Da documenti riservati visionati dalla Nzz am Sonntag, all'interno dell'amministrazione federale emergono dubbi dal punto di vista legale e scientifico
Oltre che fra le associazioni ambientaliste, anche all'interno dell'amministrazione federale la linea dura del consigliere federale Albert Rösti sugli abbattimenti dei lupi non fa l'unanimità. Stando a quanto riporta la Nzz am Sonntag sulla base di documenti riservati visionati, la sezione Affari legali della Cancelleria federale critica il fatto che la revisione parziale dell'ordinanza sulla caccia sarebbe dovuta passare attraverso una preventiva procedura di consultazione, e che essa sia invece stata adottata "con troppa leggerezza".
Ancora più critico è l'Ufficio federale per la sicurezza alimentare e veterinaria, che contesta al direttore del Datec il fatto di non aver tenuto conto dei dati sul rischio del 2023, che dimostrano che il numero di uccisioni di lupi è diminuito significativamente nonostante il contemporaneo aumento della popolazione e che dunque anche misure meno drastiche sono efficaci. Sotto accusa pure l'abbassamento da venti a dodici del numero di branchi necessari per garantire la popolazione di lupi in Svizzera, che secondo l'Usav non ha alcuna giustificazione scientifica e mette a repentaglio la presenza del predatore, ciò violerebbe la Convenzione di Berna e dunque il diritto internazionale.
Non è dello stesso avviso il Dipartimento diretto da Rösti, che al domenicale ribadisce la necessità urgente di una rapida attuazione dell'ordinanza per evitare la crescita esponenziale del numero di lupi e dunque poter in futuro ridurre significativamente le uccisioni. Il Datec afferma inoltre che il lupo rimane specie protetta e la sua presenza in Svizzera è garantita.