Il Consiglio degli Stati ha respinto tacitamente una mozione dell'ex consigliere nazionale Marco Romano poiché ‘le proibizioni sono già esistenti’
Un divieto sistematico di entrata in Svizzera per i mafiosi condannati definitivamente in Italia non è necessario: già ora l'Ufficio federale di polizia (Fedpol) emette numerose proibizioni in tal senso.
Forte di questo ragionamento, e per ragioni legate allo stato di diritto, il Consiglio degli Stati ha respinto tacitamente una mozione dell'ex consigliere nazionale Marco Romano che mirava a introdurre un divieto "sistematico". Il dossier è così liquidato.
Per il plenum e la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, un divieto sistematico di entrata in Svizzera introduce un automatismo contrario allo Stato di diritto: quest'ultimo prevede che ogni caso sia esaminato singolarmente.
Già oggi, tuttavia, ha sottolineato la "ministra" di giustizia e polizia, Fedpol pronuncia divieti di entrata per mafiosi o fiancheggiatori, anche se assolti da un tribunale, magari per un vizio di forma. Se risulta infatti dagli atti processuali che tale persona è legata alla mafia o la sostiene, il divieto viene senz'altro pronunciato. La mozione è quindi inutile, secondo Baume-Schneider.
Nonostante il parere contrario, il Consiglio federale dovrà redigere un rapporto sui vantaggi e gli svantaggi dell'adozione di un programma di attenuazione della pena nei confronti dei collaboratori di giustizia o pentiti.
È quanto chiede un postulato inoltrato dal socialista zurighese Daniel Jositsch adottato oggi dal Consiglio degli Stati per 22 voti a 16. Stando all'atto parlamentare, il rapporto dovrà considerare i diversi sistemi giuridici e l'esperienza acquisita da altri Paesi (europei e non europei).