Manodopera dall'estero, formazione ampliata e possibilità tecnologiche da esaminare e meglio sfruttare: Supsi e Unia presentano la loro ‘ricetta’
Le cure di lunga durata si trovano attualmente in grave crisi. Stando a uno studio della Supsi e di Unia, questa potrebbe essere affrontata con tre approcci: si dovrebbe continuare a ricorrere alla manodopera dall'estero, ampliare la formazione ed esaminare le possibilità tecnologiche.
Iniziato nel 2021, lo studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) e del sindacato Unia, presentato oggi, venerdì 23 febbraio, a Berna, è stato condotto sulla base di interviste di gruppo a dipendenti di case di cura. In totale hanno partecipato 26 persone, tra cui 22 donne.
Da questa analisi qualitativa emerge che con l'attuale sistema di finanziamento, l'assistenza è diventata sempre più razionata. Al personale curante manca il tempo per il lavoro relazionale, che è una parte essenziale delle cure. "Un'assistenza di qualità è molto più che tenere in vita un corpo", ha sottolineato uno dei partecipanti allo studio.
Questa intensificazione del lavoro basata su obiettivi di ‘produzione’ sta portando all'esaurimento emotivo e psicologico del personale, oltre ad avere un impatto negativo sui residenti delle case di cura. Ogni mese, da 300 a 400 assistenti alle cure lasciano la professione. Entro il 2040, il numero di persone con più di 80 anni aumenterà dell'88% e saranno necessari 35'000 posti di lavoro in più nelle cure di lunga durata.
Attualmente esistono tre risposte principali alla crisi dell'assistenza a lungo termine: il ricorso a lavoratori emigrati in Svizzera, la formazione e la tecnologia. Ma queste non sono sufficienti, ha osservato il professore della Supsi Nicolas Pons-Vignon nella sua presentazione.
Anche se la manodopera da oltre confine continuerà a svolgere un ruolo importante, questa non è una soluzione a lungo termine. La formazione è certamente necessaria per soddisfare le crescenti esigenze, ma non è sufficiente, perché le nuove leve abbandonano la professione in massa. Infine, i robot non fanno risparmiare manodopera perché richiedono molta manutenzione.
Le condizioni di lavoro devono quindi essere migliorate per ridurre l'esodo del personale. È inoltre necessario fornire agli anziani servizi più accessibili, ad esempio sotto forma di aiuto domestico o di alloggi protetti, per ritardare la necessità di trasferirsi in case di riposo. Alla luce delle tendenze demografiche, sono inoltre indispensabili maggiori risorse finanziarie.
Se nulla cambierà, Unia avverte che saranno i familiari a essere messi alla prova, con effetti negativi sulla loro situazione professionale e sulla loro salute.
Per il sindacato, le cure di lunga durata e la sicurezza delle cure per la popolazione anziana devono essere considerate una sfida sociale e diventare una priorità politica. E la voce del personale curante deve essere ascoltata in questo dibattito. Per questo è in corso di elaborazione un ‘Manifesto per un'assistenza di qualità’. Ad agosto è prevista anche una conferenza.