Svizzera

Per il simpatizzante dell'Isis recidivo 32 mesi in parte sospesi

Il 25enne comparso alla sbarra del Tribunale penale federale di Bellinzona riconosciuto colpevole di aver propagandato l'Isis e reclutato nuovi membri

(Ti-Press)
17 ottobre 2023
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Contro un militante islamista già condannato per essersi recato in Siria il Tribunale penale federale ha pronunciato una pena di 32 mesi di reclusione, la metà dei quali sospesi con la condizionale. I giudici di Bellinzona hanno stabilito che il giovane, oggi 25enne, ha fatto propaganda a favore dell'organizzazione terroristica Stato islamico (Isis) e reclutato nuovi membri.

Formalmente l'uomo è stato riconosciuto colpevole di violazione, in vari modi, della Legge federale che vieta i gruppi ‘Al-Qaïda’ e ‘Stato islamico’ nonché le organizzazioni associate, di rappresentazione di atti di cruda violenza e di truffa.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha chiesto una pena detentiva di 55 mesi, mentre la difesa la reclusione per 21 mesi e una pena pecuniaria di 150 aliquote giornaliere di 50 franchi ciascuna, entrambe sospese con la condizionale.

Oltre alla pena detentiva, il Tribunale penale federale ha inflitto una pena pecuniaria sospesa di 100 aliquote giornaliere di 100 franchi ciascuna. Il periodo di prova dura cinque anni.

Durante questo lasso di tempo, lo svizzero dovrà svolgere un programma di deradicalizzazione. La carcerazione preventiva di 266 giorni e altri 56 giorni per misure sostitutive imposte sono computate nella pena da scontare in carcere.

L'imputato era attivo negli ambienti salafiti di Winterthur (Zh) in cui, secondo il Tribunale penale federale, aveva un certo ruolo di autorità, anche se non era in grado di decidere da solo su tutte le questioni.

La sua permanenza in Siria e la sua conoscenza dell'arabo gli avevano conferito un'autorità naturale e lo avevano reso una persona di riferimento. Al momento dei fatti incriminati, era un convinto sostenitore dell'Isis.

Dichiarazioni vaghe sul comportamento

Davanti al Tribunale penale federale, l'imputato ha fatto ampio uso del suo diritto di rifiutarsi di testimoniare. In particolare, il giovane non ha detto nulla o è rimasto molto vago su domande che avrebbero permesso di trarre conclusioni sul suo atteggiamento.

Ha dichiarato di essere ancora un musulmano devoto che partecipa alle preghiere del venerdì. La sharia fa parte del Corano e deve quindi essere seguita. Non ha preso esplicitamente le distanze dall'ideologia dell'Isis. L'imputato ha detto di non voler avere altri problemi con le forze dell'ordine in futuro.

Nel febbraio del 2019 l'uomo era già stato condannato a undici mesi sospesi per un anno dal tribunale dei minori di Winterthur. Insieme alla sorella, si era recato in Siria nel 2014 per raggiungere l'Isis.

Secondo Il Ministero pubblico della Confederazione, il ragazzo ha continuato la sua attività di militante durante il primo procedimento penale e l'anno di libertà condizionale.

Gli atti di cui era oggi chiamato a rispondere sono avvenuti tra il febbraio del 2018 e la fine di ottobre del 2019. Poiché l'imputato ha raggiunto la maggiore età, è stato convocato davanti al Tribunale penale federale.

Il Ministero pubblico della Confederazione lo accusava di aver reclutato adolescenti e giovani adulti per la causa islamista o di averne rafforzato le convinzioni. Avrebbe pure postato immagini e video di propaganda sulle reti sociali Telegram e Instagram. Inoltre, in tre episodi l'imputato si è procurato rappresentazioni di violenza e le ha rese accessibili ad altri.

Negato il ruolo guida

La funzione di leader all'interno del gruppo di Winterthur è stata negata dall'imputato e dal suo avvocato difensore. Secondo il legale, l'uomo, che all'epoca dei fatti aveva rispettivamente 20 e 21 anni, dal febbraio 2018 alla fine di ottobre 2019, era una persona qualunque all'interno di un gruppo.

Si era unito ai salafiti di Winterthur dopo che il gruppo si era già formato. Pertanto, non si può dire che abbia costruito il gruppo e agito come leader, ha detto l'avvocato.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha accusato l'imputato anche di truffa. Ha simulato una caduta sul coccige per ricevere indennità giornaliere. A tal fine, ha chiesto alla sorella di colpirlo sulla parte bassa della schiena per ingannare i medici e l'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Suva). Ha così indebitamente ottenuto prestazioni assicurative per quasi 16'000 franchi. Il 25enne ha concluso un accordo con la Suva e ora le versa 200 franchi al mese.

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