniziativa globale per creare veri e propri corridoi verdi. E il WWF ne fa parte e potrà rafforzare i propri sforzi nella tutela della biodiversità.

Giornata dell’orso polare

Il 27 febbraio si è celebrata la Giornata internazionale dell’orso polare, specie iconica e simbolo degli impatti della crisi climatica sulla biodiversità. Il ghiaccio marino artico, habitat dell’orso polare, si sta riducendo sia in estensione che in spessore a una velocità senza precedenti, diminuendo così anche l’effetto fondamentale dello “schermo bianco” in grado di riflettere energia termica nello spazio e regolare il clima del nostro Pianeta. I più recenti rilevamenti confermano che l’aumento della temperatura nell’Artico è drammaticamente superiore alla media mondiale, con alcune regioni che presentano un aumento fino a 2,7 gradi ogni dieci anni, corrispondente a 5-7 volte il tasso di crescita globale della temperatura. Con la riduzione dei ghiacci si riducono le tradizionali zone di caccia degli orsi polari, di conseguenza, questi perdono peso fino a rischiare di morire di fame e fino ad avere conseguenze drammatiche sulla loro fertilità. Questo accade nonostante gli orsi stiano provando a trovare nuovi adattamenti, come andare a caccia di uccelli (invece di cacciare foche, le loro prede abituali, sulla banchisa polare) oppure ridurre i consumi di energia, entrando in una sorta di “letargo” estivo e riducendo gli spostamenti. Lo mostra il recente studio del Servizio geologico degli Stati Uniti di Anchorage in Alaska, che per tre anni ha monitorato le infruttuose strategie di sopravvivenza al caldo tentate da 20 orsi polari: 19 orsi su 20 hanno mostrato drammatiche perdite di peso. La ricerca di cibo porta gli orsi ad avvicinarsi ai villaggi, creando occasioni di conflitto con le comunità locali. Restano poco meno di 30mila orsi polari. Secondo gli esperti, nei prossimi 30 anni, le popolazioni di orsi polari potrebbe ridursi di un terzo o addirittura estinguersi in natura entro la fine del secolo.

Coalizioni e spazi ‘aerei’ protetti

Per la prima volta, dunque, si è arrivati a creare un’iniziativa globale, che permetterà di intervenire in modo mirato nella salvaguardia delle specie migratorie. Governi, istituzioni, ma anche organizzazioni ambientali come il WWF lavoreranno uniti per migliorare le condizioni di tutte quelle specie, che da milioni di anni migrano. Parlando durante il lancio, Rafael Antelo, leader dell’iniziativa Wildlife Connect, ha dichiarato: “Siamo convinti che il raggiungimento della connettività ecologica sia la sfida del nostro tempo. Tuttavia, nessuna entità può raggiungere questa sorta di connettività da sola. Questa partnership rappresenta un significativo balzo in avanti nella nostra capacità collettiva di ottenere un impatto sulla connettività su scala, e il WWF è lieto di essere coinvolto. Uniti tutto è possibile”. In questa edizione si è parlato tanto anche delle specie acquatiche migratrici, visto che ben il 97% di esse sono a rischio estinzione. Il nuovo mandato prevede di affrontare tra le altre cose anche gli impatti dello sfruttamento dei minerali dei fondali marini sulle specie migratorie. Gli esperti avranno il compito di verificare anche l’impatto sulle prede di questi animali e sui loro ecosistemi. Aumenta anche la lotta alle catture accessorie. Infine, è stato raggiunto dopo 20 anni un accordo su una cosiddetta “Flyway” dell’Asia centrale. Quest’area si estende su 30 Stati e prevede un’unità di coordinamento per gli uccelli migratori. Il progetto verrà finanziato dal governo indiano e l’unità avrà sede proprio in India.

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