Svizzera

Spese sociali in diminuzione nel 2022

Contrazione dovuta alla ripresa economica post-coronavirus e al rincaro causato della guerra in Ucraina che incide sul valore reale delle prestazioni

In sintesi:
  • Restano più elevate rispetto al periodo pre-Covid
  • Anche in Europa diminuite le uscite per la disoccupazione
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(Ti-Press)
5 febbraio 2024
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Al pari di altri Paesi europei, le spese sociali nel 2022 sono calate anche in Svizzera: -4,2 miliardi di franchi (-2%, -3,5 in media in Europa) in termini reali rispetto al 2021 per attestarsi a 207,8 miliardi. Tale cifra corrisponde al 26,6% del prodotto interno lordo.

L'Ufficio federale di statistica spiega tale contrazione con la ripresa economica post-coronavirus e il rincaro a causa della guerra in Ucraina che incide sul valore reale delle prestazioni. Tuttavia, le spese in questo settore – che hanno raggiunto il picco nel 2020 – per l'anno in rassegna sono più elevate rispetto al periodo pre-Covid.

In particolare, nel 2022 sia in Svizzera che in Europa sono diminuite le uscite per la disoccupazione. In Svizzera, le indennità per lavoro ridotto e le indennità di perdita di guadagno legate alla pandemia sono ritornate ai livelli antecedenti, facendo contrarre la disoccupazione di 7,4 miliardi.

Dall'altro, la guerra in Ucraina e la situazione di tensione sui mercati dell'energia e dei prodotti alimentari hanno comportato un aumento generale dei prezzi, riducendo il valore reale delle prestazioni sociali erogate alle economie domestiche.

L'inflazione è stata particolarmente marcata nei Paesi dell'Europa orientale, con valori a due cifre. Nel 2022, nonostante queste tendenze al ribasso, in Europa le spese sociali sono state del 5,5% superiori al livello precedente alla pandemia. In Svizzera tale divario era del 6,7%.

Salute, ma non troppa

Nel 2022, con la fine della pandemia, nella maggior parte dei Paesi europei le spese sociali nel settore della salute si sono ridotte. È ad esempio stato così in Francia (-0,7%), in Germania (-1,7%) e in Italia (-4%).

La situazione è diversa nella Confederazione, dove le spese in questo ambito sono aumentate di 2,1 miliardi, cioè il 3,2% in più rispetto al 2021. Ciò è dovuto soprattutto all'incremento delle spese per l'assicurazione malattie e alle assenze dal lavoro per malattia.

L'aumento delle prestazioni sociali nell'ambito della salute è stato frenato dalla sensibile contrazione delle prestazioni legate alle misure di screening e vaccinazione, che sono quasi tornate ai livelli precedenti alla pandemia.

Profughi ucraini

I flussi migratori dall'Ucraina e da altre regioni del mondo si riflettono nell'andamento delle spese sociali nelle categorie dell'abitazione e dell'esclusione sociale. Gli aiuti alle persone più svantaggiate, comprese quelle rifugiate, rientrano in quest'ultima categoria.

Le spese nei settori dell'abitazione e dell'esclusione sociale sono aumentate notevolmente rispetto al 2021, soprattutto in molti Paesi dell'Europa orientale e meridionale, come la Lettonia (+82,2%), il Portogallo (+59,1%) e la Repubblica Ceca (+46,2%). Anche la Svizzera ha registrato un aumento di queste spese (+4,3% per l'abitazione e +10,5% per l'esclusione sociale).

Tuttavia, le spese sociali in questi settori sono rimaste marginali rispetto alle spese totali per le prestazioni sociali (il 3,5% in Svizzera e il 3% in Europa, valori mediani).

Economie prospere: spese più elevate

Nell'anno in rassegna, le prestazioni sociali in Europa ammontavano a 14mila franchi a parità di potere di acquisto e pro capite (valore mediano). Nel confronto europeo, il livello delle spese sociali in Svizzera era elevato (23'800 franchi pro capite), simile a quello di altri Paesi che godono di un benessere elevato, come l'Austria (23'600), la Germania (23'000) o la Danimarca (22'500).

Le prestazioni sociali della Svizzera si sono attestate al 26,6% del PIL, 3,4% al di sopra della mediana europea (il 23,2% del PIL). In percentuale del PIL, tuttavia, le spese sociali nei Paesi limitrofi sono state superiori a quelle elvetiche: in Francia ne rappresentavano il 32,2%, in Austria il 29,7%, in Italia il 29,6% e in Germania il 29,2%.

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