Svizzera

Università e politecnici svizzeri lanciano un grido d’allarme

L’aumento ‘insufficiente’ dei fondi per il periodo 2025-2028 suscita diffusa preoccupazione nel settore della formazione, della ricerca e dell’innovazione

Previsto un limite di spesa massimo di 29,2 miliardi di franchi per il periodo 2025-28
(Keystone)

Il settore della formazione, della ricerca e dell'innovazione è preoccupato: i fondi previsti dal Consiglio federale per il periodo 2025-2028 sono ritenuti insufficienti. Ciò potrebbe portare a una riduzione dei servizi e alla sospensione di progetti, avvertono Swissuniversities, Consiglio dei Pf, Fondo nazionale svizzero e Accademie svizzere delle scienze.

In una nota viene ricordato come nel messaggio per la promozione dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione (messaggio Eri) per il periodo citato, il Consiglio federale preveda un limite di spesa massimo di 29,2 miliardi di franchi. A causa dei noti problemi di bilancio, questo importo è di 500 milioni inferiore di quello "già scarso" posto in consultazione. Conseguenza: invece di una crescita media annua del 2% nominale, il settore deve accontentarsi di un +1,6%.

Il problema, sottolinea la nota, è che tale incremento è inferiore all'inflazione. Nel periodo di finanziamento si verifica quindi una crescita prossima allo zero o addirittura una diminuzione dei fondi negli istituti superiori. "È la prima volta dagli anni '90 che le scuole universitarie e le organizzazioni che promuovono la ricerca e l'innovazione disporranno complessivamente di una quantità inferiore di fondi federali rispetto all'anno precedente", sottolineano le quattro associazioni nel comunicato. E ciò malgrado il fatto che "gli obiettivi e i compiti che il Consiglio federale definisce con il messaggio ai protagonisti dell'Eri rimangono invariati".

Servizi ridotti, progetti sospesi

A causa dei risparmi, il settore "rischia di ridurre i servizi e di sospendere progetti di grande importanza per l'economia e la società della Svizzera". Il settore dei politecnici dovrà ad esempio sospendere o ridimensionare progetti e iniziative, come nel campo dell'intelligenza artificiale (IA). Inoltre, i progetti nei settori dell'agricoltura sostenibile, della salute, dei materiali avanzati e della digitalizzazione "devono essere eliminati".

In questa situazione, a essere sotto pressione sono in particolare le scuole universitarie. I risparmi non tengono infatti conto del continuo aumento del numero di studenti. Secondo le quattro associazioni, la situazione attuale caratterizzata da una carenza di personale qualificato "richiederebbe piuttosto una promozione mirata di nuove leve". Allo stesso tempo, la mancanza di sicurezza nella pianificazione "minaccia la capacità di agire e l'autonomia degli istituti superiori". Ciò "mette a repentaglio la qualità dell'insegnamento e della ricerca nelle scuole universitarie".

Limitare l’ammissione di studenti dall’estero

Se le proposte del Consiglio federale dovessero essere approvate anche dal Parlamento, i politecnici potrebbero limitare le ammissioni di studenti provenienti dall'estero. Lo ha detto il presidente del Consiglio dei politecnici federali Michael Hengartner in una conferenza stampa.

"Siamo consapevoli della situazione finanziaria della Confederazione, ma abbiamo bisogno di prospettive", ha dichiarato da parte sua la presidente di Swissuniversities, l'organizzazione mantello delle università, Luciana Vaccaro. Quest'ultima ha anche ricordato l'importanza degli investimenti nella formazione: "La carenza di manodopera qualificata costa all'economia cinque miliardi di franchi all'anno".

Circa l'aumento degli studenti nelle università e nelle scuole universitarie professionali, Vaccaro ha ricordato come le tasse universitarie non coprono i costi. Un loro aumento, alla luce dell'inflazione, non è inoltre "l'opzione migliore". Dal canto loro, i donatori privati non sostengono la ricerca in generale, ma solo progetti molto specifici, è stato sottolineato.

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