pius zängerle

‘Questa riforma è un tipico compromesso svizzero’

Il sindacato Vpod lancia venerdì il referendum contro il progetto di finanziamento uniforme delle cure. Pius Zängerle (Curafutura) lo difende strenuamente

Zängerle
(Curafutura)
12 gennaio 2024
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Pius Zängerle ne ha «appena parlato» con un consigliere di Stato «di un grande Cantone». Che gli ha detto: «Dobbiamo fare tutto il possibile per realizzare questa ‘ambulatorializzazione’ delle cure». Solo così – è convinto il direttore dell’associazione di assicuratori malattia Curafutura – «potremo non dico ridurre, ma quantomeno contenere la crescita dei costi della salute e, di riflesso, quello dei premi di cassa malati».

Sulla maxiriforma per il finanziamento uniforme delle cure ambulatoriali e stazionarie – detta ‘Efas’ (vedi box) e approvata lo scorso 22 dicembre dal Parlamento dopo ben 14 anni di dibattiti – c’è chi la pensa in maniera diametralmente opposta. Nell’attesa di possibili rinforzi (Unione sindacale svizzera? Ps? Verdi?), proprio oggi il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari (Vpod) lancia con una conferenza stampa a Berna la raccolta delle firme contro un progetto “antisociale”, che a suo parere va a scapito di chi paga i premi e del personale sanitario.

Zängerle non si scompone. Confida che l’«ampia alleanza» pro-Efas, della quale Curafutura è tra i principali portavoce, traghetti fino in fondo – cioè anche oltre una probabile votazione popolare – una riforma che «contribuirebbe in maniera significativa a ridurre il ritardo accumulato dalla Svizzera nei confronti di altri Paesi per quel che riguarda le prestazioni erogate in regime ambulatoriale». Per il lucernese, l’appuntamento alle urne che si profila all’orizzonte ha anche «una valenza simbolica»: «Se Efas non dovesse passare, allora davvero dovremmo chiederci se questo sistema – persino laddove appare in tutta evidenza sbagliato – è riformabile». ‘laRegione’ lo ha intervistato.

Signor Zängerle, il presidente della Vpod Christian Dandrès definisce Efas “una catastrofe”. Curafutura invece parla di “una riforma fondamentale” e promette “molti positivi sviluppi”. A chi dobbiamo credere?

La popolazione non deve credere a Pius Zängerle, né tantomeno al presidente della Vpod, bensì a tutti quelli che sono favorevoli a questa riforma: i Cantoni; tutti i partiti, tranne i Verdi [il cui gruppo in dicembre si è diviso esattamente a metà in Parlamento, ndr]; e ben 22 organizzazioni, in rappresentanza di tutti gli attori del settore sanitario (assicuratori malattie, ospedali, medici, farmacisti, case anziani e di cura, Spitex), che la sostengono con convinzione. Lo stesso fanno il Consiglio federale, il Dipartimento federale dell’interno (Dfi) e in particolare l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

“Una scatola nera”, con molte incognite: così la vede il consigliere nazionale Thomas de Courten (Udc).

De Courten per un verso ha ragione, nella misura in cui non sappiamo quali saranno tutte le ripercussioni di questa riforma. Soprattutto per quel che riguarda l’inclusione a termine [entro il 2031, ndr] delle cure di lunga durata. In generale, però, non posso essere d’accordo con lui. Negli ultimi 14 anni l’amministrazione federale e il Parlamento hanno speso molto tempo in analisi e proiezioni, molte delle quali finite in rapporti a disposizione di chiunque, in particolare sul sito internet dell’Ufsp. Per quanto attiene alle cure acute ambulatoriali e stazionarie, alle prestazioni garantite da farmacisti, da fisioterapisti ecc., è assolutamente chiaro cosa succederà.

Però nemmeno le due organizzazioni che rappresentano gli assicuratori malattie parlano con una sola voce.

Curafutura e Santésuisse sono assolutamente d’accordo sulla questione di fondo, ossia sulla necessità di cambiare il sistema di finanziamento nel settore delle cure acute ambulatoriali e stazionarie. L’unica differenza riguarda l’inclusione delle cure di lunga durata.

Una differenza di non poco conto. Santésuisse – come la Vpod – teme che questa “rischierà di pesare ulteriormente sulle spalle degli assicurati”, evocando maggiori costi a carico dell’assicurazione di base per 5 miliardi nel 2035 e di 10 miliardi nel 2040. Invece voi dite che ci saranno minori spese per 1-3 miliardi di franchi l’anno. Chi ha ragione?

Sono studi indipendenti, non di Curafutura, a stimare in 1-3 miliardi di franchi l’anno [su un totale di quasi 38 miliardi, ndr] il potenziale di Efas nell’ambito delle cure acute. E i rapporti della Confederazione attestano chiaramente che la riforma, anche includendo le cure di lunga durata, è sempre meglio dello status quo per chi paga i premi [la stima è di 600 milioni-1 miliardo di minori costi l’anno, ndr]. Anche noi avremmo preferito procedere a tappe: prima il ‘pacchetto’ cure acute, poi in un secondo tempo l’integrazione di quelle di lunga durata. Ma la politica [i Cantoni, poi il Parlamento, ndr] ha voluto diversamente. Quella raggiunta, comunque, è un’ottima soluzione: un compromesso tipicamente svizzero, ampiamente sostenuto.

…un compromesso che consegna agli assicuratori malattie “un potere enorme”, secondo la Vpod.

Questa affermazione proprio non la capisco. È vero il contrario: la riforma limita il potere di ogni attore del sistema, affidando a ciascuno un ruolo ben preciso.

Nelle cerchie sindacali c’è chi teme che Efas sia un passo importante sulla via della generalizzazione di modelli di cure coordinate, o di ‘reti di medici’, grazie ai quali le casse malati farebbero passare in maniera occulta una limitazione della libertà di scelta del medico.

Ogni cittadino è libero di scegliere un modello assicurativo o un altro. Non c’è alcun obbligo. Dodici anni fa una generalizzazione per legge del modello di cure integrate [il cosiddetto ‘managed care’, ndr] era stata nettamente respinta in votazione popolare. Nel frattempo, oltre il 70 per cento degli assicurati hanno scelto – volontariamente – modelli assicurativi alternativi [tra i quali figurano anche le reti di medici, ndr]. Efas non intacca minimamente questa libertà di scelta.

Sempre secondo la Vpod, con Efas aumenterà la pressione al risparmio sul personale sanitario e i pazienti.

Non vedo alcun cambiamento, né tantomeno alcun pericolo, su questo piano rispetto alla situazione attuale. Le associazioni del settore (Curaviva, Senesuisse, servizi Spitex, ecc.), che sostengono la riforma, le diranno che adesso le loro prestazioni sono sotto-finanziate e che questo problema potrà essere affrontato al meglio nel quadro del nuovo regime di finanziamento uniforme. Anche noi, come loro partner tariffali, ci atterremo alla volontà del Parlamento: le future tariffe – dapprima quelle per le prestazioni mediche, poi quelle per le cure – dovranno essere stabilite in modo da coprire i costi di tutte le prestazioni che saranno erogate in ossequio al criterio dell’efficienza.

La materia è assai complessa. Come pensate di riuscire a convincere la popolazione a dire sì a una riforma di così ampia portata in un’eventuale votazione popolare?

Non sarei al posto giusto se a questo punto non credessi che anche quest’ultimo ostacolo possa essere sormontato. Abbiamo lavorato intensamente in questi ultimi 14 anni, affinché Efas potesse essere approvata dal Parlamento. E alla luce dei risultati delle votazioni finali dello scorso 22 dicembre [141 sì contro 42 no e 15 astenuti al Nazionale; 42 sì e 3 no al Consiglio degli Stati, ndr], sono fiducioso. Assieme ai Cantoni, a praticamente tutti i partiti [Ps compreso: in Parlamento quasi tutti i suoi esponenti di spicco come la copresidente Mattea Meyer, la copresidente del gruppo Samira Marti, la ‘senatrice’ Flavia Wasserfallen o la presidente della Commissione sicurezza sociale e sanità del Nazionale Barbara Gysi hanno votato a favore, ndr] e alle 22 associazioni che sostengono la riforma, sono convinto che riusciremo a spiegare alla popolazione perché Efas è importante. E quindi a vincere un’eventuale votazione popolare.

In caso di sì alle urne, l’attuazione della riforma si prospetta lunga e complicata. Quali saranno le sfide principali?

Con Efas abbiamo a portata di mano una riforma importante, che corregge un sistema di finanziamento che finora creava incentivi sbagliati. Ma non abbiamo risolto tutti i problemi sul piano della tariffazione nell’ambito delle cure mediche ambulatoriali: qui ci aspettiamo una rapida decisione della neo responsabile del Dipartimento federale dell’interno [Elisabeth Baume-Schneider, ndr] sul nuovo tariffario Tardoc. Inoltre, fornitori di prestazioni [ospedali, medici, farmacisti, ndr], assicuratori e Cantoni dovranno chiarire entro il 2031 – sembra molto tempo, ma le garantisco che non lo è… – le questioni tariffarie anche per quanto riguarda le cure di lunga durata.

Che cos’è Efas

Verso la fine di un paradosso

Oggi le operazioni e i trattamenti con pernottamento in ospedale, di per sé più cari di quelli effettuati ambulatorialmente (nello studio del medico di famiglia, da uno specialista o negli ambulatori degli stessi nosocomi), risultano più convenienti per le casse malati. È il paradosso dell’attuale sistema di finanziamento delle cure mediche. Ci spieghiamo. Le prestazioni stazionarie sono pagate dai Cantoni (con i soldi dei contribuenti, dunque) nella misura del 55%, dalle casse malati (con i premi degli assicurati) per il restante 45%; quelle ambulatoriali, invece, sono pagate interamente da queste ultime. Fintanto che una prestazione erogata in regime ambulatoriale costa loro più del 45% di un trattamento stazionario equivalente, gli assicuratori malattia non saranno motivati a esigerla. Anzi: tenderanno a mandare i pazienti in ospedale. Non è un caso, dunque, se in Svizzera la quota di interventi effettuati ambulatorialmente si aggiri attorno al 20%, una percentuale molto più bassa che in altri Paesi.

La maxi-riforma detta ‘Efas’ mira a eliminare questi “incentivi sbagliati”, favorendo un auspicato trasferimento del maggior numero possibile di prestazioni mediche dallo stazionario all’ambulatoriale. Il compromesso raggiunto in Parlamento prevede che in futuro i Cantoni assumano il 27% dei costi delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie. Il 73% restante verrà finanziato dalle casse malati attraverso i premi incassati dagli assicurati. Cammin facendo il Parlamento, cedendo alle insistenti richieste dei Cantoni, ha inserito nella riforma – accanto alle cure mediche – anche quelle di lunga durata erogate dai servizi di assistenza a domicilio e nelle case per anziani. In futuro le casse malati copriranno dunque una parte maggiore in questo settore, dove i bisogni sono in forte crescita. I cantoni, per contro, verosimilmente si vedranno alleggerita la fattura.

Chi è

Pius Zängerle


Curafutura
Pius Zängerle

Il 61enne Pius Zängerle dirige dal gennaio 2015 l’associazione Curafutura, che riunisce quattro dei maggiori assicuratori malattie del Paese: Css, Helsana, Sanitas e Kpt. Laureato in matematica al Politecnico federale di Zurigo e in economia all’Università di San Gallo, Zängerle in passato è stato deputato al Gran Consiglio lucernese per il Ppd. Inoltre, ha presieduto l’associazione dei comuni lucernesi LuzernPlus e il Kkl, il prestigioso Centro di cultura e dei congressi di Lucerna.

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